Che rapporto intercorre fra lo Spirito Santo e il demonio?
La dinamica del cristianesimo
Terza Parte (3/4)
Dio ha liberamente voluto essere piuttosto che non essere.
Il volontarismo di Schelling
Hegel vede nell’Assoluto di Schelling l’unità nell’opposizione di oggettivo e soggettivo, di origine fichtiana («io-non-io»), che, tradotto nei termini del volere, è l’opposizione böhmiana del bene e del male. Dio, che può essere come non essere, fare il bene come il male, ha voluto essere ed essere buono, ma conserva in sè il non-essere e il male.
L’appunto che Hegel fa a Schelling, come è noto, è quello di non precisare concettualmente nell’essenza divina la sintesi delle differenze, come invece ritiene di aver fatto Hegel nella sua Logica determinando il concetto razionale dell’Assoluto come Idea, sintesi del reale e del razionale, ovvero come dialettica della contraddizione nell’identità, concezione che comporta la sintesi dell’essere col non-essere, del sì col no e del bene col male. Nella Scienza della Logica Hegel conduce l’idealismo nato da Cartesio e passato attraverso Kant, Fichte Schelling al suo massimo fastigio, per il quale l’Idea si fa Natura e la Natura si innalza (Erhebung) all’Idea, così come il divenire dell’essere si innalza al divenire dello Spirito, che è l’argomento della Fenomenlogia dello Spirito.
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Per Schelling Dio non è essere, ma «potenza di essere», «voler-essere», volontà che, come dirà poi Hegel «vuole sé stessa».
Assomiglia all’Io fichtiano, che pone il non-Io nell’Io.
Ma qui sorge un pensiero orrendo, davanti al quale purtroppo Schelling non arretra, ma va avanti disinvolto: se Dio è potenza di scelta tra l’essere il non-essere, fra il bene e il male, dunque Dio è all’origine non solo del bene, ma anche del male.
È, come dirà Nietzsche, al di sopra del bene del male.
È la tesi che fa propria Luigi Pareyson, il quale, però, non sentendosela di affermare che Dio pecca o è causa del peccato, si ferma a dire che, sì, il male è in Dio, ma originariamente bloccato e vinto dalla sua buona volontà.
Secondo lui, in Dio c’è la possibilità e la radice del male, ma essa è stata da lui eternamente vinta e tacitata dalla sua irremovibile volontà di fare il bene.
Il volere divino conserva in radice la possibilità di scegliere fra il bene e il male, ma conserva la sua irremovibile volontà di fare il bene.
Secondo Schelling il demonio non è una creatura, ma non è neppure increato. Non si capisce dunque a che livello dell’essere si trovi. Ci pare di trovarci davanti ad una concezione gradualistica o gerarchica del divino, simile a quella dei neoplatonici e di Ario. Infatti Schelling mostra simpatia per gli ariani.
Ma inoltre secondo Schelling Satana non sarebbe neppure una persona, ma un «principio» spirituale celato nell’uomo, che sarebbe emerso come volontà malvagia al momento del peccato originale.
Nel contempo questo principio sovracreaturale par essere anche originato in Dio, sicché siamo daccapo con la concezione böhmiana del male originato da Dio e qui congiuntamente all’uomo.
Immagini da internet:- Friedrich Schelling
- Luigi Pareyson
- Ario
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