Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

Rivista PATH - Accademia Pontificia

Radio Maria

Teologia dogmatica

Cristologia

Escatologia

Liturgia

Mariologia

Successore di Pietro

Ecclesiologia

Teologia morale

Etica naturale

Metafisica

Gnoseologia

Antropologia

Il Dialogo

P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

Considerazioni sul diaconato femminile. Il ministero della donna nella Chiesa.

 

Considerazioni sul diaconato femminile

Il ministero della donna nella Chiesa

 

Non è bene che l’uomo sia solo

Il Vescovo ha da Cristo, in forza della partecipazione del suo potere sacerdotale, il potere di rendere partecipi del suo potere sacerdotale altri membri del Popolo di Dio i quali mostrino attitudini o disponibilità a partecipare della grazia di stato, della quale il Vescovo in quanto tale è rivestito. In forza di questo potere il Vescovo ha la virtù soprannaturale di comunicare ad altri, opportunamente disposti e disponibili, sia la propria grazia ministeriale di stato, sia parte di questa grazia. 

Il Vescovo, quando comunica con un apposito rito liturgico la grazia di stato che possiede come Vescovo, ordina altri come Vescovi, come Presbiteri e come Diaconi. Quando invece, sempre con un apposito rito liturgico, comunica la sua grazia ministeriale ad un livello inferiore a quello del sacramento dell’Ordine, istituisce non per volontà di Cristo, ma per volontà della Chiesa, in forza del potere delle chiavi che Cristo ha concesso alla Chiesa, i ministeri laicali, propri del sacerdozio comune dei fedeli, uomini e donne. Tra questi ministeri abbiamo il diaconato istituito, ovvero il diaconato femminile.

Occorre tuttavia tener presente che lo Spirito Santo suscita e conferisce nel Popolo di Dio non soltanto doni gerarchici, come sono i tre gradi del sacerdozio, ma anche doni carismatici, santificanti e ministeriali, ordinari e straordinari. Chi riceve il dono gerarchico è ordinato dal Vescovo ed è mandato alla Chiesa e nel mondo dal Vescovo in nome di Dio. Qui occorre il Vescovo, per capire se il candidato è adatto al sacerdozio.

Chi invece riceve il dono carismatico, lo riceve interiormente direttamente dallo Spirito Santo ed è mandato alla Chiesa e al mondo dallo Spirito Santo, come per esempio i profeti, i veggenti e i mistici. Qui è lo stesso soggetto, uomo o donna,  che riceve il dono, magari confermato da un altro profeta o da una guida spirituale, ad accorgersi di possederlo.

Questo è il campo dei carismi femminili, dove la donna, se da una parte è soggetta al sacerdote in quanto da lui riceve i sacramenti, dall’altra essa, se possiede quei doni, può essere maestra di sapienza e di prudenza per gli stessi Pastori, Papa compreso, ad imitazione di Maria, Sede della Sapienza, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa.

In tal modo la donna carismatica integra e completa l’opera del Vescovo, perché aggiunge alla sua opera di magistero e governo della comunità il contributo, appunto proveniente dai doni dello Spirito, dei quali la donna, se aperta a questi doni, può essere rivestita.

In tal modo, come è impossibile edificare una famiglia senza l’unione dell’uomo con la donna, così è impossibile edificare la Chiesa senza la convergenza e la collaborazione reciproca dei doni maschili e femminili, che si basano sulla differenza delle qualità proprie dell’anima maschile e femminile.

Il compito che oggi s’impone alla Chiesa è pertanto quello  di studiare il modo di rafforzare e  potenziare, col conferimento di una speciale ed apposita grazia di stato, quelle donne, le quali mostrino in modo eminente di possedere ed attuare le qualità spirituali, proprie dell’anima femminile, con l’istituzione di appositi ministeri, tra i quali sembra emergere quello del diaconato, inteso come  collaborazione al servizio dell’altare; come amministrazione dei beni ecclesiastici, con particolare attenzione ai bisogni e alle sofferenze dei poveri, degli anziani e degli infermi; come attività educativa o formativa, con speciale riferimento ai giovani e ai fanciulli; come collaborazione all’opera evangelizzatrice del sacerdote e cooperazione con lui nell’opera della direzione e della guida delle anime e nell’insegnamento della teologia mistica e spirituale; come capacità di tradurre nella prassi l’insegnamento maschile della teologia scolastica e speculativa; come animazione, sotto la guida dello  Spirito Santo, della comunità guidata dal suo Pastore.

