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Il serpente mi ha ingannata - Il problema delle insidie del demonio - Seconda Parte (2/2)

 

Il serpente mi ha ingannata

Il problema delle insidie del demonio

 

Seconda Parte (2/2)

 Il demonio è l’istigatore dei più grandi mali e sciagure dell’uomo

Il demonio ispira il nichilismo, il disfattismo, il pessimismo più tragico e la disperazione: essere e nulla sono la stessa cosa, l’essere è il non-essere, l’essere viene dal nulla e torna al nulla. Tutto finisce. Tutto è senza scopo. Tutto è vanità[1]. La felicità è un’illusione. Non c’è niente da sperare. Non c’è nulla che sia a posto, niente che vada bene. Si vede il male dappertutto. Non c’è nessun rimedio al male. La vita non ha senso. Nulla ha senso. Il povero Leopardi[2] è rimasto impigliato in questa tragedia.

Per Lutero, come sappiamo, il peccato è inevitabile e incancellabile. Siamo sempre e comunque in colpa. Si può solo coprire o nascondere, far finta che non ci sia. È impossibile obbedire ai comandamenti divini. L’uomo è totalmente corrotto.

Nietzsche ha provato gusto in tutto ciò. Per lui va bene così, così dev’essere. Hegel è sostanzialmente un nichilista. Severino ha tentato di opporsi, ma il suo monismo eternalista, nega l’essere contingente diveniente e temporale. Con Parmenide ammette un unico essere, l’assoluto, per cui nega il singolo, il molteplice, il concreto e il diverso.

Il demonio mira soprattutto ad allontanarci da Dio, a mettercelo sotto una cattiva luce, cerca di rendercelo odioso o di persuaderci che ci odia. Tutta la polemica secolare contro il Dio della ragione naturale di Aristotele e di San Tommaso, della teologia scolastica, del Magistero ecclesiastico, dei Santi Padri e Dottori e dei Santi, è certamente ispirata dal demonio.

Il demonio suscita contro il vero e sano concetto di Dio e contro la nozione rivelata del Dio trinitario i più svariati errori: l’idolatria, l’ateismo, il politeismo, il monismo, il panteismo, l’antropocentrismo, il panenteismo, l’immanentismo, l’ontologismo, l’evoluzionismo, lo storicismo, il fideismo, il razionalismo.

Un attento esame critico di alcuni grandi personaggi come Maometto, Lutero, Cartesio, Kant, Fichte, Schelling. Hegel, Marx, Nietzsche, Gentile, Heidegger, Severino e Rahner, mette in luce errori gravi, fascinosi e pericolosi, che sembrerebbero essere ispirati dal demonio. Viceversa, una teologia come quella aristotelico-tomista, in perfetta consonanza con la Scrittura, sembra essere la più adatta a scovare gli inganni del demonio, mentre con serena obiettività essa riconosce volentieri i lati buoni del pensiero di quei personaggi.

Il demonio dunque continua a proporci una morale contraria a quella di Cristo. Se l’etica cristiana è un’etica dell’umiltà, della mitezza, dell’onestà, della carità, della misericordia, della giustizia, del sacrificio, della rinuncia, dell’ascetica, dell’abnegazione, del servizio e del culto di Dio, in attesa della felicità in paradiso, la morale che ci propone Satana è tutto l’opposto: la menzogna, l’ipocrisia, la violenza, la superbia, la prepotenza, l’odio, l’empietà, l’egoismo.

Egli promette che, se seguiamo la sua morale, otterremo successo mondano, onori, ricchezze, potere e piaceri. Ed effettivamente coloro che si sottomettono a lui ottengono questi beni, sicchè con ciò Satana dà in qualche modo delle prove di credibilità di quello che dice e molti rimangono ingannati.

