Il dogma del paradiso terrestre
Quarta ed ultima parte (4/4)
Conseguenze immediate del peccato originale
Il castigo del peccato originale secondo la narrazione biblica fu immediatamente caratterizzato, come spiega il Concilio di Trento, dal fatto che Adamo
«subito perse la santità e la giustizia nella quale era stato costituito e a causa dell’offesa della sua prevaricazione incorse nell’ira e nell’indignazione di Dio e quindi nella morte, che in precedenza Dio gli aveva minacciato e con la morte nella schiavitù sotto il potere di “colui che” da allora “della morte ebbe il potere” (Eb 2,14), cioè il diavolo e a causa dell’offesa di quella prevaricazione Adamo secondo il corpo e l’anima fu mutato in peggio» (Denz.1511).
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L’uomo si accorge dei segni e delle prove dell’esistenza di Dio; ma invece di aprirsi alla sua presenza, tira fuori tutti i pretesti per non accettare l’esistenza di Dio. È in arrivo l’ateismo. Situazione triste, ma non del tutto disperata, perché Dio, già subito dopo la caduta, ha pietà dei progenitori e di tutta l’umanità caduta con loro e così avverte il serpente:
«Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15).
E l’Eden dov’è adesso? Esiste ancora?
Per rispondere a questa domanda occorre ricordare qual è stata l’opera di Cristo.
Cristo strappa l’uomo dalla schiavitù della presente natura corrotta dal peccato e lo riporta nell’Eden a sua volta rinnovato e migliorato.
Il nuovo Eden è la Chiesa, la Gerusalemme celeste, i «nuovi cieli e la nuova terra» della resurrezione.
Cappella palatina Aquisgrana
Immagini da internet
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