Per una Pasqua di pace e di speranza
Ricordiamo insieme la Pasqua
Nell’approssimarsi della Pasqua offro ai Lettori queste mie riflessioni contando che siano di loro gradimento, ed accompagnandole con i miei più sinceri auguri di pace in questo mondo minacciato dalla distruzione nucleare e di speranza nell’Anno Santo della Speranza.
La ricorrenza della Pasqua ha un significato altissimo nell’orizzonte del dialogo interreligioso. Infatti nel momento in cui questo dialogo ci rende coscienti dell’esser tutti già come semplici uomini e donne fratelli e figli di Dio, nella diversità delle varie religioni, come spesso ha ripetuto il Papa, ci dà occasione di ricordare con gioia e gratitudine a Dio che la prova storica e tangibile della superiorità della religione cristiana sulle altre religioni è data dal fatto che il suo Fondatore Gesù Cristo, come attestano le testimonianze evangeliche, ha risorto se stesso da morte, dando prova della sua divinità e, come narrano gli Atti degli Apostoli (At 1, 3-8), in una serie di apparizioni per la durata di quaranta giorni, ha dato agli Apostoli le sue ultime disposizioni concernenti la loro missione: «Avrete forza dallo Spirito Santo che discenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Galilea e la Samaria, fino agli estremi confini della terra» (v.8).
La testimonianza degli Apostoli consiste poi, come sappiamo, nell’annunciare a tutto il mondo la possibilità inaudita di diventare figli di Dio, ad immagine del Figlio di Dio incarnato Gesù Cristo, una figliolanza, dunque, che si aggiunge e supera quella naturale e dà all’uomo con la grazia la possibilità di diventare, come dice San Pietro, partecipi o consorti della natura divina.
Ora nessuna religione tranne la religione cristiana, offre all’uomo la prospettiva di diventare figlio di Dio ad immagine del Verbo incarnato, con la prospettiva della risurrezione del corpo.
Il cristianesimo mostra dunque sia per l’anima umana che per il corpo una stima altissima e nel contempo una misurata considerazione, quale non si trova nelle altre religioni: stima quasi infinita, dando all’anima la possibilità di fruire della vita divina e al corpo maschile e femminile un’immortalità gloriosa; misurata e moderata considerazione, che non fa di quelle due componenti della persona degli idoli al posto di Dio, ma le riconosce umilmente nella loro limitatezza creaturale.
Motivo di grande gioia per tutti i cristiani quest’anno è la circostanza benedetta, vero dono e segno della bontà divina, di poter celebrare tutti la Pasqua nello stesso giorno, cosa mai accaduta finora a causa del millenario dissenso circa la data della Pasqua fra la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale, quasi presagio di pacificazione, conciliazione e mutua comprensione fra Occidente ed Oriente, oggi drammaticamente divisi, come testimonia la guerra in Ucraina, l’uno contro l’altro armato e di armi il cui uso li distruggerebbe entrambi.
Il dramma del mondo ortodosso
Il nostro pensiero fraterno e accorato va in modo particolare al nobile mondo ortodosso, oggi come non mai diviso in se stesso, a causa del gravissimo ed inaudito contrasto sorto tra i due principali esponenti dell’Ortodossia, il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e il Patriarca di Mosca Cirillo, contrasto sorto per il fatto che mentre Cirillo ha approvato e benedetto come «guerra santa» l’aggressione ed invasione russa dell’Ucraina, Bartolomeo, con la grande maggioranza del mondo ortodosso, l’ha fermamente e sdegnosamente condannata. Dove è andata a finire la gloria della Terza Roma? Che ne è del primato di Costantinopoli sulle Chiese ortodosse?
Quello che sta succedendo oggi in Ucraina sono gli estremi frutti amarissimi della sciagurata separazione di Costantinopoli da Roma nel 1054, con l’ulteriore separazione, la cosiddetta «autocefalìa» di Mosca da Costantinopoli nel 1589.
