Il rapporto
tra natura e grazia: distinzione senza separazione[1]
Un testo di
Tomas Tyn
Mia
introduzione
a) I termini
del problema
Il rapporto
tra natura e grazia corrisponde a quello che con la teologia scolastica
medievale si cominciò a chiamare rapporto fra «ordine naturale» ed «ordine
soprannaturale», sebbene l’espressione «soprannaturale» non si trovi nella
Scrittura. Ma chiarissimo e importantissimo è il concetto espresso da quel
termine: il mondo della grazia e dei «magnalia Dei», le opere del Signore,
superiore al livello ontologico della creatura naturale, mondo misterioso,
sconfinato e meraviglioso appartenente all’ambito del divino, che trascende la
natura umana e le sue più alte aspirazioni naturali.
Il rapporto
fra natura e grazia è simile altresì al rapporto fra la grazia e il libero
arbitrio, in quanto potere della volontà, che è facoltà della natura umana. Al
rapporto grazia-libero arbitrio potrebbe fare da pendant il rapporto rivelazione divina-ragione umana, sicchè, come
l’azione della grazia sul libero arbitrio premuove la volontà dallo stato di
peccato alla carità nell’opera della giustificazione, così similmente l’azione
illuminante della grazia fa passare l’intelletto dall’incredulità alla fede, dalle
tenebre alla luce, per usare un linguaggio giovanneo, sempre nell’opera della
giustificazione.
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Battistero neoniano
Ravenna
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