Le opere dello Spirito Santo
Prima Parte (1/5)
Per sapere che cosa è lo Spirito Santo
occorre sapere che cosa è lo spirito
Noi siamo fatti per fruire e godere della vita spirituale come della vita più alta che si possa desiderare; eppure le conseguenze del peccato originale fanno sì che ci sentiamo attratti dai piaceri della carne; dovremmo avere più stima dell’anima che del corpo, eppure accade l’inverso; dovremmo comprendere la superiorità dello spirito sulla materia, e invece risolviamo la realtà nella materia; dovremmo contare soprattutto sulle forze dello spirito e invece ci fidiamo solo di quelle della materia; dovremmo saperci elevare al puro intellegibile; e invece siamo immersi nel sensibile; dovremmo avere lo sguardo rivolto al cielo e invece siamo presi dalle cose della terra.
La Bibbia presenta la distinzione fra materia e spirito appunto con l’immagine della terra e del cielo, come fanno del resto tutte le religioni. Dio è in cielo. L’uomo è sulla terra. L’uomo è fatto di terra, è «carne»; ma è animato dalla rùach, lo spirito che Dio ha infuso nel suo corpo. Deve dunque salire al cielo, deve «pensare alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,3). Il che non esclude ma implica il dovere di procurare un sano benessere materiale a se stessi e gli altri.
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In realtà noi abbiamo esperienza delle nostre attività spirituali riflettendo a ciò che facciamo con l’intelletto e la volontà. Infatti con l’intelletto astraiamo l’essenza universale delle cose dal particolare concreto e materiale.
Ora l’universale è un dato mentale evidentemente immateriale. Con la ragione ragioniamo, ossia organizziamo logicamente dei sillogismi, cose mentali evidentemente immateriali.
Formiamo nell’immaginazione per astrazione dal sensibile gli enti matematici, certamente connessi alla materia per il tramite della quantità e dell’estensione, misurate o calcolate, ma comunque in se stessi immateriali e contenuti nella nostra mente.
L’immagine del vento è legata a quella del respiro, segno della vita animale.
L’uomo da sempre ha notato che mentre il corpo vivo respira, il cadavere non respira più. Da qui la conclusione che il corpo umano dev’essere tenuto in vita da una potenza o energia ultracorporea, che tutti i popoli hanno convenuto di chiamare «spirito» o «anima». Al materialista, che nega l’esistenza dell’anima e tutto vuol risolvere nel corpo, manca l’intelligenza sufficiente a spiegare l’essenziale differenza tra il corpo vivo e il corpo morto.
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