La proposta di Husserl
Prima Parte di Tre Parti
Un profeta nella Babele delle lingue?
Nel clima dello scontro fra positivismo ed hegelismo nella Germania dei primi anni del secolo scorso, comparve Edmund Husserl, che volle annunciare al mondo d’aver trovato una «nuova scienza», una «scienza assoluta», la filosofia veramente prima, certa, rigorosa, universale, fondamento di tutte le scienze, scienza che pone e risolve in modo radicale, oggettivo e definitivo la questione della verità del sapere e quindi del senso della vita umana.
Husserl prometteva anche di confutare la pretesa hegeliana di risolvere l’essere nel pensiero e nel concetto, sorgente di soggettivismo e di presuntuose costruzioni teoretiche arbitrarie, e proclamava il ritorno allo sguardo semplice, intuitivo e diretto della cosa in sé intesa come essenza e dato e correlato immediato ed indiscutibile della coscienza. Su questa linea Husserl riprese il termine di «esperienza», non però nel senso empirico, ma in senso interiore, spirituale. Tuttavia poi di fatto nel suo pensiero maturo ricade dichiaratamente nell’«idealismo», come sviluppo del cogito cartesiano.
Inoltre egli era dotto in matematica ed aveva un forte interesse per la logica. Era ben consapevole del valore di verità di queste scienze, verità che peraltro si conquista solo attraverso una forte e faticosa disciplina razionale ed intellettuale, abituando la mente all’astrazione e a vivere e ad operare in un mondo che non è quello reale, ma è un mondo costruito dalla ragione, il mondo della logica, un ens rationis.
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Edmund Gustav Albrecht Husserl
Immagine da internet
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