Congiuntamente a questo lavoro teso a chiarire quali potrebbero essere le mansioni e gli uffici propri della diaconessa, bisogna chiarire meglio qual è la differenza tra l’anima maschile e quella femminile e quali sono le risorse, potenzialità, attitudini e inclinazioni proprie dei due sessi tenendo conto delle qualità proprie di ciascuno dei due sessi. Infatti, ai fini di un conveniente conferimento del diaconato alla donna, la Chiesa dovrà tener conto di questa differenza. Infatti Dio è il creatore sia della natura che della grazia. Le operazioni divine della grazia sono sempre in armonia con quelle che riguardano la natura. Affinchè dunque l’impresa della Chiesa riesca bene bisognerà che essa tenga conto di questa corrispondenza tra il sesso e lo spirito.

Occorrerà chiarire ulteriormente la differenza tra l’intelletto maschile, più forte nel raziocinio e nella deliberazione, e l’intelletto femminile, più vigoroso all’intuizione e per conseguenza più dotato di una volontà affettiva, sicchè mentre la donna è docile alla razionalità del maschio, questi trova luce nell’intuire e ispirazione all’agire nelle intuizioni ed ispirazioni che gli vengono dalla donna.

Questa ricerca concernente il diaconato femminile offre l’occasione alla Chiesa per comprendere meglio la convenienza del sacerdozio ordinato col sesso maschile e quindi per capire meglio come il sacramento dell’Ordine abbia una speciale convenienza con le qualità proprie dell’anima maschile.

Quest’opera di chiarificazione servirà a far comprendere a coloro che vorrebbero il sacerdozio femminile, in nome della pari dignità della donna con l’uomo, che qui non è affatto in gioco la doverosa operosità per la conquista di detta parità.

Se a tutt’oggi in molti paesi, soprattutto musulmani, la donna è ingiustamente soggetta all’uomo, bloccata nel suo desiderio di affermare la sua dignità e libertà, questa situazione merita certamente di provocare il nostro sdegno, ma deve spingerci a operare tutto il possibile affinchè le donne sottomesse e maltrattate possano liberarsi da tale umiliante condizione e realizzare quella loro naturale dignità e parità con l’uomo che Dio stesso ha voluto per la donna, creandola come compagna e socia dell’uomo a formare con lui una sola carne.

Tuttavia occorre far capire ai sostenitori del sacerdozio femminile che essi falsano o fraintendono la vera promozione della dignità femminile e parità con l’uomo, che il sacerdozio non è per nulla un diritto dell’emancipazione femminile, ma un puro dono della bontà e della misericordia di Dio, che Egli peraltro, come è ben noto, non concede al maschio come tale, ma solo ad alcuni misteriosamente da Lui prescelti.

La chiarificazione del ruolo della donna nella Chiesa condurrà pertanto la Chiesa a capire meglio che cosa Dio ha voluto fare quando ha creato l’uomo e la donna, quando ha detto che non è bene che l’uomo sia solo, quando ha voluto fargli un aiuto simile a lui, ha condotto Adamo a vedere in Eva l’osso delle sue ossa e la carne della sua carne, quando ha comandato loro di essere una sola carne, quando li ha resi generatori della vita e quando ha comandato di non dividere ciò che Egli ha unito: evidentemente non si riferiva solo alla reciprocità fisica nel generare in senso fisico, ma più profondamente si riferiva alla reciprocità spirituale nel generare i figli di Dio.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato,15 dicembre 2025   

 

