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Gregorio Rasputin - La tragedia della mistica scismatica - L’illusione della mistica modernista - Prima Parte (1/2)

 

Gregorio Rasputin

La tragedia della mistica scismatica

L’illusione della mistica modernista

Prima Parte (1/2)

 

                            Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità!

Mt 7,23

                Dai loro frutti li potrete riconoscere

Mt 7,20

 

Premessa

Carenza di studi sulla falsa mistica

ed urgenza di una sapiente opera educativa

La Chiesa a cominciare dai primi secoli e a partire dallo stesso Nuovo Testamento ha sempre avuto la forte preoccupazione nella sua dottrina ed azione pastorale e formativa  di distinguere i veri dai falsi mistici, espressione di vari movimenti come l’ermetismo, lo gnosticismo,  la magia, i culti orgiastici e dionisiaci, l’occultismo, il satanismo, movimenti che trovarono espressione negli euchiti, negli encratiti, negli acemeti, nei  messaliani, nei montanisti, per passare successivamente nel Medioevo agli almariciani, ai flagellanti, ai catari, ai fraticelli e falsi spirituali medioevali, fino ai lassisti, ai quietisti e ai giansenisti del ‘600, ai teosofi, ai romantici e alla massoneria esoterica del sec. XIX e ai modernisti dei tempi della Pascendi di San Pio X.

Viceversa, nei trattati di ascetica e mistica del secolo scorso fino ai nostri giorni non appare sviluppato l’interesse per la falsa mistica, mentre in realtà oggi come oggi essa è un serio problema. Nella stessa formazione seminariale spesso si trascura l’importante materia di ascetica e mistica per sostituirla con vaghi e finti spiritualismi di intonazione sensuale, panteistica e naturalistica a sfondo teilhardiano o freudiano. Non meravigliamoci poi se nei seminari troviamo la pedofilia, la pederastia e la sodomia.

Infatti, col pretesto del dialogo interreligioso e del confronto fra le religioni, oggi sono a disposizione di chiunque informazioni sulle più strane ed aberranti forme di eccitamenti psichici dove l’autosuggestione, l’autoesaltazione, l’ipnotismo, la psicopatia e la demonopatia si confondono e mescolano con lo spiritismo e con la parapsicologia e la superstizione.

Si è diffusa inoltre un’enorme faciloneria nel parlare di mistica e nel segnalare come mistica certe forme o stati psicoemotivi alienati, squilibrati o sovraeccitati che diventano causa di degradazione o corruzione del costume morale specie nel campo della sessualità.

Oggi la mistica attira particolarmente l’attenzione a differenza di sessant’anni fa, quando essa era oggetto di disprezzo anche in ambienti cattolici.  Ciò di per sé non sarebbe male, tutt’altro, se non fosse che si hanno idee sbagliate sulla mistica.  

Ci si attende da lei un’esperienza del divino che in realtà non può dare:  i  maestri di tale illusione riprendono eventualmente il termine illustre di «anagogia» per dare lustro e apparenza di dignità iniziatica a procedimenti che in realtà non mettono in contatto con Dio ma con l’apoteosi del proprio io.

Oggi la qualifica di «mistico» è ambita e apprezzata, ma purtroppo usata spesso con faciloneria, senza competenza, per finalità ad essa estranee, a proposito e a sproposito per circonfondere con un’aura sublime e iniziatica nient’altro che la dissolutezza sessuale.

Un fenomeno particolarmente delicato perché legato ad un’indubbia millenaria tradizione cristiana ma al contempo infetto di influssi superstiziosi orientali  e panteistici indiani è il misticismo russo, su cui abbiamo un’enorme letteratura, un fenomeno ricchissimo e variegato, considerato con giudizio altamente favorevole dallo stesso Concilio Vaticano II e da San Giovanni Paolo II, egli stesso slavo ed evidentemente sensibile alla tradizione spirituale dell’Europa orientale.

È oggi allora estremamente importante possedere criteri sicuri di discernimento tra la vera e la falsa mistica, perché su questa materia oggi circolano idee che conducono alla falsa mistica. Occorre recuperare il concetto tomista della mistica e basarsi su di esso. Occorre che i pastori siano sufficientemente formati e preparati sulla base di questa concezione della mistica, che è quella raccomandata dalla Chiesa.

