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Alcune obiezioni a Padre Radcliffe

 

Alcune obiezioni a Padre Radcliffe

Un mio illustre e famoso Confratello, il Padre Timothy Radcliffe, ex-Maestro Generale del mio Ordine, è stato come è noto di recente elevato dal Papa alla dignità cardinalizia e non posso che rallegramene. Gli auguro di continuare ancora con maggior frutto l’opera che sta svolgendo per il bene della Chiesa[1] e delle anime.

Non dubito che il Santo Padre abbia voluto premiarlo per i suoi meriti. Tuttavia ritengo di fare un utile servizio ai lettori e alla Chiesa ripubblicare, opportunamente riveduto e corretto, un articolo che scrissi su di lui nel 2017 e che ripubblicai su questo blog nel 2019, dove manifestavo alcune preoccupazioni sul suo conto.

Da allora non ho più saputo nulla sulle posizioni qui riferite. Spero che nel frattempo si sia corretto. Ne voglio parlare solo perché esse esprimono le idee attuali di quella potente ala filomodernista della Chiesa che risente di un influsso massonico. Se Padre Radcliffe la pensa ancora così, il Santo Padre avrà chiuso un occhio, nell’intento di promuovere il positivo affinchè da ciò venga l’eliminazione del negativo.

Dicevo dunque che su La Stampa del 23 luglio 2017 è apparsa un’intervista di Alain Elkann al Padre Timothy Radcliffe. Mi sono piaciute alcune cose che ha detto, come l’importanza dell’amore per la verità e per il silenzio, la bellezza della fede nel suo rapporto con la ragione, la vita fraterna domenicana, che ogni uomo è fatto per raggiungere Dio e quindi chiamato alla salvezza e la convivenza pacifica dei fedeli delle varie religioni.

Non mi sento invece di condividere alcune sue affermazioni, che riporto qui con le mie relative osservazioni. Do un numero alle parole del P. Radcliffe, e di seguito metto le mie osservazioni

1.    Alla domanda dell’intervistatore: Lei pensa che tutte le religioni siano mezzi per raggiungere lo stesso luogo? P. Radcliffe risponde: Sarei lieto di dirlo, ma è oltre la nostra capacità di comprensione.

Io avrei risposto: tutte le religioni sono mezzi umani più o meno imperfetti per raggiungere Dio. Ma solo la religione cristiana tra tutte è la più elevata, perché fondata dallo stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo, Mediatore Unico e perfetto, Che ci fa sapere che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo.

2.    Dice Padre Radcliffe: Le guerre fanno parte della storia dell’umanità e in guerra si usa ogni mezzo per vincere, tanto il nazionalismo quanto la religione. Non è corretto dire che c’è la religione all’origine della guerra. Direi piuttosto che gli esseri umani hanno coltivato la violenza usando la religione per imporla o per giustificarla.

Osservo che P. Radcliffe fa una falsa generalizzazione. La guerra può avere un fine giusto: per esempio, la difesa della patria, la liberazione di un popolo oppresso, l’abbattimento di un regime tirannico, la riconquista di un territorio occupato dal nemico, la liberazione dei cristiani dall’oppressione degli islamici o dei comunisti.

Se è vero che Dio vuole far trionfare la giustizia, vuole la rivendicazione del diritto, liberare l’oppresso dalle mani dell’oppressore, perché non dire che l’uso delle armi al fine ottenere questi scopi non è voluto da Dio? E perchè allora non riconoscere che una giusta azione militare può esser fatta in nome della religione?

Non bisogna confondere la violenza col giusto uso della forza. La violenza è ingiustizia e viene punita dal codice civile e militare; il giusto uso della forza è atto di fortezza che può giungere all’eroismo ed è il principio del valor militare, degno del massimo onore. Il disprezzo o la condanna indiscriminata della guerra come tale, senza distinguere quella giusta da quella ingiusta, è segno di animo e falsamente pacifico, che finisce per tollerare che i prepotenti opprimano i deboli e li lascino indifesi.

La difesa della religione può giustificare una guerra, come avvenne per esempio nella battaglia di Lepanto o nelle guerre di Israele narrate dall’Antico Testamento, anche se è vero che la religione può essere un pretesto che nasconde avidità di potere o volontà di dominio, come fu la guerra dei prìncipi luterani contro la Chiesa per impossessarsi dei beni della Chiesa.

Non è vero, pertanto, come pensava Marx, che le guerre avvengono sempre per interessi materiali, e che quelli ideali servono solo a coprire i primi. Anche questa idea è segno di animo gretto, che non capisce che l’uomo non è una bestia, che lotta solo per il possesso del cibo o per soddisfare il sesso, ma anche per la conquista della libertà, per la difesa dell’onore, alla giustizia e al diritto.