Come riconoscere e cacciare il demonio

La tentazione fondamentale del demonio è la tentazione alla superbia, come appare evidente dalla narrazione biblica del peccato originale. Il demonio si propone lui come nostro vero Dio e promotore della nostra libertà e dignità. Egli vuol convincerci che adorare lui vuol dire adorare noi stessi, perché noi e lui siamo due persone divine, in un solo spirito, come il Figlio e il Padre celeste sono un solo Dio. Ma questa – ci dice Satana – è solo una figura della verità[3], che sta nel rapporto dell’uomo col demonio. Noi – ci dice Satana - noi siamo Dio ed anch’egli è Dio. Noi dobbiamo obbedirgli come figli al padre, perchè egli – come ci svela Gesù – si atteggia a nostro padre. Per questo il demonio si presenta come il Dio Padre, che ci insegna come affermare la nostra divinità di suoi figli. E per questo San Giovanni parla di «figli del diavolo».

Dunque per vincere la superbia occorre l’umiltà, ma quella vera, che è obbedienza e sottomissione alla verità su noi stessi, peccatori redenti, e su Dio nostro Signore e Salvatore. Umiltà vera è questa e non quella insegnata da Lutero e da Kant, dei quali il primo la intende come rassegnazione all’invincibilità della concupiscenza e il secondo come rinuncia del nostro intelletto ad elevarsi al di là dei fenomeni al livello dello spirituale, benché poi di fatto Lutero abbia ammesso che possiamo essere in grazia di Dio e Kant abbia ammesso lo spirituale nel campo dell’agire morale.

Ricordiamo che Satana è una persona, che come tale si comporta con noi proponendoci iniziative, progetti, propositi, opere, comportamenti, idee, teorie. Ci interpella, ci fa domande, ci sollecita, ci loda o ci rimprovera. Come Cristo nelle tentazioni del deserto, dobbiamo saper dialogare con lui, rispondere alle sue obiezioni, confutare le sue proposte.

Sappiamo bene come il demonio sia capace di una tale violenza sull’uomo, da prender possesso e governare al suo posto le sue forze psichiche impedendogli di usarle, tanto che il soggetto non è più responsabile di quello che dice o fa, ma ne è il demonio. È il caso della cosiddetta ossessione o possessione diabolica[4]. Se invece il soggetto è solo tormentato fisicamente, ma lascato nel libero esercizio delle sue facoltà psichiche, allora si ha la vessazione. Per liberare gli ossessi occorre nel ministro di Dio una forza soprannaturale carismatica, radicata nel sacramento dell’Ordine, propria del ministero dell’esorcistato.

Quando invece si tratta solo della tentazione diabolica, cosa alla quale tutti quotidianamente siamo soggetti, occorre adottare un adatto comportamento che ci viene insegnato anzitutto dall’esempio di Nostro Signore nelle famose tentazioni nel deserto[5] . Da esse ricaviamo che se stiamo saldamente aggrappati alla Parola di Dio senza permettere che venga adulterata, il demonio ci lascia e non insiste.

Se egli getta la maschera e si mostra in tutta la sua falsità, dobbiamo cacciarlo. Ad ogni modo, le regole che valgono in generale nella questione della verità e per regolare la nostra condotta nella conversazione con un prossimo tentatore, malintenzionato, sleale e impostore, valgono anche per allontanare le insidie del demonio. Vediamole adesso.

Le insidie del demonio ci possono danneggiare non solo nell’intelletto con suggerirci idee perverse che hanno l’apparenza della genialità o della sapienza, ma anche nella volontà conferendole una forza trascinatrice e seduttrice che soggioga la mente e la volontà del prossimo, fino ad estendersi alle folle e durare nei secoli. Non si spiegherebbe altrimenti il fanatismo cieco che prende le masse soggiogate e come incatenate dalla parola incandescente e l’eloquenza travolgente e trascinatrice di certi personaggi rimasti alla storia e che hanno fatto la storia, come Maometto, Lutero, Lenin, Mussolini ed Hitler. Un potere simile lo acquistano sulla natura eventualmente mediante l’osservanza di certi riti trasmessi per tradizione. Si tratta allora delle arti magiche mediante le quali, con lo stipulare col demonio un patto, i maghi compiono malefici[6].