Una cosa molto importante per saper riconoscere i veri mistici è il fatto che essi devono dar prova di santità. La mistica non è altro che la perfezione della vita di carità. La mistica a sua volta suppone le virtù umane e la retta fede: la mistica predicata da una persona doppia, licenziosa, arrivista, opportunista, attaccata al proprio io, disonesta, ipocrita, ribelle alla Chiesa, spregiatrice dei santi, per quanto dotta, operosa, ricca di titoli accademici e stimata dal mondo, è un’impostura.

Particolare motivo di sofferenza per i mistici da parte delle autorità è quando sono dotati di doni mistici straordinari. Qui il discernimento dei pastori, se non è abbastanza affinato, va in tilt. Gli esempi non si contano. Pensiamo qui solo ai casi di Caterina da Siena, del Beato Enrico Susone, di San Giovanni della Croce, di Teresa d’Avila, di Gemma Galgani, di Padre Pio da Pietrelcina.

Particolarmente delicato si presenta il problema del linguaggio mistico[1], perchè la mistica ha un suo linguaggio, in parte tratto dal linguaggio biblico, che è diverso dal linguaggio della teologia scolastica, per cui l’interprete deve tener conto di questi due diversi registri. Per esempio un Eckhart o un Angelo Silesio o un Dionigi l’Areopagita sono grandi mistici, ma il loro linguaggio, panteistico nei primi due, ha nel terzo causato purtroppo gravi fraintendimenti.

E similmente, quando le autorità non sanno discernere, enormi e disastrosi sono gli abbagli. Pensiamo ai casi dei catari, di Molinos, di Madame Guyon, di Böhme, di Swedenborg, di Rasputin, di Kiko Arguello.

Se non prenderemo le misure suddette, la tragedia che colpì la Chiesa e la società russe, quasi punizione divina, all’inizio del secolo scorso e che portò all’instaurazione del regime sovietico si ripeterà anche nella Chiesa cattolica e nelle società dove essa è operante. 

L’Occidente è oggi troppo influenzato dal misticismo orientale. È vero che certi settori dell’Occidente di marca positivista, scientista, razionalista e materialista si mostrano tuttora incapaci di apprezzare la spiritualità orientale, ma è altrettanto vero che oggi l’Occidente, sedotto dall’agnosticismo emotivista-panteista orientale, vedi per esempio il fenomeno di New Age e la mistica dell’intelligenza artificiale, rischia di indebolire il suo richiamo al logos, che è fondamentale per la salvezza dell’uomo, animale ragionevole.

Segni inquietanti di questo fenomeno morboso è il successo ottenuto dalla concezione rahneriana della mistica. Essa per prima ha bisogno di essere corretta, pur senza negarne gli aspetti positivi. Se non vogliamo anche noi cattolici avere i nostri Rasputin, bisogna che ci affrettiamo a dedicarci con zelo alla purificazione del concetto della mistica e soprattutto della sua pratica, affinchè la mistica diventi veramente la porta del paradiso e non quella dell’inferno.

Le arti del demonio nel campo della mistica

Quello che occorre soprattutto chiarire nella questione della falsa mistica è la parte che vi esercita il demonio, il quale, come ci avverte San Paolo, sa molto bene fingere e mascherarsi da angelo della luce (II Cor 11,4-5). Occorre chiarire come si manifesta il demonio nelle false esperienze mistiche.

Ed occorre tener presente che le più sottili, comuni e insidiose operazioni di Satana non avvengono tanto sul piano spettacolare delle possessioni, quanto piuttosto nell’intimo della nostra mente, col turbare e sedurre la mente, operando sul piano delle idee, spingendo la volontà al peccato, per corrompere i nostri ideali e i nostri criteri di giudizio, con l’istillare false dottrine morali e teologiche e suggerire falsi ideali di santità. 

La difesa contro queste insidie è un attaccamento sincero e assoluto alla Parola di Dio, una volontà inflessibile e continuamente confermata di servire il Signore, l’invocazione dello Spirito Santo, il dare il buon esempio, un esercizio continuo della carità e della pazienza, il ricorso all’angelo custode e alla Madonna, il tener pulita la coscienza, la dedizione alle opere buone.

Nello spingerci al peccato il demonio usa due metodi diversi a seconda che si tratti di anime che vogliono servire Dio o di quelle che sono attirate dal mondo. Le prime le assale, le turba, non dà tregua, le spaventa le tormenta, le accusa astutamente e falsamente per gettarle nella disperazione, insinua falsi sensi di colpa, oppure esagera la gravità dei suoi peccati, si sforza di far loro credere che sono sull’orlo dell’inferno e che Dio è adirato con loro o che dopo la loro morte c’è il nulla.