Si nota nelle idee pacifiste di Padre Radcliffe l’utopismo razionalista ed ingenuo e alla fine, al di là delle intenzioni, pericoloso e guerrafondaio, tipico di Rousseau e dell’illuminismo massonico, che considera una “natura umana” elaborata a tavolino, astrattamente presa ed originariamente “buona”, a prescindere dalla sua drammatica condizione storica, conseguente al peccato originale, natura che invece ha bisogno di essere disciplinata e frenata, all’occorrenza, anche con severità.

Infatti, come insegna l’esperienza, l’umanità con le sole forze della ragione e della volontà, anche soccorsa dalla grazia, non è in grado di correggere le deviazioni e di realizzare perfettamente, attraverso opportune trattative ed azioni politiche, la giustizia e la pace, peraltro in una prospettiva meramente terrena, ma necessita dell’aiuto della grazia, come dimostra la storia della civiltà cristiana e della Chiesa.

3.    Padre Radcliffe: Sono un grande fan di Papa Francesco, sta compiendo meraviglie facendo progredire la Chiesa in modo più rilassato e meno centralizzato. Certo, incontra resistenza, ma ci sta guidando verso la libertà e la spontaneità, riuscendo a entrare in contatto con ogni comunità.

Padre Radcliffe, con le sue dichiarazioni riportate in questo articolo mostra a mio giudizio di non aver interpretato correttamente gli intenti  e l’azione del Papa e di non comprenderne e neppure la vera, drammatica situazione attuale della Chiesa, più volte denunciata da Benedetto XVI, ma anche la Chiesa nelle sue vere prospettive e speranze.

Padre Radcliffe, da come si esprime, sembra vivere in un’atmosfera ovattata e sognante, fatta di ingenui entusiasmi giovanili, senza percepire assolutamente – oggi che si parla tanto di ”discernimento”  né la profondità della crisi, né quella dei valori che stanno emergendo, che sono quelli di un’autentica attuazione del Concilio Vaticano II, non nell’interpretazione modernista scillebexiana e rahneriana, ma secondo gli insegnamenti autentici dei Papi del postconcilio, dal Beato Paolo VI fino al presente, non senza essere in continuità con la Tradizione nell’ascolto supremo della Parola di Dio e di quello che lo ”Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,7).

E quando dico “tradizione” non intendo riferirmi al celebrante con le spalle al popolo, alla Comunione in bocca, alla balaustra o al manipolo, ma alla Sacra Tradizione, ossia alla custodia, conservazione e trasmissione apostolica orale infallibile del dato rivelato: in sostanza, alla predicazione del Vangelo.

Oggi il Papa non ha bisogno né di adulatori né di acri accusatori, non ha bisogno di essere lisciato e coccolato, né di essere “corretto” nella retta fede, anzi chiede a noi di ascoltarlo come maestro della fede e interprete infallibile della Tradizione e della Scrittura, nonché ha bisogno di essere aiutato e consigliato da collaboratori leali, saggi ed efficienti, che non diano scandalo al popolo di Dio.

Ha bisogno di essere illuminato, confortato, consolato, incoraggiato e liberato dai Giuda, dagli intrallazzatori e dagli arrivisti, che l’attorniano come api attorno al miele. Sull’esempio di una Santa Caterina da Siena il Papa ha bisogno di essere insistentemente esortato con franchezza, carità e rispetto a compiere il suo dovere per l’onore di Cristo e il bene della Chiesa.

Viceversa, Padre Radcliffe sembra immaginarsi un Papa promotore di una Chiesa “rilassata” come il tale che, comodamente rilassato in poltrona, si gode uno spettacolo televisivo. La sua Chiesa “decentralizzata” è un eufemismo che sembra celare o ignorare lo stato confusionale nel quale oggi la Chiesa si trova in un bellum omnium contra omnes tra cardinali, vescovi, teologi, preti e religiosi in temi di fede e di morale.

Secondo Padre Radcliffe Papa Francesco ci sta guidando verso una Chiesa “libera e spontanea”. Ma per raggiungere tal fine, non c’è bisogno del Successore di Pietro: basta un buon trattato di morale. Il Papa guida la Chiesa ben più in alto: all’ascolto della Parola di Dio, all’imitazione di Cristo, alla liberazione dal peccato, alla vita di grazia, alla vittoria sul mondo e su Satana, alla comunione dei santi, all’esercizio della carità, alla perfezione evangelica, alla disponibilità alle sollecitazioni dello Spirito Santo, alla conquista del Regno di Dio, all’eterna beatitudine.

“Il Papa riesce ad entrare in contatto con ogni comunità”? Certo, egli è il Padre comune di tutti figli di Dio, è mandato da Cristo ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, deve comprendere i bisogni più profondi di tutti, deve saper apprezzare i valori di tutte le religioni, deve inviare a Cristo coloro che sono “affaticati ed oppressi” (Mt 11,28).

