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Anniversario di Padre Tomas Tyn

 

Anniversario di Padre Tomas Tyn

 

Penso di fare cosa gradita ai Lettori pubblicare alcuni stralci di una omelia di P. Tyn, in occasione del 36mo anniversario della sua morte il 1° Gennaio 2026.

L’omelia, dedicata al Battesimo di Gesù, riserva alcune parole sulla Vergine Maria che ci fanno capire la grande devozione che il Servo di Dio aveva per la Madre di Dio, la cui solennità ricorre il 1° Gennaio 2026.

P. Giovanni Cavalcoli, OP

Fontanellato, 31 Dicembre 2025 

 

***

 

Consacrazione a Maria 

Omelia di Padre Tomas Tyn, OP

 Bologna, 10 gennaio 1988

 

Audio: http://youtu.be/QiLtC3DcSGA

TESTO: https://www.arpato.org/testi/omelie/Varie/3_ConsacrazioneMaria_10-1-88_Cavalcoli.pdf

 

Fratelli miei carissimi,

            Mi compiaccio di essere oggi qui con voi, che siete anime[1] vicine a Gesù e vicine alla sua Madre Santissima, delle anime desiderose di consacrarsi a Maria. Me ne rallegro molto per voi, cari fratelli. Perché non c’è beneficio più grande di quello di dare Gesù a delle anime, Gesù tramite Maria. Perché Gesù è venuto per mezzo di Maria e si dona alle anime per mezzo di Maria. Voi avete capito questo ed è davvero una grande, stupenda sapienza.

Io vi esorto solo, cari fratelli, che dopo aver sperimentato tanta dolcezza e tanta soavità spirituale e tanta grandezza di benefici elargiti alle anime vostre da parte di Maria, la Madre Santissima di Cristo, che abbiate anche la carità apostolica di proclamare la misericordia di Dio e le sue grandi opere a tutti gli uomini di questa povera terra, che tanto bisogno hanno di Dio. Le anime sono assetate di Dio, sono assetate del suo Cristo e non possono ricevere il Cristo, se non tramite Maria.

Voi, cari fratelli, che avete ricevuto la grazia della piena, cattolica, universale, profonda, obiettiva e soprannaturale fede, comunicate questa fede a tutte le anime. Comunicate soprattutto alle anime la gioia di essere devote di Maria, di appartenere a Maria, di rifugiarsi nella dimora del Cuore Immacolato di Maria. Misericordias Domini in aeternum cantabo, le misericordie del Signore le canterò in eterno. …

Pensate, cari fratelli, con quanta misericordia, con quanto amore assolutamente immeritato da noi, il Signore ci ha redenti e santificati. Davvero, vedete, per capire che cosa è il peccato, bisogna aver capito o almeno intravisto un po’ chi è Dio, la grandezza del Signore. Per avvertire la gravità dell’offesa al Signore e per capire qualche cosa della grandezza della redenzione di Cristo, della Croce di Cristo che ci salva, bisogna avvertire ancora la gravità del peccato.

Queste tre cose, il senso di Dio, il senso del peccato e il senso della redenzione tramite la Croce di Cristo si completano a vicenda. Bisogna avere la comprensione di tutto questo mistero. S. Agostino dice delle parole che urtano un tantino la sensibilità moderna. Ma debbo dirvi, cari fratelli, che questa sensibilità moderna mi preoccupa un tantino.

Perché non è una sensibilità soprannaturale e buona. È un superficiale ottimismo, che vorrebbe chiudere gli occhi davanti alla gravità dell’esistenza, davanti alla tragedia quasi dell’esistenza dell’uomo peccatore su questa terra. S. Agostino dice con chiarezza che al di là di Cristo, avulsi per così dire dal Cristo e dai suoi benefici, noi siamo una massa damnationis, proprio una massa destinata alla condanna.

