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La Madonna ha conosciuto la morte? - Prima Parte (1/3)

 

La Madonna ha conosciuto la morte?

Prima Parte (1/3)

Gratitudine alla donna, gratitudine a Maria

Il mistero dell’assunzione di Maria al cielo

Attorno alla vicenda storica di Maria c’è un insieme di credenze, narrazioni, fatti e cose misteriosi che ben si addicono alla Madre del Signore, la creatura umana che più di ogni altra è in comunione col mistero di Cristo e avvolta dal mistero di Dio. È strano, per esempio, che nessuno degli Evangelisti si sia preoccupato di dirci quale sia stata la fine della vita terrena di Maria.

Per converso, appare prestissimo a livello popolare la voce che Maria sarebbe stata assunta in cielo, una cosa miracolosa e straordinariamente grandiosa, privilegio unico della Madonna, eppure conveniente alla Madre di Dio, una narrazione popolare nata dalla devozione a Maria, un mistero di salvezza che pure subito trovò credito tra i fedeli. Ma il concetto stesso di assunzione al cielo è misterioso e di difficile comprensione. Vedremo in questo articolo quali sono le difficoltà che presenta, ma anche la meraviglia del suo significato.

L’assunzione di Maria in cielo, benché non possediamo ufficialmente i nomi dei testimoni del fatto, cominciò ad essere annunciata e narrata prestissimo come fatto realmente accaduto e nel contempo come verità di fede, diventando comune, diffusa, gioiosa e consolante certezza, che nei secoli si è venuta rafforzando sempre più, fino a ricevere il consenso e l’appoggio dei Padri, dei Dottori, dei Santi e dei Papi.

Con lo scisma del 1054 la dottrina dell’Assunzione rimase presso gli scismatici di fede ecclesiale. Invece questa fede divenne vera e propria fede divina e cattolica presso noi cattolici grazie alla sua famosa proclamazione come dogma della fede fatta da Pio XII nel 1950[1]. 

È vero tuttavia che già da allora iniziò l’uso di quel ragionamento in mariologia, per il quale, partendo da verità rivelate su Maria, si diceva: se Maria è stata così, certamente dev’essere stata anche così, benché non si avessero in mano le prove documentate che le cose erano andate effettivamente così. Questa maniera di ragionare, se usata con moderazione, allarga certamente la nostra conoscenza del mistero di Maria e fa crescere in noi la nostra devozione per lei

Forse che anche l’assunzione è una conclusione di questo tipo? Certo nei secoli seguenti questo ragionamento fu fatto, ma sulla base della convinzione precedente che comunque Maria era assunta in cielo. Per questo, siamo obbligati a concludere che quella convinzione è fondata su di un dato di fatto, un fatto riferito o da persone che assistettero allo stesso fatto o che furono bene informate del fatto da coloro che avevano assistito al fatto[2].

Sappiamo dal Vangelo che Maria fu ospitata da San Giovanni in casa sua probabilmente a Efeso[3]. È quindi da pensare che Giovanni abbia assistito al transito della Vergine. Tuttavia egli non ci dice nulla.

È ridicolo pensare che un bel giorno Maria sia improvvisamente scomparsa senza lasciare traccia di sé, per cui il fatto o dottrina dell’assunzione sarebbe solo una deduzione fatta dai fedeli per dare una spiegazione conveniente circa quella che poteva essere la fine terrena degna della Madre di Dio.

Tuttavia purtroppo, e questo è strano ma è così, non sappiamo chi e come per primo abbia dato notizia ed abbia diffuso la conoscenza del fatto dell’assunzione, la cui fama presto si consolidò e si diffuse al tal segno che divenne una convinzione saldissima, di fede. Abbiamo soltanto la testimonianza di Dionigi l’Areopagita, discepolo di San Paolo, che racconta di esser stato presente al transito della Vergine.

