Può esistere un ateo in buona fede?
Seconda Parte (2/3)
Da dove viene l’ateismo contemporaneo?
L’ateo è uno che non pensa a Dio o respinge Dio nei suoi interessi intellettuali e nel suo agire morale; ma sa benissimo che esiste e che deve rendergli conto del suo operato. Per questo la sua coscienza non ha mai pace e cerca sempre, ma invano, di soffocarla. In ogni caso preferisce fare la sua volontà e quindi vive come se per lui Dio non esistesse.
Le obiezioni che egli fa alla natura di Dio o ai suoi attributi, alla sua esistenza o alla dimostrabilità di tale esistenza sono vani pretesti dei quale egli cerca di convincersi, ma dei quali egli per primo sa che sono vani. Si crogiola nella contraddizione del pensare e nell’incoerenza della vita. Fa del suo tormento interiore la sua soddisfazione e lo scarica sugli altri tormentando gli altri.
Chiediamoci però adesso: che cosa è successo in questi ultimi secoli perché siamo giunti a questo punto?
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Il tipico ragionamento che fa cadere nell’ateismo è quello narrato da Raissa Maritain, in riferimento all’ateismo nel quale cadde ella stessa da giovane. ... Essa diceva a sé stessa: se Dio esiste dev’essere buono e onnipotente. Ma se permette il male o non è buono o non è onnipotente. Dunque non esiste.
C’è
chi crede di essere ateo perché senza saperlo rifiuta un concetto sbagliato di
Dio. Maritain parla a questo
proposito di «pseudoateismo».
Raïssa Oumançoff e Jacques Maritain
Dichiara Fichte:
Johann Gottlieb Fichte
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