Anche S. Paolo dice le stesse cose. Dice che il peccato si è propagato da Adamo in poi. Che terribile sciagura, il peccato di Adamo. Grande mistero quello del peccato delle origini. Il primo Adamo, che poi è in qualche modo la prefigurazione dell’Adamo venturo, cioè di Cristo, che è il secondo e il nuovo Adamo, l’Adamo redentore, entrambi questi Adamo, racchiudono in sè tutta l’umanità.

Cristo è il Salvatore, perché dalla sua obbedienza è scaturita la salvezza per tutti, ma anche il primo Adamo, il prevaricatore, il disubbidiente ha travolto tutti noi nella sua prevaricazione, nella sua ribellione, nella sua disobbedienza e perciò stesso nella morte. A causa del peccato la morte è entrata nel mondo. E dice ancora la Scrittura che stipendium peccati mors, conseguenza del peccato è la morte. Vedete, cari fratelli.

Dio non creò la morte. La morte è entrata a causa di quella morte spirituale, ben peggiore della morte del nostro corpo, che è appunto la morte dell’anima, cioè il peccato. Ecco, cari fratelli, la gravità del peccato. Non solo dei peccati personali particolari, ma del peccato delle origini. Noi eravamo veramente come morti, proprio come insensibili. La nostra anima era per così dire un cadavere privo di vita.

Noi non potevamo muoverci in nessun modo per andare incontro a Lui, eravamo indegni, eravamo maledetti, eravamo lontani da Lui. Il Signore, Lui stesso, senza merito nostro, nella sua paterna bontà, si è chinato verso di noi, ci ha abbracciati come suoi figlioli. Non solo, ci ha dato il Figlio suo Unigenito, così che S. Giovanni, proprio travolto da questa emozione dinanzi all’amore con il quale Iddio ci ha amati, esclama: “Dio ha tanto amato il mondo, da darci il suo Figlio Unigenito”. …

Proprio vere sono le parole di San Paolo, quando dice che come per la disobbedienza del primo Adamo tutti gli uomini sono stati come avvolti dal potere della morte, così per l’ubbidienza del nuovo Adamo, il Cristo, tutti sono costituiti giusti. Nel primo Adamo siamo prevaricatori; nel secondo Adamo, in Cristo, giusto e Santo, noi tutti per la sua obbedienza, per la sua penitenza, noi tutti diventiamo buoni e Santi. …

Infatti, il Signore, quando si riconcilia con noi peccatori, ci usa per così dire una nuova misericordia, comincia di nuovo ad amarci. È una cosa un po’ difficile, sapete, parlare dell’amore del Signore. Perché è un amore eterno, dalla parte di Lui, e nel contempo però è un amore che produce degli effetti particolari nel tempo. Quindi il nostro linguaggio umano non è proporzionato a un così grande mistero. Ma potremmo dire che il Signore con un amore eterno, produce in noi questa grazia del perdono.

Nessuno può essere perdonato, se non nell’amore di Dio. Perciò il Signore non solo ci perdona, ma ci ama. E perché ci ama, ci perdona. Il suo perdono è l’effetto del suo amore. E il Signore quando ama, l’abbiamo ben sentito anche nella prima Lettura, quando manda la sua parola, essa è qualche cosa di fecondo, che non torna a Lui senza aver prodotto i suoi effetti.

Così il Signore, quando getta il seme della sua parola nelle anime nostre, sempre rende feconda la parola del suo amore. Così quando il Signore ci ama, sempre produce un benefico effetto di grazia e di salvezza nella nostra anima. Ecco perché il Santo Battesimo è per eccellenza un sacramento, che comunica la grazia santificante. Cosa grande, la grazia santificante!

Di fatto, S. Pietro dice che noi, tramite il Cristo, siamo divenuti partecipi della stessa divina natura. Rimango sempre sconvolto davanti all’altezza di questo mistero. Essere in grazia di Dio è l’unica cosa che veramente conta, cari fratelli, vivere della grazia del Signore, essere amici del Signore. Avere la grazia di Dio significa avere Dio nelle anime nostre. Dio si rende presente in noi, quel Dio che è Uno e Trino. …

La Trinità Santissima, come possesso salvifico dell’anima umana, è tutta donata nella grazia del Santo Battesimo. Si potrebbero dire tante altre cose, ma non possiamo. Bisognerebbe solo dire, io ve lo presento solo come tema di meditazione, che la grandezza del Battesimo è uno dei sacramenti che conferisce non solo la grazia di Dio e quindi la cancellazione della macchia del peccato delle origini, ma conferisce anche la dignità sacerdotale.

