Luigino o della fratellanza
Al cuore del cristianesimo
Sto commentando in questo mio blog dal marzo scorso gli articoli pressoché settimanali di Luigino Bruni su Avvenire della domenica. I lettori che mi hanno seguito da allora sin qui ricorderanno i miei commenti agli articoli di Luigino. In essi, fino all’agosto scorso, ho dovuto constatare con profondo dispiacere e quasi con incredulità un’opera a tappe che Luigino ha condotto di demolizione uno per uno dei valori del cristianesimo, fino a giungere a negare addirittura l’esistenza dell’eterna futura beatitudine celeste insegnata dalla fede cristiana, per indossare le vesti della farfalla - sono le sue stesse parole -, «che vive per un giorno» o per chiudersi nell’orizzonte terreno del lavoro quotidiano.
Ma poi ecco improvvisamente apparire da tre o quattro puntate ad oggi una vigorosa rimonta spirituale, che mi ha molto consolato ed abbiamo avuto uno scambio epistolare dapprima problematico e poi molto cordiale. E vedo con piacere che Luigino non fa più la parte dell’effimera farfalla di un giorno dallo sguardo corto, ma è diventato una robusta aquila dallo sguardo acuto e dal volo alto.
Questa volta Luigino ci parla del bellissimo valore della fratellanza, umana e cristiana, in un piccolo e succoso saggio, che avremmo desiderato più lungo, ma sappiamo bene quali sono le inesorabili esigenze di spazio dei giornali. Il titolo è Come profumo e rugiada: un commento al bellissimo Salmo 133, che suscita anche in me un’eco di infinita e inesprimibile dolcezza, di ricordi, affetti, desideri, commozione, sincerità, confidenza, comunione, tenerezza, nostalgia, rimpianti, e speranze. Un’eco di paradiso. Quel Salmo descrive come saremo quando saremo in paradiso.
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«Massimo ristoro
e sollievo mi veniva dai conforti degli amici. … I colloqui, le risa in
compagnia, lo scambio di cortesie affettuose, i dissensi occasionali, senza
rancore, come di ogni uomo con sé stesso, e i più frequenti consensi,
insaporiti dai medesimi rarissimi dissensi; l’essere ognuno dell’altro ora
maestro ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze
festose per chi ritorna». (Sant'Agostino)
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