Vorranno davanti a questa disastrosa situazione, Cirillo, Bartolomeo insieme con tutto il mondo ortodosso, prender coscienza delle conseguenze ultime e logiche della loro separazione da Roma? Vorranno allora comprendere che tutto ciò è la tragica conseguenza ultima del loro essersi orgogliosamente separati da Roma in nome di un primato o di un’autonomia che si sono arbitrariamente attribuiti senza alcun fondamento né ragionevole né evangelico né tradizionale, né patristico, né canonico, rendendosi schiave del potere dei sovrani e dell’egocentrismo nazionalistico, prive del fondamento e del principio cristiano dell’unità e della concordia ecclesiali?
Oggi la Chiesa di Cristo nelle sue componenti cattolica, ortodossa e protestante soffre per un duplice male; uno a livello sincronico, ovvero spaziale o territoriale, la contrapposizione ed esclusione fra aree geografiche o nazionali occupate da cristiani avversi gli uni agli altri, e uno a livello diacronico, concernente il tempo e la storia, consistente nel contrasto fra passatisti e modernisti, come se il vero progresso non supponesse la continuità e la permanenza delle medesime verità, ma la discontinuità o la rottura.
Si deve rompere col peccato, non con la tradizione e la verità. Qui deve valere la fedeltà e la continuità. Se no, non si ha il progresso ma il tradimento, la falsificazione e l’apostasia.
Si tratta di conoscere meglio la stessa immutabile verità, non di cambiarla. La diversità non va confusa con la contrapposizione, perchè invece essa è principio di integrazione reciproca, di scambio e di mutua complementarità e quindi di comunione e di unità.
La vera Europa
La vera Europa non è l’UE. Questa è una costruzione fallace del razionalismo ed esoterismo massonici anticristiani, acidamente chiusa alle ricchezze spirituali della Santa Russia bizantina e della Madonna di Vladimir, Europa che invece è la metà orientale dell’Europa, come ci ha ricordato più volte San Giovanni Paolo II.
La vera Europa, garanzia di pace e motivo di speranza per l’umanità, è l’Europa delle radici cristiane, sorta dalle missioni partite da Roma, l’Europa della civilizzazione benedettina, l’Europa dei diritti umani universali, inviolabili ed immutabili, non quelli inventati dall’illuminismo liberale, ma quelli che sono basati sulla ragione naturale, sul decalogo mosaico e sulla legge evangelica della libertà, uguaglianza e fraternità.
Ricordiamo inoltre quest’anno il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, motivo in più per la promozione dell’unità e comunione tra cattolici ed ortodossi. In quell’anno memorabile il Papa San Silvestro dette il suo placet ai decreti del Concilio, mentre tutto il gregge di Cristo, dall’Occidente all’Oriente, era a lui unito e soggetto. Come nei secoli seguenti schiere di missionari sotto la guida di Roma avrebbero evangelizzato l’Europa se non insegnando il Credo di Nicea?
Come non vedere allora in questo anniversario benedetto un appello divino ai fratelli ortodossi a tornare a ricostituire il legame vitale con Roma, a vedere nel Romano Pontefice il dottore e custode della verità, il Pastore universale, il principio dell’unità e della concordia, il promotore della libertà evangelica?
Cristo ha previsto la costituzione di un solo gregge sotto un solo pastore, ossia Lui. Ci può essere infatti un gregge unito senza il pastore che lo unisca? Può essere unito il gregge di Cristo senza Pietro, incaricato da Cristo di guidare a nome il gregge?
Anche il pagano Aristotele aveva capito che una moltitudine non si unisce da sé, ma che occorre un capo che la unisca mediante i suoi ordini. Quando il capo manca o è negligente, ecco la dispersione, la confusione, l’anarchia, la disobbedienza, l’indisciplina, il conflitto, il disordine, l’ingiustizia.