Certo, il sacerdozio comune nei fedeli è essenzialmente diverso dal sacerdozio dei ministri ordinati. Però tutto il popolo del Signore, tutta la Chiesa, è un popolo sacerdotale. Perché il sacerdozio, vedete, è essere costituiti da Dio come portatori di Dio alle anime. La Chiesa tutta intera è popolo sacerdotale, perché porta Iddio, il Dio fattosi Uomo, il Cristo, a tutte le anime. Ecclesia Lumen Gentium, la Chiesa luce delle genti.

Però il potere sacerdotale, in che cosa consiste? Il sacerdozio, cari, si definisce proprio come il potere di offrire il sacrificio a Dio. Come è profonda e stupenda la spiritualità sacerdotale e quindi battesimale e cresimale. Qual è il sacrificio della Chiesa? È il sacrificio nel quale la Chiesa, assieme a Cristo, è nel contempo sacerdote e vittima, perché la Chiesa è Cristo nel mistero.

Come il Cristo è Sacerdote e Vittima del suo sacerdozio, così anche la Chiesa nella divina Eucarestia, tutto il Corpo mistico di Cristo, la Chiesa è offerente e nel contempo offerta, perché i battezzati, cari fratelli, hanno questa dignità sacerdotale, cioè il potere di assistere al Sacrificio di Dio fattosi Uomo per la nostra salvezza e inchiodato sulla Croce per espiare il nostro peccato. …

Voi mi conoscete ormai, non mi stancherò mai di raccomandarvi la lettura di questo santo libro, scritto da un Santo, il Trattato della perfetta devozione a Maria. Pensate, in pieno Settecento, quindi duecento anni fa, S. Luigi Maria previde già la tristezza dei tempi presenti e, proprio nel momento in cui il mondo sarà sconvolto dal potere delle tenebre, la necessità di consacrarsi a Maria.

Infatti in quel momento il Signore ci userà l’estrema misericordia, l’ultima misericordia, ma anche la più tenera misericordia che Dio può usare nei riguardi del mondo: donare a noi proprio la Madre del Figlio suo Gesù Cristo, donare a noi Maria. Ecco, cari fratelli. Bisogna allora vivere la nostra appartenenza a Dio, la nostra fedeltà a Cristo, bisogna vivere il nostro impegno battesimale assieme a Maria, che è la Virgo Fidelis, la Vergine Fedele.

Cercate di vedere sempre nel Cuore Immacolato di Maria proprio una espressione della straordinaria ed estrema misericordia di Dio. E’ un grande e difficile mistero, cari fratelli, da spiegare. Proprio in qualche modo Maria svolge un ruolo universale nella storia della salvezza. Questo lasciava allibiti i più grandi teologi, perché è qualche cosa di straordinario.

In qualche modo mi azzarderò a provare un po’ a spiegarvi qualcosa di questo. In qualche modo tutti i Santi hanno ciascuno un loro ruolo particolare nell’ambito della Chiesa, ciascuno ci dà un esempio particolare, ciascuno è per noi un avvocato presso Dio. Quindi ogni Santo è veramente un esempio e un intercessore per noi. Però in nessun Santo c’è un esempio universale, per così dire, e in nessun Santo un’intercessione universale.

Ogni Santo, per così dire, dà un esempio in qualche settore particolare della vita spirituale. Ciascuno dei Santi si è santificato tramite una virtù particolare. È ovvio. Non vorrei essere frainteso. Non si può avere una virtù senza averle tutte. Però ogni Santo ha in qualche modo espresso una perfezione particolare.

