Una puntualizzazione nei confronti
di Alessandro Minutella e Marco di Codigoro
A proposito della questione del Papa eretico
Sono venuto a sapere da una trasmissione di ieri di Minutella[1], che un certo Marco gli ha riferito di avere avuto una discussione con me, nel corso della quale lo avrei accusato di essere eretico, senza portargli alcuna ragione.
Faccio notare che io, docente emerito di teologia dogmatica, prima di arrivare a notare di eresia una persona, rendendomi ben conto della gravità di questa nota, lo faccio solo dopo accurate ricerche e fornendo le prove.
Inoltre faccio presente che sulla grave questione della natura dell’eresia, del modo di riconoscerla e di confutarla, ho pubblicato nel 2006 un libro apposta dal titolo La questione dell’eresia oggi, per le edizioni VivereIn di Monopoli (Bari).
Al riguardo ripeto in questa sede la motivazione della mia nota di eresia nei confronti di Marco di Codigoro. Gli ho fatto presente che chi accusa di eresia un Papa nell’esercizio del suo ministero di Maestro della fede è a sua volta eretico[2]. Marco infatti aveva citato il documento di Papa Francesco, Amoris Laetitia, e il documento del DDF, Fiducia Supplicans, accusando questi documenti di eresia.
Ora, questi documenti indubbiamente non comportano definizioni ex-cathedra, ma ciò non vuol dire che possano contenere un falso in materia di fede e di morale.
Infatti nel mio libro Progresso nella continuità, Fede&Cultura, Verona 2011, commentando la Nota Esplicativa della CDF alla Lettera Apostolica Ad Tuendam Fidem del 1998, di San Giovanni Paolo II[3], ho ripreso la dottrina insegnata da quel Documento, secondo la quale l’autorità dottrinale pontificia si esprime in tre gradi di verità.
Il I Grado comporta la definizione ex-cathedra, della quale parla il Concilio Vaticano I. Invece la Nota della CDF aggiunge gli altri due gradi inferiori, nei quali il Sommo Pontefice continua ad insegnare la verità di fede o connessa con la fede.
Per questo il Magistero Pontificio è verace non soltanto al I Grado, ossia quello delle definizioni ex-cathedra, ma anche ai due livelli inferiori.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 2 Settembre 2024
Immagine da Internet: San Pietro
[1] Minuti: da 52.09 a 54.58: https://www.youtube.com/live/c7gx-jgwUo4
[2] Mia Mail del 26 agosto u.s.: “Caro Marco, ti faccio presente che chi accusa un Papa di eresia è a sua volta eretico. Tu non sei scomunicato in senso canonico, ma di fatto non sei in comunione con la Chiesa. Perchè tu possa essere veramente cattolico e in reale comunione con la Chiesa, occorre che tu ritiri la tua nefanda accusa di eresia al Papa. P.Giovanni”.
[3] https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html
La presente raccolta comprende tre documenti concernenti la Nuova formula della «Professione di Fede»:
- Il testo della « Professione di Fede e del Giuramento di fedeltà nell'assumere un ufficio da esercitare a nome della Chiesa », pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il 9 gennaio 1989 (AAS 81 [1989] 104-106).
- Il testo della Lettera Apostolica in forma di Motu proprio di Giovanni Paolo II «Ad tuendam fidem», pubblicata su «L'Osservatore Romano» del 30 giugno - 1 luglio 1998, con la quale vengono inserite alcune norme nel Codice di Diritto Canonico e nel Codice dei Canoni delle Chiese orientali, al fine di adeguare la normativa e le sanzioni canoniche a quanto stabilito e prescritto dalla suddetta Formula della «Professione di Fede», specialmente in relazione al dovere di aderire alle verità proposte dal magistero della Chiesa in modo definitivo.
- Il testo della «Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professione di Fede», resa pubblica dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e comparsa su « L'Osservatore Romano» del 30 giugno -1 luglio 1998, allo scopo di spiegare il significato e il valore dottrinale dei tre commi conclusivi, che si riferiscono alla qualificazione teologica delle dottrine e al tipo di assenso richiesto ai fedeli.
Dunque quando Jorge Mario Bergoglio dice che "tutte le religioni sono uguali" è Magistero anche se non pronunziato "ex-cathedra".
