Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

Rivista PATH - Accademia Pontificia

Radio Maria

Teologia dogmatica

Cristologia

Escatologia

Liturgia

Mariologia

Successore di Pietro

Ecclesiologia

Teologia morale

Etica naturale

Metafisica

Gnoseologia

Antropologia

Il Dialogo

P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

Una mia conferenza per l’Argentina

 

Una mia conferenza per l’Argentina

 L’esperienza mistica in San Tommaso e in Rahner

 

Penso di fare cosa gradita ai Lettori far loro conoscere una videoconferenza con la quale ho partecipato a un Congresso Internazionale, tenuto a Buenos Aires dal 25 agosto al 1° settembre u.s., organizzato dalla Società Tomista Argentina:

 

SOCIEDAD TOMISTA ARGENTINA

XLIX SETTIMANA TOMISTA - CONGRESSO INTERNAZIONALE

La fedeltà al tomismo e alla Vera Religione

La Sociedad Tomista Argentina (STA) organizó desde el lunes 25 de agosto hasta el lunes 1 de septiembre la XLIX Semana Tomista en el Campus de la Universidad Católica Argentina (UCA), con el lema “La fidelidad al tomismo y a la verdadera religión”.

https://tomasdeaquino.org/xlix-semana-tomista-argentina/

https://www.youtube.com/@sociedadtomistaargentina4317

 

*****

 

L’esperienza mistica in San Tommaso e in Rahner

Che cosa s’intende per «esperienza»?

Dio può essere oggetto di esperienza? Tanto San Tommaso che Rahner ne sono convinti, ma in modo molto diverso. Tommaso ne parla raramente e con molta cautela in senso metaforico, perché prendendo il concetto di esperienza in senso proprio, come contatto immediato o diretto con una realtà singola presente, Tommaso parla di esperienza solo in riferimento all’esperienza sensibile o comunque a fatti materiali[1]. Ammette anche un’esperienza interiore anche in forma di autocoscienza, ma mai su questa terra una vera esperienza di Dio e come visione immediata della sua essenza.

Tommaso conosce certamente l’esistenza e l’importanza dell’esperienza spirituale ed interiore, l’esperienza di coscienza, ma preferisce parlare di «riflessione»[2]. Egli ammette anche che l’io abbia coscienza o esperienza di se stesso o del proprio essere ed operare, ammette che l’anima abbia un’esperienza abituale ed immediata di sé stessa, ma anche in questi casi non parla di esperienza, ma semplicemente di conoscenza[3].

Usa il concetto di intuizione (intuitus) quando si riferisce a una percezione intellettuale del vero, ma anche qui non usa la parola «esperienza».  Non parla di esperienza quando tratta della semplice apprensione concettuale o della quiddità di una cosa. Dice che l’intelletto intende l’ente o la cosa (intelligit), ma non parla di esperienza della cosa, dell’ente o dell’essere.

Egli non ignora l’esperienza che noi abbiamo dei nostri vissuti o eventi interiori o fatti psicoemotivi, come l’esperienza del sentire, del sapere, del fare o dell’amore, della gioia o della sofferenza, o del rapporto col prossimo o con la natura. In questi casi egli parla di esperienza («experimur»).

Ma Tommaso rifiuta come condizione comune la possibilità di avere una vera esperienza di Dio o della sua essenza nella vita presente. Eccettua solamente Mosè e San Paolo[4] per la grande missione ad essi affidata di araldi rispettivamente dell’Antico e del Nuovo Testamento. Inoltre esclude l’anima di Cristo, circa la quale sostiene che in forza dell’unione ipostatica fruì della visione beatifica già nella vita presente, persino sulla croce[5], dottrina che fu confermata da Pio XII nell’enciclica Haurietis aquas del 1956. Egli invece, come è noto, è rigoroso nel dimostrare che Dio nella vita presente lo conosciamo solo indirettamente partendo dalla considerazione delle creature, come del resto la Bibbia stessa insegna[6] per analogia, per eminenza e per negazione, come causa e fine delle cose o anche nella sua essenza propria rivelataci da Cristo e conosciuta nella fede.

Continua: https://youtu.be/KUvkMQZ9lWM




[1] Sum. Theol, I, q.54, a.5,2; q.58, 3, 3m; II Sent., D.7, 2, 1, 4m.

[2] François-Xavier Putallaz, Le sens de la réflexion chez Thomas d’Aquin, Vrin, Paris 1991.

[3] Opusc., q.10, a.8.

[4] Super Epistulas Pauli, II, Cor 12,2-4, Lect. I, n.453, p.542 e n.462, p.544, Edizioni Marietti Torino-Roma, 1953, vol. I.

[5] Sum. Theol., III, q.46, a.8.

[6] Sap 13,5 e Rm 1,19-20.

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.