Le seconde invece le illude e le lusinga in due modi a seconda che si tratti di anime carnali o di anime spirituali. Le prime le induce a credere che la mistica sia una cosa spregevole, da donnette, per la quale non val la pena di interessarsi.

Le seconde invece le conduce a una falsa mistica facendo loro credere di essere una teofania divina, la coscienza dell’Assoluto, la verità dell’essere, di avere la salvezza assicurata, e facendo loro apparire il vizio come virtù, la mistica come soddisfacimento della carne.

Ora dobbiamo dire con chiarezza che bisogna che i pastori sappiano riconoscere e confutare le false teorie e pratiche della mistica. Occorre chiarire che la sua apparente stoltezza e paradossalità contiene in realtà una profonda sapienza.  Occorre chiarire che le opere di Dio possono sembrare diaboliche e che le opere diaboliche possono sembrare divine, che nella mistica la ragionevolezza può sembrare demenza, mentre la demenza può essere scambiata per mistica. 

Se non si sa distinguere la vera dalla falsa mistica, si confonde la castità con la lussuria e la lussuria con la castità.  Occorre chiarire che lo scandalo che essa può dare dipende dal fatto di non essere capita. Occorre capire che ciò che può sembrare sessuofobia in realtà è castità e la stessa unione escatologica dell’uomo con la donna può sembrare lussuria. Occorre chiarire che lo scandalo della croce scandalizza i farisei e non i cuori puri.

Una lacuna gravissima della teologia modernista è che essa non tiene in nessun conto l’azione di Satana nella nostra vita quotidiana e nella storia della Chiesa: non crede neppure nell’esistenza del demonio. Essa si trova nella linea del teismo idealistico kantiano ed illuminista, per il quale il trionfo finale del bene e la pace perpetua ed universale non sono altro che l’effetto della buona volontà comune sostenuta e promossa da un buon governo illuminato, ossia della messa in opera delle leggi della ragion pratica.

Hegel concepisce più intelligentemente il diavolo come agente effettivo, ma solo in quanto figura mitica della negatività dialettica. È già qualcosa, ma è del tutto insufficiente perché, pur essendo il demonio lo spirito della contraddizione, è del tutto fuorviante ignorarne la personalità e ridurla a un principio logico del divenire storico. In questa stessa linea si trova con incredibile sfrontatezza  lo stesso Preposito della Compagnia di Gesù, il Padre Arturo Sosa Abascal, quando sappiamo tutti con quanta premura e pastorale saggezza il Santo Padre ci ha molte volte avvertiti circa gli inganni, le seduzioni e le tentazioni del demonio, cosa che mai era avvenuta in tutta la storia del magistero pontificio, quasi a sottolineare che oggi come non mai il demonio intende sfogare tutto il suo odio contro Cristo, «sapendo che gli resta poco tempo» (Ap 12,12).

La personalità di Rasputin[2]

Nella storia della falsa mistica Rasputin occupa un posto di primo piano, è un personaggio gigantesco, paragonabile a Budda, Zaratustra, Ario, Lutero e Maometto. Il fenomeno Rasputin è il caso più importante, emblematico ed interessante dell’aspetto difettoso della mistica scismatica orientale, peraltro ricchissima di valori nella misura in cui riflette il patrimonio comune ed ecumenico della spiritualità cristiana.

La cosa stupefacente è come poté un contadino incolto provenendo da un villaggio sperduto della Siberia, di bassa condizione sociale, dai modi grossolani e villani, esercitare un ascendente spirituale e ad un tempo un fascino sessuale incredibile su molte signore dell’aristocrazia imperiale e sulla stessa zarina Alessandra, per quanto si possa comprendere la gratitudine della sovrana per il fatto che Rasputin dette prova di straordinaria o supernormale capacità guaritrice che gli consentì di curare il piccolo erede al trono Alessio malato di emofilìa.

Altro aspetto strano e conturbante di Rasputin è il suo sguardo fisso, pungente, penetrante, allucinato, impressionante. A guardare negli occhi di Rasputin, anche nelle semplici fotografie, par di notare una specie di imperio verso chi li guarda come a volerti dominare con lo spavento o con l’apparenza di una mistica serietà. Figuriamoci che cosa avranno provato coloro che lo hanno accostato di persona! Si comprende benissimo che molti abbiano parlato di «sguardo ipnotico».