La guerra in Ucraina è un’occasione di riflessione per i nostri fratelli ortodossi. Siamo loro vicini nella comprensione, nella compassione, nella premura, nella preghiera, nella carità, per aiutarli a ritrovare il principio dell’unità, e nel rispetto delle loro ricchezze spirituali, nonchè nell’accoglienza dei doni che lo Spirito Santo ha loro elargito ed elargisce.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 13 aprile 2025
Grazie Padre! Parole sempre giuste e coraggiose che vanno al punto senza indugiare. Non sapevo della Pasqua coincidente tra noi e gli Ortodossi, Con i 1700 anni del Credo niceno e l'anno del Giubileo, questa é davvero una Pasqua da ricordare. Sarebbe bello se il mondo cominciasse a fare la pace e ogni capo di governo a essere fratello con i suoi omologhi. Buona Pasqua anche a Lei Padre!
RispondiEliminaCaro Alessandro,
Eliminaritengo che questa bella coincidenza, che accumuna tutti noi cristiani attorno a Cristo Risorto, al di là di tutte le differenze che ci dividono, sia una grande dono della Provvidenza, che ci incoraggia e ci consola in questo momento drammatico della storia, nel quale, nonostante la venuta del Concilio Vaticano II come promotore di pace, sentiamo più che mai dolorosamente i contrasti e i conflitti provocati dalle forze del male. Tuttavia il dono di Dio ci mantiene nella speranza e ci rende sopportabile la prova.
Ringrazio per gli auguri pasquali e ricambio nella preghiera.
Cari e santi auguri di Buona Pasqua, Padre. Grazie per gli articoli e per le risposte. Francesco Orsi
RispondiEliminaCaro Francesco, ringrazio di cuore per gli auguri, che ricambio nella preghiera.
EliminaCarissimo P. Giovanni leggendo il suo articolo mi sono venute in mente le parole di Nostro Signore che rivolge al Padre affinché: "Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato". (Gv 17,21) Purtoppo questa unità e comunione originaria nel corso dei secoli a causa delle eresie e degli scismi avvenuti nella Chiesa, causa anche di tante guerre tutt''ora in atto, come ci ricorda Papa Francesco : “La nostra divisione è di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura”. Mi auguro che con l'aiuto e la presenza dello Spirito Santo che continua ad animare la nostra Chiesa che questa unità un giorno si ricomponga perché in Cristo siamo tutti fratelli e sorelle e figli di un unico Padre celeste. Con questi pensieri auguro a lei e alla sua comunità di Fontanellato una Santa e serena Pasqua nel Signore risorto.
RispondiEliminaDon Vincenzo
Caro Don Vincenzo,
Eliminaperché noi cattolici possiamo essere credibili davanti al mondo bisogna che facciamo due cose.
Innanzitutto bisogna assolutamente risolvere l’attuale conflitto tra passatisti e modernisti unendoli secondo le qualità proprie degli uni e degli altri, che sono il senso della tradizione nei passatisti e l’interesse per il progresso nei modernisti, liberando gli uni e gli altri dai difetti loro propri: il conservatorismo nei passatisti e l’evoluzionismo nei modernisti.
La seconda cosa da fare è orientare le attività ecumeniche ad aiutare i Fratelli separati a raggiungere la piena comunione con la Chiesa Cattolica. Questa finalità dell’ecumenismo è esplicitamente dichiarata nell’Unitatis Redintegratio, ma purtroppo l’ecumenismo che di fatto si è predicato finora ha trascurato questo elemento essenziale e per questo non arriva a nessuna conclusione e si trova in una situazione di stallo, quando non viene favorito il relativismo e l’indifferentismo.
Grazie per gli auguri pasquali, che ricambio nella preghiera.
Buona Pasqua Padre Giovanni e un ringraziamento per tutte le riflessioni che continua a condividere tramite il suo Blog. 🙂
RispondiEliminaCaro Anonimo,
Eliminaringrazio per gli auguri e ricambio nella preghiera.
Caro p. Cavalcoli,
RispondiEliminaÈ davvero ammissibile (in senso letterale) la sua espressione in questo articolo): "...la Chiesa di Cristo nelle sue componenti cattolica, ortodossa e protestante..." ?
