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Testi di P. Tomas Tyn, OP

14 giugno, 2020

L’atteggiamento del cristiano nei confronti della sofferenza (Terza parte)

L’atteggiamento del cristiano nei confronti della sofferenza

Terza parte

 Come la superstizione e l’ateismo affrontano il problema della sofferenza

Corruzione della religione è la magia, per la quale l’uomo constata bensì che la divinità gli è contraria, ma invece di correggersi obbedendo ad essa, offrendo sacrifici espiatori, fare penitenza e chiederle perdono, pretende di correggere, mutare e piegare il volere divino al fine di costringerlo ad accontentare le sue voglie. Non è l’uomo che deve pentirsi e convertirsi per riconciliarsi con Dio, ma è Dio che deve smettere di punire e deve accontentare l’uomo. Nella magia non Dio ma l’uomo sa qual è il suo bene. Da qui la pratica magica tesa ad obbligare Dio a fare la volontà dell’uomo. Ho criticato su questo blog una posizione del genere sostenuta di recente da Luigino Bruni su Avvenire.

Quanto all’ateo, egli, come è noto, rifiutando la religione, rifiuta per conseguenza la soluzione data dalla religione al problema della sofferenza. Naturalmente anche lui fa tutto il possibile per evitarla o per liberarsene. Ma quando non ci riesce, come ragiona? Che fa? 

Ci sono quattro forme di ateismo: quella prometeica, marxista, convinta che l’uomo un giorno felice, con le sue sole proprie forze, riuscirà a soggiogare pienamente la natura ribelle e creerà una società libera e pacifica, senza disuguaglianze, senza oppressi ed oppressori, dove la sofferenza sarà eliminata per sempre: sarebbe la società comunista. Ma è chiaro che si tratta di un’irrealizzabile utopia, benché sembri che i comunisti non se ne siano ancora accorti, per cui, dopo due secoli di fallimenti, si ostinano ancora a perseguire questo scopo, sbagliato non tanto in sé stesso, ma per il fatto di volerlo ottenere senza il soccorso della religione e della grazia divina.

Esiste poi l’ateismo naturalistico, il quale considera la natura come l’assoluto. Ma questo in due modi: in un primo modo spiega l’origine della sofferenza con una applicazione della legge di natura. Nel primo caso la sofferenza non è altro che l’applicazione di una normale legge di natura, concorre all’armonia generale e complessiva della Natura. 

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Domenico di Michelino - Dante - Duomo di Firenze (immagine da internet)

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