Solo Gesù è il Salvatore universale del genere umano. Gesù ha meritato la salvezza per tutti gli uomini di questa terra. Però, notate il mistero di Maria. Come Gesù è l’unico mediatore nostro presso il Padre, così Maria, in un altro tipo di mediazione, anche Maria è la nostra mediatrice presso il Mediatore e perciò effettivamente è la mediatrice di tutte le grazie, in modo diverso e però sublime e universale, simile anche se non identico a quello di Cristo.

Quindi, si potrebbe dire in qualche modo che proprio Maria è la nostra avvocata, non solo in questo o quel settore; è nostro esempio di vita spirituale, non solo per questa o quell’altra virtù, ma anche in tutti i settori di vita spirituale, in tutte le virtù.  

Così Maria in qualche modo ha una presenza universale nella Chiesa. Si potrebbe dire che dove c’è Gesù, c’è sempre la sua Santissima Madre.

Gesù è sempre unito, con legami spirituali, invisibili, soprannaturali, sempre strettissimamente legato alla sua Madre. Cosicché nessuno può avere Gesù, se non lo riceve da Maria. Nessuno può accostarsi a Gesù, se non vi accede per quella via che Dio stesso, non l’uomo, ha scelto per donarci il suo tesoro più prezioso, quella benedizione spirituale dall’alto dei cieli, che è il Cristo Signore. Tutto ci fu dato tramite Maria, Gesù ci fu dato tramite Maria.

Vedete, cari fratelli, come dobbiamo vedere questa universale presenza di Maria nella Chiesa e nella nostra vita e dobbiamo sempre accedere a Gesù, ad Jesum per Maria, tramite Maria. Ecco, miei cari. …

Proprio perché prima ancora che Maria concepisse il Verbo dell’Eterno Padre, che assumeva la nostra natura umana in Lei, Maria ha già concepito, Lui, il Cristo, vero Dio e vero Uomo nel suo Cuore con la sua fede. Allora chi entra nel Cuore di Maria si lascia in qualche modo plasmare e trasformare in Cristo. La grazia del Santo Battesimo in fondo è proprio questa: ricevere la configurazione e la conformità a Cristo, ricevere l’amore di Dio, che è lo Spirito Santo.

Ebbene, per non rattristare lo Spirito Santo, per non allontanarci da quella forma dell’Uomo perfetto che è il Cristo, bisogna andare da Colei che ha dato la forma umana[2] a Dio, cioè a Maria. Vedete quanto è importante la devozione a Maria per un’anima fedele. …

Proprio così dobbiamo con fiducia accedere a Maria, vivere la nostra consacrazione a Maria, come completa, totale appartenenza a Lei. A Lei che conosce le vie di Dio, che ci insegna le vie del Figlio suo e che al Figlio suo ci conduce. E che così possa accadere proprio per tutta l’eternità.

E così sia. 

Padre Tomas Tyn, OP

Registrazione e conservazione audio a cura di alcune persone

Trascrizione da registrazione di Suor Matilde Nicoletti, OP – Bologna, 15 marzo 2015

Testo con note rivisto da Padre Giovanni Cavalcoli, OP – Varazze, 23 marzo 2015

 

 Maria in qualche modo ha una presenza universale nella Chiesa. Si potrebbe dire che dove c’è Gesù, c’è sempre la sua Santissima Madre. 

 

Servo di Dio P. Tomas Tyn (3.5.1950-01.01.1990)

 

 

 

 

 

 

 

  


Proprio così dobbiamo con fiducia accedere a Maria, vivere la nostra consacrazione a Maria, come completa, totale appartenenza a Lei. A Lei che conosce le vie di Dio, che ci insegna le vie del Figlio suo e che al Figlio suo ci conduce. E che così possa accadere proprio per tutta l’eternità.

Immagine da Internet:

- La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa 

[1] Probabili parole iniziali non registrate.

[2] Nel senso che Maria ha dato a Gesù il corpo, consentendo che in lei avvenisse l'Incarnazione del Verbo. Quindi il termine"forma" non va preso un senso formale o dogmatico, ma secondo un certo modo popolare di esprimersi.

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