RispondiEliminaCome mai nessun teologo ha avuto il coraggio di dire che Bergoglio ha detto qualcosa contrario al Vangelo?
Caro Anonimo, mi citi la fonte documentaria ufficiale: dove e quando il Papa avrebbe detto "tutte le religioni sono uguali"?
EliminaManca una parte del ragionamento: sarebbe eretico il Succi *SE* Bergoglio fosse vero papa…
RispondiEliminaSaluti, codino
Caro Anonimo, dal momento che Francesco è veramente Papa, risulta che chi considera eretico il Papa è a sua volta eretico.
EliminaPadre: Il concilio di Costantinopoli III (681) condannò Papa Onorio per aver negato una volontà umana a Cristo. Tagliava la sua umanità.
RispondiEliminaPertanto, il concilio di Costantinopoli III ha condannato Papa Onorio per eresia.
Quindi, il concilio di Costantinopoli III ha commesso eresia...
Sembra una cosa ridicola...
Caro Anonimo: è vero che il III conc. di Costantinopoli, sesto degli ecumenici, ponendo fine alle discussioni allora esistenti, fa sua la Lettera dogmatica del Papa sant'Agatone e così dichiara eretica la dottrina Monotelita e condanna come eretico il Papa Onorio, ma questa condanna è un fatto dogmatico soggettivo che resta fuori dalle mura dell'infallibilità conciliare.
EliminaCaro Anonimo,
Eliminala questione che lei solleva è veramente molto seria, un caso più unico che raro nella storia del magistero pontificio.
Effettivamente Papa Onorio fu condannato dal Concilio Costantinopolitano III del 681. Tuttavia nel 682, Papa San Leone II dette una interpretazione della sentenza conciliare, che risolse definitivamente la questione, rimproverando Onorio, non in senso dottrinale, ma accusandolo di essere stato negligente nel frenare l’eresia monotelita.
Riguardo a questo argomento le riporto il giudizio espresso dal sito Cathopedia: https://it.cathopedia.org/wiki/Papa_Onorio_I :
“Nel corso della sua vita Onorio favorì la formula proposta dall'imperatore Eraclio, allo scopo di portare ad una riconciliazione tra i monofisiti e i cattolici, che sostenevano che Cristo aveva compiuto la sua opera di redenzione, come manifestazione della sua volontà come Dio-uomo. Per questo motivo, più di quarant'anni dopo la sua morte, subì l'anatema assieme ad altri eretici monoteliti, da parte del Concilio di Costantinopoli III (sesto concilio ecumenico).
Questa condanna venne in seguito confermata da Leone II, come è stato abbondantemente dimostrato dalle prove ineccepibili del contenzioso di Baronio e Bellarmino.
Questo anatema divenne in seguito uno dei principali argomenti contro l'infallibilità papale, nella discussione che si sviluppò nel Concilio Vaticano I del 1870.
Il problema venne superato considerando come nello stesso Concilio di Costantinopoli III, insieme alla condanna di Onorio, vennero accettate le definizioni dogmatiche espresse da papa Agatone con l'"autorità del successore di Pietro" in una lunga lettera, in cui si affermava enfaticamente (ricordando Onorio) che la Chiesa Apostolica di San Pietro non era mai caduta in errore. Da questi due diversi atti si può dedurre come i padri conciliari a Costantinopoli (compresi i legati papali) non considerassero (a meno di autocontraddirsi) la risposta di Onorio sull'argomento come un qualcosa di "dogmatico" e definitivo, e cioè, usando un linguaggio moderno, un'affermazione "ex cathedra" infallibile del papa.”
Caro Milo,
Eliminavedo con piacere che lei riconosce che Papa Onorio non è uscito dal terreno dell’ortodossia. Papa San Leone II, infatti, non fece una questione di dottrina, ma semplicemente lo rimproverò di negligenza nel porre freno all’eresia.
Devo tuttavia farle notare che lei non si esprime con esattezza parlando di fatto dogmatico soggettivo, perché appunto non c’era in gioco il dogma, ma si trattava solo di una questione pastorale.
Per l’intervento di San Leone, vedi Denz. n. 560.