Io ritengo attendibile questa testimonianza, come ha fatto tutto il Medioevo, benchè oggi la generalità degli studiosi sostenga che il Corpus dionysianum sarebbe in realtà opera di un monaco siriaco del sec.VI. Ad ogni modo è un fatto che né la rivelazione neotestamentaria né i primi cristiani fino al sec. IV parlano dell’assunzione di Maria in cielo. La cosa è certo strana.  Un fatto del genere non avrebbe dovuto entrare nella predicazione degli apostoli? Eppure di esso negli Atti degli apostoli e nella predicazione ufficiale della Chiesa primitiva, nessuna traccia. Eppure questa fede tenacissima ha sfidato secoli e millenni fino ad essere stata consacrata come dogma di fede da Pio XII nel 1950.

Che importanza o interesse ha l’assunzione di Maria per la nostra salvezza?  Costituisce un motivo di esultanza, di incoraggiamento, di conforto e di speranza per la nostra salvezza e risurrezione gloriosa. Il sapere che Maria è stata salvata e glorificata in maniera così meravigliosa e nel contempo il saperla nostra avvocata e intermediaria, sotto Cristo presso il Padre nello Spirito Santo, per la nostra salvezza, è motivo che irrobustisce la nostra fede e la nostra gratitudine a Dio, la nostra volontà di farci santi e di rispondere in pienezza alla volontà di Dio, di essere totalmente a suo servizio per la sua gloria e la salvezza dei fratelli.

Il dogma dell’Assunta presenta una particolare difficoltà, che consiste nell’obbligo che ci viene fatto di immaginare e raffigurare quel corpo femminile, dal quale la castità ci ordina, in date circostanze di distogliere lo sguardo. Ma il dogma invece ci dà la grazia di contemplarlo con purezza di cuore. D’altra parte, questo dogma è motivo di fierezza per la donna, che non deve vergognarsi del suo corpo; nasconderlo sì, ma solo per impedire la concupiscenza maschile. Invece nella luce dell’eden e nella grazia di Cristo lo può mostrare come segno ed espressione della sua spiritualità.

Il mistero dell’Assunta è ricco di insegnamenti che ci aiutano ad operare la conciliazione fra elementi, princìpi, inclinazioni e fattori che nella vita presente si trovano in contrasto fra loro, per cui ci creano vergogna, sensi di colpa, irritazione, disagio e sofferenza[4], ci stimolano all’empietà e alla bestemmia e non sappiamo come conciliare. Infatti Maria con l’equilibrio perfettissimo della sua persona, con la perfetta conciliazione in lei della carne e dello spirito, del senso e dell’intelletto, dell’istinto e della volontà, della nudità e dell’abbigliamento, della fruizione e della rinuncia, del rapporto dell’uomo con la donna, ci mostra con la sua assunzione al cielo quella che è la conciliazione fra lo stato edenico, quello attuale di natura decaduta e redenta e quello futuro di natura risorta e gloriosa.

Nella vita presente non sappiamo come conciliare lo spirito con la carne, il piacere fisico con quello spirituale, la nudità con l’abbigliamento, l’uomo con la donna. La meditazione e l’imitazione del mistero dell’Assunta ci illumina sul significato di questi valori, e ci mostra come metterli d’accordo in quella sintesi che corrisponde alla volontà divina originaria, redentrice ed escatologica per l’unità interiore ed esteriore della nostra personalità fatta di spirito e di corpo, per la concordia della società fatta di uomini e di donne e per la nostra comunione con Dio creatore, redentore, salvatore e glorificatore della nostra anima e del nostro corpo.

Il dogma dell’assunzione smentisce inoltre l’antica convinzione pagana e presente anche nell’agiografo della Bibbia, secondo la quale il corpo femminile è un corpo maschile difettoso, per cui, siccome nella risurrezione gloriosa non ci saranno difetti, la donna deve e diventare maschio. Viceversa, il dogma mostra chiaramente che il corpo femminile ha perfezioni, per esempio le mammelle, che il maschio non ha. La Madonna in cielo è più che mai donna, meglio ancora di come lo è stato sulla terra.