L’attuale Pontefice Papa Francesco ci ha offerto molti insegnamenti pratici su come dobbiamo difenderci dalle tentazioni del demonio, come nessun altro Papa finora aveva mai fatto: segno che oggi come non mai il demonio sta impiegando tutte le sue forze, quasi gli restasse, come dice l’Apocalisse, «poco tempo» (Ap12,12).

E forze diaboliche sembrano agire oggi come non mai all’interno di una Chiesa che è riuscita a raggiungere un dialogo col mondo, ma che dalla fine del Concilio vede il conflitto fra modernisti, falsi amici del Papa e indietristi, suoi feroci nemici, che quasi lo stringono ai fianchi con una morsa a tenaglia mentre sulla scena mondiale vediamo il conflitto fra Occidente ed Oriente nella «martoriata Ucraina», come la chiama il Papa, tuttavia anch’essa non priva di colpe, «conflitto tra fratelli», come ebbe a dire il Papa con maggior chiarezza agli inizi dell’invasione russa.

E che dire degli orrori nella Terra Santa? Chi osa ancora chiamarla così, che è il suo vero nome? Dove sei, Israele? Che ne è del tuo Dio? E voi, seguaci del Profeta? Dov’è l’obbedienza a Dio? Dov’è l’Islam? E non è anche questo un conflitto tra fratelli, entrambi figli di Abramo? A che è servita l’enciclica del Papa Tutti fratelli? A che è servito il lavoro sessantennale dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso? Ditemi voi se non è il diavolo cha agisce «con furore» (Ap 13,6)? Eppure, continuiamo ad attendere la venuta del Signore.

Quanto al verificarsi di sospette insidie diaboliche nella nostra vita personale ed ecclesiale occorre seguire alcune norme. Occorre anzitutto vigilanza, cautela nel giudizio quando le cose all’inizio non sono chiare, occorre a volte fare attente verifiche, in modo che l’intervento sia appropriato al caso. Occorre eventualmente saper sospendere il giudizio, se non abbiamo elementi sufficienti, ma non fare come Husserl che sospende il giudizio circa l’esistenza della realtà esterna, per fermarsi solo nel mondo delle idee.

Dobbiamo essere imparziali nei giudizi, benevoli ma prudenti, non facili a credere ma neppure diffidenti, non essere precipitosi e non lasciarci trascinare dalla passione, dalla paura o dal semplice sospetto. Possiamo essere appassionati, ma senza essere passionali. Bisogna essere lucidi e pronti a riconoscere eventualmente di aver sbagliato nella diagnosi e rimediare.

Non dobbiamo far dire alla realtà quello che vogliamo noi, e non dichiarare falso ciò che non ci piace. Occorre saper interpretare, saper ascoltare gli altri e la nostra coscienza. Occorre disporre di solidi criteri di giudizio e usare un sano metodo di ricerca e di indagine.

Occorre, all’occorrenza, saper consultare gli esperti, fidarci delle autorità. Un buon confessore può essere di valido aiuto. Può essere di aiuto anche il consiglio di un esorcista. Ci sono però situazioni nelle quali occorre intervenire d’urgenza o nessuno ci può capire, soprattutto se sono in gioco carismi straordinari o nuove idee teologiche morali. In tal caso è sempre utile ricorrere al Santissimo nel Tabernacolo o alla Madonna o allo Spirito Santo o al Santo Patrono o all’angelo custode. La preghiera del Rosario è molto illuminante. Di grande aiuto è anche una vita austera, sobria e casta.

