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14 ottobre, 2024

La persona come sostanza e la persona come relazione - L’equivoco della cosiddetta «ontologia trinitaria»

 

La persona come sostanza e la persona come relazione

L’equivoco della cosiddetta «ontologia trinitaria»

 

Consubstantialem Patri

Exaltavit humiles

Nel numero uno di quest’anno del periodico PATH della Pontificia Accademia Teologica è apparso un articolo di Giulio Maspero Dall’ontologia di Nicea all’ontologia trinitaria, la cui tesi, intento e compito da lui proposto è presentato nelle ultime parole dell’articolo:

 

«Affrontare le sfide poste dalla post-modernità a partire dall’ontologia di Nicea e dal cammino teologico che ha portato a riconoscere la compenetrazione di relazioni e sostanza nel Dio unitrino può davvero permettere di dare risposta alla dimensione aporetica della metafisica classica e agli sforzi che la modernità ha implementato per superarla» (p.70).

Osservo innanzitutto che  la chiarificazione postnicena del mistero trinitario non è stata effetto di un «cammino teologico», ma di un progresso dogmatico, per il quale al Concilio di Firenze la Chiesa non ha insegnato nessuna «compenetrazione di relazioni e sostanza nel Dio unitrino», ma al contrario ha ben distinto la sostanza o natura divina, dove «omnia sunt unum» (Denz.1330), ossia tutti gli attributi divini si identificano tra di loro nell’infinita semplicità della natura o essenza divina dalla persona divina («relationis»). 

 Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-persona-come-sostanza-e-la-persona.html


La metafisica non sa nulla del fatto che la relazione possa essere elevata al rango di sussistente, quasi fosse una sostanza e quindi non può assolutamente dimostrarlo. Ma Dio, che abbassa i superbi ed innalza gli umili, si è compiaciuto di servirsi del più basso di tutti gli enti, cioè la relazione, per rappresentare addirittura la Persona divina, la quale in Dio non è una sostanza, perchè sostanza è solo la natura divina, ma è relazione sussistente. Dunque l’ente trinitario certamente esiste, ma ciò lo sappiamo solo dalla fede, per cui è oggetto di fede e non può essere oggetto di ragione ossia della metafisica.

Se si può parlare della presenza di una triade nell’ente metafisico, questa è la composizione di soggetto, essenza ed essere, per cui diciamo che l’ente è ciò che ha un’essenza in atto d’essere.

L’ente trinitario non è l’ente come tale, ma l‘ente divino! È Dio e non l’ente simpliciter proprio della metafisica, ma è l’ente sommo e supremo, che è una natura, non una natura qualunque, ma la natura divina, che è una in tre persone. 

Certo l’ente è analogico, ossia uno e molteplice. Ma ciò non vuol assolutamente dire uno di essenza e trino di persone.

Immagine da internet


2 commenti:

  1. Questo commento non riguarda questo post . Non ricordo come sono approdato sul suo Blog, navigando e rimbalzando di sito in sito. E' indubbiamente un blog molto ricco. Ho letto alcuni suoi post, la lettura e la comprensione di alcuni richiede un certo impegno, almeno per me, la lettura diventa più lenta perchè devo trovare in rete la spiegazione dei termini che non conosco. Sicuramente per gli argomenti trattati è necessaria una terminologia precisa. I suoi Post spesso trattano di analisi critica degli scritti di questo o quell' autore, certo può essere una modalità didattica per poi introdurre la corretta argomentazione di un certo tema, ma forse talvolta si potrebbero invertire gli addendi, il risultato non cambierebbe.
    Un ringraziamento per la condivisione in rete delle sue lezioni e riflessioni, da un navigante di passaggio.

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    1. Caro Anonimo,
      la ringrazio per l’interesse che egli dimostra per i miei scritti.
      Effettivamente il loro contenuto non è sempre facile e spesso richiede una certa preparazione culturale. Infatti sono filosofo e teologo, abituato a trattare questione filosofiche e teologiche. Ma, soprattutto in questi ultimi anni, senso forte il bisogno di comunicare ai giovani tutto il sapere che ho accumulato in più di sessant’anni di studi e di esperienze.
      Sotto questo punto di vista sento allora il dovere di esprimermi per quanto è possibile in una maniera semplice, in un linguaggio attuale, che possa essere comprensibile ai giovani anche meno istruiti, anche nell’intento di contattare non cattolici e non credenti, col desiderio di comunicare anche a loro la bellezza del messaggio cristiano.

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