Inoltre la pari dignità e mutua reciprocità del corpo maschile e femminile insegnate dal dogma erano già state insegnate dai progressi della biologia, che nel sec. XIX scoprì nell’ovulo femminile il contributo essenziale proprio della donna alla costituzione ontologica del figlio. In precedenza, infatti, ignorando il detto contributo, si credeva che nella generazione l’intero individuo provenisse dal maschio, mentre l’utero femminile si limitava a svolgere la funzione meramente passiva di un vaso riempito da ciò che proveniva dal maschio, ossia l’intero individuo che si pensava già tutto implicitamente e microscopicamente presente nel seme maschile.

Inoltre, il fatto del dominio dell’uomo sulla donna e quindi la tesi dell’inferiorità della donna erano considerati cose naturali e non si aveva prestato attenzione al fatto che in realtà sono conseguenze del peccato (Gen 3,16) e non furono affatto voluti da Dio nel piano originario della creazione, che al contrario prevedeva l’unione sì da formare una sola carne.

Il vivente mortale e il vivente immortale.

Per sapere se Maria ha lasciato questo mondo morendo o in altro modo, dobbiamo ricordare che cosa è la morte.  Essa è la cessazione o la perdita della vita nella sostanza materiale vivente, composta di anima e corpo, pianta, animale e uomo. È il momento nel quale il corpo, corrotto o per un motivo traumatico o per malattia o per vecchiaia, non è più animabile o governabile dall’anima, per cui essa cessa di informarlo ed animarlo, per cui il corpo si disgrega, si disorganizza, si decompone, si dissolve nei suoi elementi chimici che lo componevano e lo organizzavano.

Con la morte il vivente perde la sua esistenza, giacchè per lui l’esistere coincideva col suo vivere, per cui di un defunto diciamo che non c’è più, non esiste più, anche se la sua anima continua a vivere senza il corpo. Ma l’anima non è l’uomo o la persona; è solo una parte della persona. Restano eventualmente il cadavere o comunque, nel caso che il corpo sia stato smembrato o dilaniato, restano le parti del suo corpo o al limite restano alcune reliquie o i componenti chimici del suo corpo, quella materia che la Bibbia chiama «polvere».

La questione della morte riguarda evidentemente i viventi, giacchè la morte è la fine della vita. Non è la semplice assenza di vita. È vero che un sasso o un atomo non vive, ma non diciamo che sia morto, perché non ha perduto la vita: esso non la possiede per essenza. La vita c’è laddove nella sostanza materiale c’è l’anima: nelle piante, negli animali e nell’uomo. Ma essa esiste anche di più negli spiriti: nella stessa anima spirituale, negli angeli e in Dio.

Tuttavia la vita e l’anima che ne è il principio nei viventi infraumani è mortale; invece laddove c’è lo spirito la vita è immortale. Nell’uomo muore il corpo. Ma non l’anima. L’anima dei viventi infraumani, che non è spirituale, ma è materia sottile, sorge o sale dalla materia, è mortale e si estingue al momento della morte tornando alla materia dalla quale proviene. Essa si può dire immateriale, per la sua sottigliezza rispetto alla materia densa dei non viventi, ma non è spirituale. Assomiglia allo spirito per il suo potere di organizzare la materia densa, ma essa stessa non assurge al livello dello spirito. Il lupo conosce l’agnello come agnello, ma non è capace di formare il concetto dell’agnello, ossia di astrarre l’essenza universale dal singolo agnello. La gnoseologia di Ockham e di Hume descrive la conoscenza animale, non quella umana.

Proprietà dell’anima sia umana che infraumana è quella di essere un principio attivo, direttivo e informatore che dà vita al corpo, lo organizza e fa compiere alla materia attività che da sè non sarebbe capace di compiere.  C’è però una differenza essenziale fra l’anima umana e quella infraumana, e cioè che mentre la prima è spirito e quindi immortale, la seconda non è del tutto indipendente dalla corporeità, ma rientra nel mondo dei corpi, benchè assomigli allo spirito nell’attività vitale. Per questo essa ha un’esistenza limitata nel tempo, mentre l’anima umana, benché eserciti un’attività vivificante limitata nel tempo, perdura per sempre.