Il Papa dimostra certo una straordinaria energia ed attitudine nel contatto con le folle. Ma esse, fuorviate da una interpretazione secolaristica dell’azione del Papa ad opera dei grandi mass-media, interpretazione che il Papa stesso non pare sufficientemente smentire, che cosa poi vedono nel Papa? Il simpatico propagandista di una morale “rilassata” o l’uomo di Dio che ci sollecita a guardare in alto?

Se il Papa, come dice Padre Radcliffe, “incontra resistenze”, dovrebbe chiedersi che cosa esse significano. Certo ci sono i soliti corrosivi filolefevriani; ma c’è anche chi gli vuole bene, soffre per i suoi umani difetti, ma da sincero discepolo ed amico desidera vederlo tendere alla santità.

4.    Padre Radcliffe: Dobbiamo pregare per la fratellanza fra le fedi, non fomentare le divisioni.

Mi meraviglia in un Domenicano questa imprecisione di linguaggio, che fa pensare ad una visione relativistica ed indifferentista della religione. Egli sembra confondere la fede con l’opinione. Le opinioni possono essere molte, anche in contrasto di loro, e questo è normale. Ma la fede in Dio è una sola, così come la verità è una sola, perché è verità oggettiva, certa, assoluta ed universale.

Bisogna dunque favorire la fratellanza tra i fedeli delle diverse religioni. Non ha senso invece parlare di “fratellanza fra le fedi”, come non ha senso la fratellanza tra il vero e il falso. Non si deve dividere ciò che dev’essere unito, ma si deve dividere ciò che va separato. Lo spirito di pace non è fare il doppio gioco o servire due padroni. In tal senso Cristo dice di essere venuto a portare una “spada” (Mt 10,34).

“Chi non è con me – dice il Signore (Mt 12,30) – è contro di me”. Se il Corano nega ciò che insegna Cristo, non possono contemporaneamente aver ragione Cristo e il Corano. Per conseguenza, le religioni non sono come i partiti in un parlamento o la pluralità degli istituti religiosi all’interno della Chiesa Cattolica. In questi casi le varie formazioni si integrano e si completano a vicenda per rappresentare la totalità: o l’intera cittadinanza di una nazione o l’intero corpo ecclesiale.

Invece la questione del rapporto fra le religioni non è di ordine semplicemente sociale; non è semplicemente di competenza dello Stato, in applicazione del diritto di libertà religiosa, per cui lo Stato deve curare la pacifica convivenza dei gruppi in esso esistenti; non si tratta solo di rispettare le diversità tra le religioni, ma più profondamente la questione tocca il problema della verità delle dottrine delle religioni.

E su questo punto il Domenicano dovrebbe essere particolarmente sensibile. Al riguardo, dobbiamo dire che la Chiesa Cattolica riconosce la presenza di valori salvifici anche nelle altre religioni, misti tuttavia ad errori. Infatti, la pienezza della verità salvifica è patrimonio esclusivo della dottrina cattolica, come afferma ancora il Concilio Vaticano II nel decreto Unitatis redintegratio.

Per questo la Chiesa ha anche il compito di respingere o correggere gli errori contenuti nelle altre religioni, perché tutti gli uomini sono chiamati a convertirsi a Cristo per il tramite della Chiesa, come ha precisato il Concilio di Firenze nel 1442, anche se è possibile, come ha insegnato il Concilio Vaticano II, appartenere alla Chiesa in modo inconscio.

Il Padre Radcliffe sembra dunque condividere la teoria di Schillebeeckx, secondo il quale la vera religione risulta dalla somma di tutte le religioni, per cui ognuna di esse darebbe il suo contributo alla edificazione del tutto, un po’ come un’enciclopedia risulta dai contributi dei collaboratori. Infatti, secondo Schillebeeckx, “nessuna religione particolare esaurisce il problema della verità”[2]. “Di conseguenza, possiamo e dobbiamo dire che c’è più verità religiosa in tutte le religioni messe assieme che in ogni singola religione”[3].

Questo che vuol dire? Che il Corano aggiunge verità salvifiche che non sono contenute nel Vangelo? Che il Vangelo non può permettersi di correggere il Corano?

Schillebeeckx non si rende conto che le verità salvifiche sono state rivelate da Dio per il tramite di Cristo e della Chiesa in un certo numero e raccolte nel Simbolo Apostolico. Le altre religioni non aggiungono nuove verità, che non siano già contenute nel Credo cristiano, ma semmai ne mancano di qualcuna. Per questo, la posizione di Padre Radcliffe, in quanto riflesso delle idee di Schillebeeckx, non è per nulla conforme alla dottrina della fede.