La chiarificazione del ruolo della donna nella Chiesa condurrà pertanto la Chiesa a capire meglio che cosa Dio ha voluto fare quando ha creato l’uomo e la donna, quando ha detto che non è bene che l’uomo sia solo, quando ha voluto fargli un aiuto simile a lui, ha condotto Adamo a vedere in Eva l’osso delle sue ossa e la carne della sua carne, quando ha comandato loro di essere una sola carne, quando li ha resi generatori della vita e quando ha comandato di non dividere ciò che Egli ha unito: evidentemente non si riferiva solo alla reciprocità fisica nel generare in senso fisico, ma più profondamente si riferiva alla reciprocità spirituale nel generare i figli di Dio.


Immagini da Internet: Creazione dell'uomo e della donna, Duomo di Monreale

1 commento:

  1. Caro Padre Cavalcoli,
    preferisco scriverLe qui nel Suo blog, e non nella Sua pagina di Facebook, che vedo un po’ più caotica (infatti, qualche mio commento non è stato pubblicato, non so se a causa della mia imperizia o per quale motivo).
    Desidero ringraziarLa per la pubblicazione del Suo nuovo articolo sul diaconato femminile, che leggo come una continuazione naturale della Sua riflessione precedente circa la produzione e la distribuzione della grazia.
    Mi sembra che entrambi i testi, posti in relazione, offrano una visione molto feconda: da una parte, la distinzione tra il sacerdozio ministeriale, che conferisce sacramentalmente la grazia, e la missione propria di Maria, che la distribuisce e intercede; dall’altra, la considerazione di come la donna, nella Chiesa, possa ricevere una grazia di stato specifica per esercitare ministeri istituiti, come il diaconato, in armonia con i suoi carismi e qualità spirituali.
    Suppongo che questo Suo articolo abbia echi del Suo rinomato libro "La coppia consacrata", che ho ricevuto pochi giorni fa e che mi accingo a leggere con attenzione (detto per inciso: quanto mi è stato difficile procurarmi anche solo alcuni dei Suoi libri!, persino con l’aiuto di emissari lì stesso nel Suo Paese...).
    Leggendo la Sua esposizione in questo articolo, mi sorge una domanda:
    Si potrebbe dire che il diaconato femminile istituito rappresenti una formalizzazione ecclesiale di certi carismi femminili che lo Spirito Santo suscita spontaneamente nella Chiesa, in modo che la Chiesa, istituendo questo ministero, riconosca e potenzi quella missione propria della donna senza confonderla con il sacerdozio ministeriale riservato al maschio?
    Credo che questa prospettiva, in continuità con la Sua riflessione sulla causalità della grazia, possa aiutare a rispondere con maggiore chiarezza a coloro che oggi reclamano il sacerdozio femminile in nome dell’uguaglianza, mostrando che la vera promozione della dignità della donna non passa per l’assimilazione al ministero ordinato, ma per la valorizzazione della sua missione specifica nell’economia della grazia.
    Sono d’accordo con Lei che la questione qui posta debba essere assunta con fermezza e chiarezza dal Magistero della Chiesa, da una parte, per rispondere a coloro che Lei allude, i neomodernisti, che vorrebbero concedere l’ordine sacro anche alle donne; ma non solo per rispondere a loro, bensì anche ai passatisti, che reagiscono con rifiuto ogni volta che vedono salire al luogo che prima si chiamava “presbiterio” una donna. A questo riguardo, e detto per inciso, di fronte al prossimo Concistoro segreto convocato dal Santo Padre, nel quale si tratterà anche il tema del vetus ordo, non si dovrebbe perdere di vista quella verità assoluta che ha proclamato papa Francesco nella sua Lettera ai Vescovi del 2021: che la supposta devozione dei passatisti per il vetus ordo non è altro che bandiera di opposizione al Concilio Vaticano II (le prove abbondano).
    La ringrazio nuovamente per il Suo insegnamento e per la luce che apporta a questo dibattito così attuale.

    Con stima e gratitudine,
    Julio Alberto González

    RispondiElimina

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.