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08 novembre, 2024

Il concetto dell’Intero nel pensiero di Gustavo Bontadini - Terza Parte (3/3)

 

Il concetto dell’Intero nel pensiero di Gustavo Bontadini

Terza Parte (3/3)

Da Parmenide attraverso Severino

Il concetto bontadiniano dell’intero trae ispirazione da quello di Severino, che a sua volta si basa sul concetto parmenideo univoco dell’essere inteso come assoluto essere, essere necessario ed eterno, unico ente esistente, per cui si capisce che a queste condizioni tutti gli enti finiti, temporali, divenienti e contingenti o non esistono o dovranno far parte dell’unico esistente, appunto l’Intero: o saranno mere illusoria apparenze, come la maya indiana,  o dovranno essere le varie apparizioni o teofanie dell’Assoluto o dell’Intero.

Parmenide è stato indubbiamente lo scopritore dell’ipsum Esse, l’essere sussistente, infinito ed assoluto, ma non ne ebbe piena coscienza, perché ritenne che esso fosse l’essere (einai) come tale. E invece, come chiarirà San Tommaso, l’ipsum Esse è il summum ens e il primum ens, al vertice degli enti.

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Severino ha esposto la sua visione dell’Intero nel suo famoso scritto «la struttura originaria». Il progetto severiniano del quadro sintetico metodologico dell’accesso all’Intero è certamente importante, ma purtroppo è viziato dall’impostazione non propriamente ontologica, ma meccanicistica di impronta cartesiana.

Osserviamo che la struttura è l’ordine delle parti di qualche artificiato plasmabile od organizzabile in parti: la struttura di un edificio, la struttura di una macchina, la struttura di un’opera d’arte.

Inoltre la metafisica ha sì per oggetto primario la sostanza e secondariamente l’accidente, ma, come ho detto, non tratta necessariamente della sostanza composta, ma abbraccia anche la sostanza semplice, che non è un intero, ma semplicemente un uno o forma indivisibile. La metafisica divide invece l’essere in essere per partecipazione ed essere per essenza.


Il partecipare in senso metafisico non va inteso in senso quantitativo, così come la fetta di una torta è parte della torta, e neppure sociologico, così come l’individuo è parte della società, o in senso anatomico, così come il fegato è parte del corpo dell’animale.

L’essere per partecipazione è un essere inferiore e dipendente dall’essere per essenza, che è essere nel senso pieno ed assoluto, mentre l’essere partecipante è essere in senso debole, essere relativo all’essere per essenza.

Immagini da Internet
- Eraclito
- Leibnitz

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