Concludiamo tuttavia con una parola che ci può rasserenare e con ciò torno all’inizio del mio articolo ricordando la bella meditazione che il Padre Radcliffe ha fatto il 10 ottobre u.s. al Sinodo. Possiamo immaginare adesso che egli, appena creato Cardinale, metterà tutto il suo impegno, anche da buon Domenicano, nell’affermazione e difesa della sana dottrina nella piena comunione col Vicario di Cristo.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 13 ottobre 2024


 "Soffermiamoci piuttosto su di esse nel silenzio della preghiera e dell'ascolto reciproco. Ascoltiamo, come qualcuno ha detto, non per rispondere, ma per imparare. Apriamo la nostra immaginazione a nuovi modi di essere la casa di Dio dove c’è posto per tutti. Altrimenti, come diciamo in Inghilterra, non faremo altro che ridisporre le sedie a sdraio sul Titanic. Nonostante l'accoglienza ostile dei discepoli, la donna rimane. Non si arrende e non se ne va. Per favore, restate, qualunque siano le vostre frustrazioni nei riguardi della Chiesa. Continuate a interrogarvi! Insieme scopriremo la volontà del Signore."

Da:  https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-10/testo-integrale-meditazione-padre-radcliffe-10-ottobre-2024.html

4 commenti:

  1. Reverendo Padre Cavalcoli,
    Ho riletto l'incipit varie volte per esser certo di non stare sognando ,
    eppure niente , non ha sortito effetto:

    "Non dubito che il Santo Padre abbia voluto premiarlo per i suoi meriti"

    Forse è una frase ironica , perchè "i meriti" e i motivi di questa nomina sono noti. Come al solito , sotto questo pontificato , la realtà supera la fantasia. Radcliffe , fedele alla sua linea, ha già chiesto di essere esonerato dall'indossare l'abito cardinalizio:


    Il neo-cardinale non si vestirà da cardinale: "Il Sinodo riguarda la trasformazione fondamentale della Chiesa"



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    1. Caro Angheran, il tono col quale lei parla del cardinale Radcliffe denota in lei una certa saccenteria sarcastica, che sa molto di fariseo.
      Si vede in lei un orientamento unilaterale, portato a vedere solo i difetti, magari ingrandendoli, e ignorando le qualità.
      Quando io ho parlato di meriti, ne ho parlato con la massima serietà, perché conosco questo mio Confratello da più di trent’anni e so quanto è stimato nel mio Ordine e nella Chiesa.
      Tuttavia in passato notai in lui una tendenza modernistica in quanto simpatizzava per Schillebeeckx, un teologo domenicano a suo tempo censurato dalla Chiesa.
      Come vede, io non adulo nessuno, per il fatto che riconosco i difetti di P. Radcliffe, sperando peraltro che in questi ultimi anni si sia corretto.

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  2. L' Osservatore Romano ha pubblicato un articolo sul Sinodo del futuro cardinale. Oltre alla serie di banalità a senso unico (LGBT), Radcliffe se la prende con i vescovi africani rei di essersi opposti a Fiducia Supplicans,
    insinuando che abbiano preso dei soldi da varie parti.
    Penso che non ci sia bisogno di commento, ognuno può farsi un'idea della mentalità portata avanti:

    I vescovi africani sono sotto una forte pressione da parte degli evangelici, con denaro americano; degli ortodossi russi, con denaro russo; e dei musulmani, con denaro dei ricchi Paesi del Golfo. Avrebbe dovuto esserci una discussione con loro prima, e non dopo, la pubblicazione della dichiarazione

    https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-10/quo-232/lo-spirito-del-sinodo-e-l-ecclesiologia-dei-cappelli.html

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    1. Caro Angheran, ho letto il discorso di Padre Radcliffe al Sinodo. È un discorso di grande ampiezza e profondità, dove fa una panoramica dei grandi problemi e dei valori oggi in atto nella Chiesa con una specie di filo conduttore ispirato al Venerdì Santo, come una morte che produce la vita.
      Altro elemento importante è l’azione dello Spirito Santo, che vuole condurre la Chiesa alla piena realizzazione del Concilio.
      Il riferimento alla protesta dei vescovi africani non è piaciuto neanche a me, però è solo una piccola cosa nell’insieme dei grandi temi affrontati da P. Radcliffe. Quindi è sbagliato mettere in evidenza questo punto e soprattutto quello che non posso sopportare è la velata accusa fatta a Radcliffe di legittimare la sodomia, il che è una vera e propria calunnia.
      La pastorale nei confronti degli omosessuali e alle coppie irregolari, è una cosa molto delicata, nella quale occorre dosare, con sapienza e carità, misericordia e fermezza, comprensione e responsabilizzazione, apprezzamento del bene ed avvertimento del pericolo.

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