Il progetto del demonio
Terza Parte (3/4)
L’azione di Satana contro Cristo e di Cristo contro Satana
Dopo il peccato di Adamo ed Eva Dio maledice il serpente «più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche» (Gen 3,14), condannandolo ad un’azione abbietta e spregevole: «nel tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita» (ibid.). Il demonio, già castigato per la precedente ribellione a Dio, vede aumentata la sua pena.
Ma il discorso non finisce qui. Dio dà una speranza di riscatto all’infelice coppia e all’intera umanità caduta con lei. Rivolgendosi al serpente, Dio lo avverte: «io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (v.15).
La stirpe della donna è evidentemente Cristo. Non è un guaio eccessivo per la donna essere insidiata al calcagno. È invece la sconfitta del serpente che gli sia schiacciata la testa. Dio quindi gli concede sì di tentare e far soffrire l’umanità fino alla fine del mondo. Ma con l’avvento della «stirpe della donna», cioè di Maria, sarà sconfitto.
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La missione antisatanica di Cristo è ben rappresentata dalle parole che Cristo stesso rivolge a San Paolo:
«Io ti sono apparso per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede un me» (At 26, 16-18).
Beato Angelico, Miniatura, Conversione di San Paolo
Per questo il Concilio afferma che
«tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre: lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno».
Caro Padre Cavalcoli, nell'articolo, trattando di satana, lei afferma che "dobbiamo aver rispetto ed ammirazione per la dignità della sua persona". Le confesso che non riesco a comprendere tale consiglio. Come possiamo provare ammirazione per colui che incarna la stessa idea del male e della malvagità? Esattamente a quale possibile dignità di satana si riferisce? La ringrazio.
RispondiEliminaCaro Lettore, questa dottrina secondo la quale noi dobbiamo trattare con rispetto il demonio è contenuta nella Lettera di Giuda 8-9, dove si porta l'esempio di San Michele Arcangelo, il quale, trattando con il demonio, "non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!" e i demoni sono definiti "esseri gloriosi".
EliminaCome vanno intese queste parole? Che cosa significano?
Non si tratta di un giudizio morale, circa il quale è evidente che abbiamo il dovere di giudicare il demonio come essere malvagio.
Ma si tratta di una valutazione di tipo ontologico, nel senso che il demonio è una creatura spirituale molto più nobile di noi e in questo senso, cioè dal punto di vista metafisico, deve essere considerata con molto rispetto.
Per il demonio vale la stessa distinzione che noi facciamo quando si tratta di giudicare un peccatore: abbiamo cioè il dovere di odiare il peccato, ma dobbiamo avere rispetto per la persona del peccatore, in quanto creatura di Dio.
In tal modo noi rispettiamo e ammiriamo la potenza divina, che è creatrice e conservatrice nell'essere di ogni creatura esistente.
Inoltre il demonio svolge un suo ruolo, sia in terra che nell'inferno, sotto il governo divino.