In questo sguardo la palpebra non copre la parte superiore della pupilla come è normale nello sguardo sereno, calmo e buono, ma è alzata come nei momenti di ira o di spavento o di finzione istrionica. O di seduzione sessuale. Ciò spiega il fascino esercitato su tante donne belle ma leggere, non solo dell’aristocrazia, ma anche del popolo, fino alle prostitute. È vero che Cristo ha fatto un elogio delle prostitute, ma di quelle pentite. Quelle di Rasputin, al contrario, non si pentivano affatto, ma continuavano a fare il mestiere.

Inoltre - questa è la cosa inspiegabile – lo sguardo di Rasputin in certe foto, non tutte, manda bagliori fosforescenti che non corrispondono alla punta di luce propria dello sguardo normale. Si potrebbe a tutta prima pensare a un trucco fotografico, se non avessimo la testimonianza di molte persone che ci parlano di questo strano sguardo. La pupilla è lucente mentre dovrebbe essere in ombra. Come mai? L’ipotesi più probabile è che si tratti di un fenomeno preternaturale rimasto impresso nella lastra fotografica. La cosa non è impossibile, dato che il demonio può operare falsi miracoli. Si confronti lo sguardo di Rasputin con quello di qualunque Santo e si vede la differenza.

Osserviamo altresì che il fenomeno Rasputin oggi potrebbe sorgere anche da una mistica di denominazione cattolica, come quella rahneriana, la quale, come vado spiegando da anni, è una falsa mistica di origine protestante e idealista.

La mistica di Rasputin nasce da un inquinamento morale proveniente dalla concezione kabbalistica e luterana del peccato inteso non come atto da evitare, ma come fattore di redenzione, per quanto questa idea possa apparire assurda ed ipocrita. Essa suppone l’invincibilità della concupiscenza e nel contempo la possibilità di essere salvati e perdonati.

La soluzione è ben nota: il peccato non è cancellato, ma «coperto». «Non ti preoccupare! Pecca tranquillamente! Dio è buono e ti perdona!». Come Lutero, Rasputin confondeva la condizione di peccatore, certo incancellabile in questa vita, con gli atti del peccato, che possono e devono essere soppressi di volta in volta, anche se poi, effettivamente, data quella condizione, essi purtroppo si ripetono.

Da qui la tesi assurda di Rasputin che la lussuria si vince con la lussuria. Da qui la sua frequentazione di prostitute e la pratica dell’ubriachezza insieme a plateali ma insinceri pentimenti, astinenze, digiuni e preghiere.

La teoria luterana fatta propria da Rasputin suppone che l’astinenza sessuale è una pretesa orgogliosa e impraticabile. Chi si ostina nel voler dominarsi diventa ancor più schiavo della passione e del diavolo. Come diceva Lutero, per cacciare il diavolo, bisogna lanciargli una sfida e fargli un dispetto; bisogna commettere un buon e grosso peccato. Queste idee, mediate dalla setta dei Chlisty, erano presenti in Siberia negli anni in cui Rasputin ricevette la sua formazione cristiana.

Sulla scia di Lutero, Rasputin ha concepito una mistica senza ascetica. La stessa idea la ritroviamo nella mistica rahneriana. Riguardo al sesso Rahner non riconosce alcuna legge naturale, ma considera la materia corporea come semplice materia che la volontà umana può plasmare liberamente e creativamente.

Si capisce allora come Rahner accusò San Paolo VI di aver sbagliato quando nella famosa enciclica Humanae vitae proibì l’uso degli anticoncezionali. Rahner non faceva altro che applicare il suo relativismo morale col pretesto della libertà mistica in campo morale.

Per questo dall’etica rahneriana discende che l’esser maschio o femmina non sono due forme umane volute da Dio creatore nella medesima persona umana duale, ma sono due semplici artificiali modi d’essere stabiliti dalla volontà umana, che rimane libera di determinare a suo piacimento ed arbitrio altre forme di sessualità diverse dall’esser maschio o femmina. Sono quelli che il Padre James Martin chiama «orientamenti sessuali diversi».

Rasputin fu padre di famiglia con tre figli. Ebbe sempre cura della famiglia, anche quando abbandonò il paese natale per frequentare gli ambienti moscoviti e pietroburghesi. Ebbe infatti un’improvvisa svolta nella sua vita, per cui improvvisamente si sentì investito da Dio di una grande missione al servizio delle anime, della Chiesa e della Russia.