Occorre onestà intellettuale, sapere ragionare bene, umiltà nell’adeguare il nostro intelletto al reale, alle cose come sono, al dato oggettivo, quale esso sia. Non confondere la cosa in sé con la nostra idea della cosa, non ridurre l’essere all’essere pensato, non accontentarsi delle apparenze; non essere attaccati al nostro parere,

Dobbiamo dare il nostro assenso alla proposizione evidente o dimostrata, distinguere la scienza dall’opinione, essere in buona fede se non è possibile un più sicuro accertamento oppure aderire con fermezza quando la certezza è assoluta.  Bisogna chiedere insistentemente a Dio che ci illumini.

Allora il demonio si terrà alla larga e non troverà in noi nulla a cui appigliarsi, perché egli ha orrore dell’umiltà, dell’amore alla verità, dell’onestà intellettuale e della sapienza nel giudicare. Potrebbe capitare altresì che cadiamo inavvertitamente o colpevolmente in un suo tranello. In tal caso, Dio ci insegnerebbe l’umiltà e come pentirci dei nostri peccati, cosa che Egli può volere anche nei i Santi. Se questo capita, Dio ce ne libera in tempo, perchè non corriamo il rischio di ritrovarci con il demonio nell’inferno.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 3 dicembre 2024


La tentazione fondamentale del demonio è la tentazione alla superbia, come appare evidente dalla narrazione biblica del peccato originale. Il demonio si propone lui come nostro vero Dio e promotore della nostra libertà e dignità. Egli vuol convincerci che adorare lui vuol dire adorare noi stessi, perché noi e lui siamo due persone divine, in un solo spirito, come il Figlio e il Padre celeste sono un solo Dio. Ma questa – ci dice Satana – è solo una figura della verità, che sta nel rapporto dell’uomo col demonio. Noi – ci dice Satana - noi siamo Dio ed anch’egli è Dio. Noi dobbiamo obbedirgli come figli al padre, perchè egli – come ci svela Gesù – si atteggia a nostro padre. Per questo il demonio si presenta come il Dio Padre, che ci insegna come affermare la nostra divinità di suoi figli. E per questo San Giovanni parla di «figli del diavolo».

Dunque per vincere la superbia occorre l’umiltà, ma quella vera, che è obbedienza e sottomissione alla verità su noi stessi, peccatori redenti, e su Dio nostro Signore e Salvatore.


Occorre onestà intellettuale, sapere ragionare bene, umiltà nell’adeguare il nostro intelletto al reale, alle cose come sono, al dato oggettivo, quale esso sia. Non confondere la cosa in sé con la nostra idea della cosa, non ridurre l’essere all’essere pensato, non accontentarsi delle apparenze; non essere attaccati al nostro parere.

Allora il demonio si terrà alla larga e non troverà in noi nulla a cui appigliarsi, perché egli ha orrore dell’umiltà, dell’amore alla verità, dell’onestà intellettuale e della sapienza nel giudicare. Potrebbe capitare altresì che cadiamo inavvertitamente o colpevolmente in un suo tranello. In tal caso, Dio ci insegnerebbe l’umiltà e come pentirci dei nostri peccati, cosa che Egli può volere anche nei Santi. Se questo capita, Dio ce ne libera in tempo, perchè non corriamo il rischio di ritrovarci con il demonio nell’inferno.

Immagini da Internet:
- Il ragno nel chiostro, demonio tentator, Reina Calcedonio
- Gesù ed il Tentatore, Scuola Fiamminga del XVIII sec.


[1] L’Ecclesiaste raccoglie questo detto non per approvarlo, ma per registrare uno stato d’animo biasimevole, che ci può capitare, al quale però lo stesso Ecclesiaste rimedia con l’esortazione finale ad obbedire a Dio e a fidarci di Lui.

[2]

[3] Così per Hegel la Trinità cristiana è solo una figura rappresentativa (Vorstellung) della vera Trinità, che è la triade dialettica.

[4] Corrado Balducci, Il diavolo, Edizioni Piemme 1988.

[5] Vedi il mio libro La buona battaglia, Edizioni ESD, Bologna 1986.

[6] Ad essi accenna il Catechismo della Chiesa Cattolica, n.395.

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