Trattato sugli Atti umani
P. Tomas Tyn
Lezione 9 (Parte 2/2)
P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 16 (A-B)
Bologna, 24 marzo 1987
http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm
Miei cari, notate che nell’articolo 4 della Questione 20, S.Tommaso si chiede se l’atto esterno aggiunga qualche cosa alla moralità dell’atto interiore. Ora, S.Tommaso parte da questa constatazione, che mi pare estremamente importante, e cioè che, se l’atto esterno, notate, nulla aggiungesse a quello interno, basterebbe avere buona volontà di agire, senza mai entrare nella concretezza della situazione in cui ci si trova.
Quindi si potrebbe ovviare in ogni situazione con delle belle intenzioni. Uno potrebbe dire: beh, insomma, sì, io vorrei tanto soccorrere i poveretti, però che si arrangino. Ora, è evidente che ci sono delle situazioni, che effettivamente esigono non solo la volontà, ma anche l’azione. Questa è una cosa importantissima.
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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_27.html
S.Tommaso considera proprio la pienezza dell’atto umano. E qui di nuovo si manifesta in qualche modo la sua visione metafisica della morale. Il bene è una pienezza dell’atto. Come il bene fisico è la pienezza dell’essere, così il bene morale è la pienezza dell’essere dovuto all’atto umano. E ci sono delle situazioni, in cui lo stesso agire esteriormente è proprio dovuto, è richiesto, cosicchè, se non si agisce c’è un peccato di omissione, c’è una mancanza di essere dovuto.
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