Fine Prima Parte (1/2)

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 6 agosto 2024

Trasfigurazione del Signore

Massima Solennità della Chiesa ortodossa


La mistica di Rasputin nasce da un inquinamento morale proveniente dalla concezione kabbalistica e luterana del peccato inteso non come atto da evitare, ma come fattore di redenzione, per quanto questa idea possa apparire assurda ed ipocrita. Essa suppone l’invincibilità della concupiscenza e nel contempo la possibilità di essere salvati e perdonati.

La soluzione è ben nota: il peccato non è cancellato, ma «coperto». «Non ti preoccupare! Pecca tranquillamente! Dio è buono e ti perdona!». Come Lutero, Rasputin confondeva la condizione di peccatore, certo incancellabile in questa vita, con gli atti del peccato, che possono e devono essere soppressi di volta in volta, anche se poi, effettivamente, data quella condizione, essi purtroppo si ripetono.


Immagine da Internet: Grigórij Efímovič Raspútin


[1] Vedi Il linguaggio della mistica, Atti dell’incontro di studi filosofici di Cortona del 6-7 ottobre 2001, Accademia Etrusca, Cortona 2002.

[2] Vedi Andrej Amalrik, Rasputin. Il monaco nero e la corte dell’ultimo zar, Edizioni Res Gestae, Milano 2023; Edvard Radzinskij, Rasputin. La vera storia del contadino che segnò la fine di un impero, Edizioni Mondadori, Milano 2000.

4 commenti:

  1. Padre Cavalcoli, hai ragione riguardo all'iniquità del misticismo modernista, così come di tutta la gnosi e lo gnosticismo in questi tempi confusi. I suoi articoli sono sempre proposti per istruire, delucidare, chiarire, ammonire, catechizzare, sempre con carità, chiaroveggenza, fermezza, lungimiranza e senso del dovere pastorale. Giusto una constatazione, in America Latina (Brasile, Argentina e Cile), in Europa (Italia, Inghilterra e Francia) e negli Stati Uniti esistono anche molte correnti di misticismo indietrista: esempio, la TFP e il suo culto dei Santi Angeli che risale all'Opus Sanctorum Angelorum, il Carismatismo dei New Catholic Movement, Renewed Ministries (Rinnovamento nello Spirito), Gruppi e Confraternite che vogliono una Religione di Stato, soprattutto nell'America spagnola tra i laici legati all'estinta commissione Ecclesia Dei e al Summorum Pontificum, nonché modernisti oppure cattolici indietristi aderenti alla Massoneria o ad entità paramassoniche (Lyons, Rotary, DeMollay, ecc.)

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    1. Caro Fabio,
      ti ringrazio per le tue parole di solidarietà. E' vero che esiste anche una mistica indietrista (dualista, origenista, indiana, dolorista), ma io ho voluto concentrare l'attenzione su quella modernista rahneriana, che è quella più diffusa, insidiosa, seducente e pericolosa, all'origine dell'attuale corruzione dei costumi e crisi nella Chiesa.

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  2. A proposito di esperienze mistiche... Karl Rahner parla abbastanza spesso (almeno nei pochi suoi libri che ho letto o ho cercato di leggere) di "esperienza della grazia".
    Padre Giovanni, in che senso la grazia può essere “sperimentata”? Lei che conosci così tanto Rahner, puoi dirmi qualcosa a riguardo?

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    1. Caro Fernando,
      la questione dell’esperienza della grazia è molto delicata. Lo stesso Salmista dice: “Al mattino fammi sentire la tua grazia” (143,8). Ci possiamo chiedere però che cosa vuol dire questa espressione misteriosa. San Tommaso osserva che per avere una vera esperienza della grazia dovremmo essere Dio. Ora, è evidente che noi non siamo Dio e però è vero che possiamo essere in grazia, la quale è una partecipazione alla natura divina, come dice San Pietro. Tuttavia, proprio perché è tale, soltanto Dio sa se siamo in grazia. Essa è un dono di Dio.
      D’altra parte, che cosa può interessare di più al cristiano che sapere di essere in grazia? Tuttavia la Chiesa ci fa presente che noi possiamo solamente congetturare la presenza in noi della grazia attraverso dei segni consolanti, come per esempio la coscienza libera dal peccato, la pace interiore, il gusto per le cose divine.
      Per quanto riguarda Rahner, purtroppo egli ha una tendenza panteistica, per cui lui non ha problemi a parlare di una esperienza vera e propria; ma evidentemente questa tesi non regge per il motivo che ho detto sopra, perché non siamo Dio, ma una semplice creatura, anche se è vero che la grazia in qualche modo ci divinizza appunto perché, come ho detto sopra, diventiamo partecipi della natura divina.

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