Caro Dino,
Eliminaio mi rifaccio al concetto di Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II. Si tratta certamente di una novità, che tuttavia è in continuità col concetto tradizionale di Chiesa. Di che cosa si tratta? Si tratta del fatto che la Chiesa Cattolica col Concilio ha compreso che la Chiesa fondata da Cristo è certamente la Chiesa Cattolica, la quale però ammette diversi gradi di comunione con la stessa Chiesa Cattolica, da parte di Fratelli cristiani, i quali, secondo diversi gradi, non sono in piena comunione con la Chiesa Cattolica, e tuttavia appartengono alla Chiesa di Cristo, perché posseggono alcuni elementi che la caratterizzano, anche se non tutti. E questi Fratelli sono soprattutto gli Ortodossi e i Protestanti.
Secondo il Concilio essi fanno già parte della Chiesa di Cristo, benchè non siano in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Per questo il Concilio, nel documento sull’ecumenismo, dice che questi Fratelli, che hanno già in comune con noi alcuni valori essenziali della Chiesa di Cristo, sono chiamati ad entrare nella piena comunione con la Chiesa Cattolica.
Potremmo dire, in base a questo nuovo concetto di Chiesa, che la Chiesa di Cristo è un’area spirituale più vasta della Chiesa Cattolica, la quale è la pienezza della Chiesa di Cristo e tuttavia, al di fuori della Chiesa Cattolica, esistono dei cristiani, che come tali appartengono alla Chiesa di Cristo.
Ciò che lei dice è un'eresia già esplicitamente condannata da Pio XI nell'enciclica Mortalium Animos.
EliminaCaro Davide,
Eliminal’enciclica di Pio XI esprime una dottrina di grande saggezza, che andrebbe ricordata anche oggi, perché mette in guardia contro certi pericoli di un falso ecumenismo promosso di modernisti. È molto bella e anche commovente la chiamata ai Fratelli separati alla comunione col Padre comune, che è il Romano Pontefice.
Molto interessante è anche il fatto che questi Fratelli, per poter essere in piena comunione con Cristo devono correggere i loro errori, ascoltando la Chiesa Cattolica nella quale c’è la pienezza della verità. Per quanto riguarda l’appartenenza alla Chiesa, il Papa contrappone semplicemente la comunione con la Chiesa allo stare fuori dalla Chiesa.
Papa Pio XI non affronta un tema che invece è la novità dell’ecclesiologia del Vaticano II, e cioè i gradi di appartenenza alla Chiesa. Infatti il Concilio Vaticano II prende nota dell’esistenza di Chiese cristiane non cattoliche. Questa distinzione suppone evidentemente un concetto di Chiesa cristiana o Chiesa di Cristo all’interno della quale c’è la Chiesa Cattolica e le altre Chiese non cattoliche, ma cristiane.
Il Concilio insegna che la distinzione tra Chiese non cattoliche e Chiesa Cattolica si fa secondo i gradi di appartenenza alla Chiesa Cattolica, nella quale c’è la pienezza della verità. Nelle altre Chiese le verità decrescono gradualmente ed aumentano gli errori.
Un’altra cosa da notare, che fu esplicitamente e successivamente insegnata da un documento della CDF, è che per il Concilio la Chiesa di Cristo è la Chiesa Cattolica e la Chiesa Cattolica è la Chiesa di Cristo, per dire che la Chiesa perfettamente cristiana è solo la Chiesa Cattolica, ma il Concilio insegna che le altre Chiese non cattoliche fruiscono di una comunione parziale con la Chiesa Cattolica, per cui l’ecumenismo consiste nell’aiutare i Fratelli separati a raggiugere la piena comunione con la Chiesa Cattolica.
Tutta questa dottrina non è presente nell’enciclica di Pio XI, ma essa ne consente tutto lo spazio, che appunto è stato riempito dal Concilio Vaticano II. Dunque, nessuna contraddizione, ma progresso nella continuità, come amava dire Benedetto XVI.