Dunque lo spirituale è immateriale; ma non sempre l’immateriale è spirituale. E questo perchè la realtà creata è divisa in due classi di enti: i corpi, fatti di materia e forma e gli spiriti che sono pure forme, gli angeli. In mezzo c’è l’uomo, che è composto di spirito e corpo. E questa divisione di enti è anche dogma di fede definito dal Concilio Lateranense IV del 1215 (Denz.800).

I viventi materiali, a parte l’uomo, sembrerebbero essere una terza categoria fra i corpi e gli spiriti, per cui l’immateriale sembrerebbe interporsi fra il materiale e lo spirituale. Invece, benchè l’immateriale sembri avere affinità con lo spirito, esso dev’essere ricondotto al materiale, cioè al corporeo. È però un corporeo sottile che domina il corporeo denso.

Qui abbiamo la sostanza composta, mentre lo spirito è sostanza semplice. Ora, essendo la morte decomposizione del composto, ecco perchè le anime infraumane sono mortali, mentre l’anima umana è immortale. Tuttavia l’uomo muore perchè una parte del suo essere è materiale.

L’anima umana è immortale; quella degli animali e delle piante è mortale. Che significa questa tesi? È una tesi filosoficamente dimostrabile, ma è anche dogma di fede definito dal Concilio Lateranense V del 1513. Esso significa che l’anima umana al momento della morte non segue, come negli animali e nelle piante, la sorte del corpo che si dissolve, ma mantiene intatto il suo essere, sopravvive alla morte del corpo e continua ad esistere o sussistere per sempre da sé, per il momento separatamente e indipendentemente dal corpo che si è dissolto, ma, come insegna il Concilio Lateranense IV del 1215, in attesa di riprendere il proprio corpo alla Parusia di Cristo. Così infatti si esprime il Concilio:

«Cristo verrà alla fine del mondo per giudicare i vivi e i morti e per rendere a ciascuno secondo le sue opere, sia ai reprobi che agli eletti, i quali tutti risorgeranno con quello stesso corpo che hanno adesso» (Denz.801).

Dunque le anime dei defunti, siano in paradiso o all’inferno o in purgatorio, sono in attesa di riprendere il proprio corpo alla fine del mondo. Da qui vediamo come la tesi di Rahner secondo cui tutti al momento della morte siamo assunti in cielo come la Madonna è assurda ed eretica. Assurda, giacchè, se l’assunzione al cielo in anima e corpo avviene immediatamente dopo la morte, che cosa ci sta a fare la salma nel sepolcro e che senso ha il culto dei morti?  Eretica perché l’assunzione di Maria è un privilegio unico della Madonna. Se fosse sorte comune, ch bisogno c’era di definire un dogma apposta per la Madonna? Ed oltre a ciò, che ne è del purgatorio, che è un periodo di purificazione e di espiazione dell’anima in attesa di salire in paradiso?

Nel caso unico di Maria il concetto di morte dev’essere adattato al suo caso. La sua morte infatti non ha tutte le caratteristiche della morte. Da qui l’incertezza e i contrasti fra mariologi se Maria è morta o non è morta. Per questo alcuni preferiscono parlare di dormizione anziché di morte. Ma anche questo termine non pare adeguato, perché il dormire suppone un certo periodo di tempo nel quale si dorme. Invece Maria è passata direttamente da questa vita al paradiso senza un intervallo di tempo, ma in un istante. Il suo cuore non ha cessato di battere, ma si è trasfigurato nel cuore del corpo glorioso.

Che il corso della vita terrena di Maria abbia avuto un termine, ciò comunque fa pensare alla morte. Del resto, avrebbe mai potuto vivere per sempre quaggiù? Dunque Maria per volontà di Dio ha assunto sotto questo punto di vista le conseguenze del peccato, benchè immacolata. Ma resta misteriosa la causa dell’interruzione del corso della sua vita. Non può essere stato un termine causato dalla corruzione della natura, ma causato direttamente da Dio stesso.

Così pure non possiamo immaginare Maria morire nella decadenza della vecchiaia. Nulla escludeva che ella potesse morire per una causa traumatica, come è successo a Gesù. Non sappiamo a quale età sia morta. La troviamo nel cenacolo con gli apostoli il giorno di Pentecoste e certo doveva avere un’età avanzata. Non sappiamo però a quale età. Non conviene pensare che abbia conosciuto la decadenza della vecchiaia.

