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20 ottobre, 2024

Le radici spirituali della guerra - La pace si ottiene solo con la forza dello spirito - Prima Parte (1/2)

 

Le radici spirituali della guerra

La pace si ottiene solo con la forza dello spirito

Prima Parte (1/2)

 Provvedere subito prima che sia troppo tardi

 Siamo ancora in tempo per evitare la catastrofe nucleare, però bisogna mettere subito in pratica quanto Cristo ci insegna. E cioè che cosa? Che cosa è la guerra, da che cosa nasce, come la si toglie, che cosa è la pace e come si ottiene la pace.

Hegel, l’apologeta della guerra, ebbe tuttavia una frase felice: solo lo spirito può vincere lo spirito. Gli animali lottano per il cibo o per la riproduzione o per difendersi da altri animali, insomma per interessi puramente materiali. Siccome anche l’uomo è un animale, anch’egli può far guerra per ottenere risorse materiali, per recuperare beni derubati dal nemico, per difendersi da un aggressore, per poter sopravvivere all’assalto di nemici, per liberarsi da nemici irriducibili.  

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Il cristiano rifiuta la guerra se essa comporta odio, violenza, prepotenza, aggressività, distruzione, crudeltà. Accetta la guerra se essa significa lotta, combattimento, battaglia contro il peccato, il demonio, la carne, il mondo. Qui o si vince o si è vinti. Ed è a proposito di questa guerra che Gesù usa le parole: «Sono venuto a portare una spada» (Mt 10,34).

Per il cristiano la pace non è tanto una conquista, quanto piuttosto un dono di Dio. Essa è effetto della riconciliazione dell’uomo con sé stesso, con Dio e col prossimo, operata da Cristo. È la quiete dello spirito conseguente all’unione con Dio, dopo il travaglio e le inquietudini della vita presente.

Il pacifico del Vangelo è sì un uomo in pace con sé stesso, ma anche inscindibilmente è un costruttore di pace: pacem-facio, uno che ottiene la pace, che opera, e combatte e soffre per la pace. Non si dà pace finchè anche gli altri non siano in pace.

Putin si pone nella linea della ben nota tradizione bizantino-ortodossa e dell’autocrate rappresentante di Cristo Pantokrator, protettore della Chiesa, mentre il Patriarca è il sommo Liturgo, protetto dall’Imperatore-Zar. La visione, pertanto, non è una realtà autenticamente evangelica, ma risente della tradizione del dispotismo orientale, per cui succede che a Cesare va quello che è di Dio col pretesto che Cesare protegge il sacerdote. Ma al sacerdote è tolto il primato sull’imperatore, e gli resta solo il campo della liturgia. La Terza Roma di Cirillo, nome altisonante, che sembra volerla mettere al di sopra della prima, è in realtà, per un Patriarca, ben misera ed umiliante cosa, che lo riduce ad essere, come si è espresso il Papa, il «chierichetto» di Putin. 

Immagine da Internet

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