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20 novembre, 2020

Può esistere un ateo in buona fede? (Seconda Parte - 2/3)

  Può esistere un ateo in buona fede?

Seconda Parte (2/3)

Da dove viene l’ateismo contemporaneo?

L’ateo è uno che non pensa a Dio o respinge Dio nei suoi interessi intellettuali e nel suo agire morale; ma sa benissimo che esiste e che deve rendergli conto del suo operato. Per questo la sua coscienza non ha mai pace e cerca sempre, ma invano, di soffocarla. In ogni caso preferisce fare la sua volontà e quindi vive come se per lui Dio non esistesse.

Le obiezioni che egli fa alla natura di Dio o ai suoi attributi, alla sua esistenza o alla dimostrabilità di tale esistenza sono vani pretesti dei quale egli cerca di convincersi, ma dei quali egli per primo sa che sono vani. Si crogiola nella contraddizione del pensare e nell’incoerenza della vita. Fa del suo tormento interiore la sua soddisfazione e lo scarica sugli altri tormentando gli altri.

Chiediamoci però adesso: che cosa è successo in questi ultimi secoli perché siamo giunti a questo punto?

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/puo-esistere-un-ateo-in-buona-fede_20.html 


Il tipico ragionamento che fa cadere nell’ateismo è quello narrato da Raissa Maritain, in riferimento all’ateismo nel quale cadde ella stessa da giovane.  ... Essa diceva a sé stessa: se Dio esiste dev’essere buono e onnipotente. Ma se permette il male o non è buono o non è onnipotente. Dunque non esiste.

C’è chi crede di essere ateo perché senza saperlo rifiuta un concetto sbagliato di Dio. Maritain parla a questo proposito di «pseudoateismo».

Raïssa Oumançoff e Jacques Maritain 



Dichiara Fichte:

  «Io sono immortale, imperituro, eterno, quando decido di  obbedire alla legge della ragione. Io divengo a me stesso fonte del mio essere e del mio apparire; e da quel momento ho la vita in me stesso, indipendentemente da qualcosa fuori di me»

 Johann Gottlieb Fichte

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