Maria ha subìto qualcosa di simile alla morte, ma nel contempo qualcosa di più vicino alla vita. Non c’è stata una separazione dell’anima dal corpo. L’anima è rimasta unita al corpo, ma c’è stato solo un mutamento istantaneo di condizione spirituale: il passaggio dall’esercizio della fede alla visione beatifica. Ciò che comunemente accade a ogni persona che muore in grazia, ossia l’acquisto della visione da parte dell’anima separata, l’anima di Maria lo ha acquistato continuando ad animare il corpo. Dio le ha risparmiato la corruzione fisica che conduce alla morte così come le sofferenze che ordinariamente precedono questo evento.

Un mistero è anche l’abito del quale Maria era rivestita al momento del transito[5]. Che ne è stato poi in cielo di quel vestito? È possibile che sia salita in cielo con quell’abito? O avrà assunto una nuova veste? D’altra parte non possiamo immaginare Maria senza alcun abito, benchè esso sia legato alla natura decaduta.

La veste, cime ci dice San Paolo, è anche simbolo della grazia. In tal senso viene spontaneo pensare Maria rivestita di Cristo, come si esprime San Paolo.

Esiste una bella tradizione pittorica, si pensi per esempio a Tiziano, che ci mostra Maria salire al cielo avvolta in splendide vesti. Ma è chiaro che qui non riusciamo ad uscire da questa rappresentazione. Che cosa effettivamente sia successo per noi è un mistero, perchè è ridicolo immaginare un beato in cielo con lo stesso abito che usava qui sulla terra. D’altra parte l’abito è nato come protezione dalla concupiscenza conseguente al peccato originale. Ma che succede quando l’esistenza è quella dell’innocenza edenica?

Fine Prima Parte (1/3)

P. Giovanni Cavalcoli

 Fontanellato, 8 luglio 2025

 


Nel caso unico di Maria il concetto di morte dev’essere adattato al suo caso. La sua morte infatti non ha tutte le caratteristiche della morte. Da qui l’incertezza e i contrasti fra mariologi se Maria è morta o non è morta. Per questo alcuni preferiscono parlare di dormizione anziché di morte. 

Che il corso della vita terrena di Maria abbia avuto un termine, ciò comunque fa pensare alla morte. Del resto, avrebbe mai potuto vivere per sempre quaggiù? Dunque Maria per volontà di Dio ha assunto sotto questo punto di vista le conseguenze del peccato, benchè immacolata. Ma resta misteriosa la causa dell’interruzione del corso della sua vita. Non può essere stato un termine causato dalla corruzione della natura, ma causato direttamente da Dio stesso.

Maria ha subìto qualcosa di simile alla morte, ma nel contempo qualcosa di più vicino alla vita.

Immagine da Internet: Maria Assunta, Tiziano, Venezia 



[1] La certezza e la considerazione di questa verità è così inferiore presso gli ortodossi rispetto a quella che abbiamo noi cattolici. Ciò ha nuociuto alla loro spiritualità che è rimata ferma a un certo misoginismo che noi cattolici abbiamo superato. Si pensi solo al Monte Athos, che proibisce l’accesso alle donne. Una realtà del genere per noi cattolici sarebbe inconcepibile. Teniamo presente che il tenere lontano le donne porta come conseguenza la perdita di contatto anche con le famiglie e con i bambini. Quale differenza con la tradizione monastica latina, che nei secoli ha dato origine ad un’infinità di nuclei urbani!

[2] Maria Valtorta ci ha lasciato la visione che ha avuto del transito della Madonna, una descrizione che riflette la finezza della sua anima, anche se si tratta di semplice rivelazione privata.

[3] Come si sa, la casa della Madonna ad Efeso fu trovata su indicazioni ricevute miracolosamente da Caterina Emmerick.

[4] Fino a far gridare a San Paolo: «chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7,24).

[5] Particolarmente toccante è la reliquia della cintura che Maria lasciò all’apostolo Tommaso e che è conservata nel duomo di Prato.

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