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18 agosto, 2022

Riflessioni sul composto umano - Seconda Parte (2/3)

Riflessioni sul composto umano

Seconda Parte (2/3)

La persona come individuo della specie umana

Per Aristotele non l’individuo concreto, ma l’universale, ossia l’essenza specifica è oggetto di scienza. Occorre astrarre l’universale dal particolare. Si ragiona o sillogizza e si operano dimostrazioni lavorando su essenze, non su individui o casi concreti.  

Si può definire scientificamente la specie o l’essenza universale ma non l’individuo, non l’essenza individuale, perché in questo caso non è possibile comporre un giudizio nel quale si possa predicare la differenza rispetto al genere, dato che l’individuo per sua natura è al di sotto della specie e fruisce di una pura unità numerica. L’individuo è diverso da un altro individuo.

L’individuo può essere percepito, può essere sperimentato, ma non definito, non concettualizzato scientificamente. La specie si può suddividere in sottospecie. Ma l’individuo è in-dividuo, non si può ulteriormente dividere in individui come la specie. È lui e solo lui.

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L’individuo umano non differisce da un altro per una differenza formale, come avviene tra due essenze specifiche, ma solo materialmente, secondo differenze empiriche constatabili caso per caso. L’anima umana individuale, invece, differisce da un’altra per una differenza formale perché è spirituale. È questo l’apporto della Scrittura rispetto alla psicologia di Aristotele. Per lui l’individuo è solo oggetto del senso. Per la Scrittura invece l’individuo umano, la persona, è oggetto di un’intuizione intellettuale, come lo è, del resto, la propria anima mediante l’autocoscienza.


 

Per Aristotele il principio di individuazione dell’uomo è la materia segnata dalla quantità: il naso di Leopardi è diverso dal naso di Manzoni perché il naso di Leopardi è adunco, mentre quello di Manzoni è affilato. Ma occorre dire che in realtà il criterio di fondo nel distinguere Manzoni da Leopardi è la differenza della loro anima, che non è sufficientemente determinata dalla diversità del naso, ma dalla differenza formale o spirituale tra le due anime.

In altre parole dalla Scrittura ricaviamo che la differenza tra due persone umane non dipende solo dalla diversità dei corpi, ma anche e innanzitutto dalla diversità delle loro anime, create diverse da Dio in vista di animare quei dati corpi, mentre è indubbio che la diversità materiale influisce su quella spirituale.

Così l’anima maschile è differente da quella femminile, in modo tale che si può supporre l’anima razionale come genere, le cui differenze sono il maschile e il femminile. Supponendo allora il genere animale, le cui differenze sono il razionale e l’irrazionale, il razionale è a sua volta un sottogenere, le cui sottospecie sono il maschile e il femminile.

Immagini da Internet:
- Jan Vermeer, La ragazza con il turbante, 1665
- Max Slevogt, Ritratto di Francisco D'Andrade, 1903
- Gari Melchers, Inverno o Pattinatori sul ghiaccio, 1880-90

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