Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

Rivista PATH - Accademia Pontificia

Radio Maria

Articoli tradotti in Spagnolo

Teologia dogmatica

Cristologia

Escatologia

Liturgia

Mariologia

Successore di Pietro

Ecclesiologia

Teologia morale

Etica naturale

Metafisica

Gnoseologia

Antropologia

Il Dialogo

P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

19 marzo, 2023

Via da me maledetti - Seconda Parte (2/2)

 Via da me maledetti

Seconda Parte (2/2) 

La sofferenza può essere un bene prezioso

Che cosa è infatti la sofferenza? È il sentire che ci manca qualcosa di fisico o di spirituale che desideriamo o di cui abbiamo bisogno.  La sofferenza più grave ed odiosa è quella spirituale. Essa può essere motivata o dalla visione delle colpe nostre o di quelle altrui, e questa sofferenza è salutare; oppure può essere l’irritazione del nostro orgoglio, e questa è una sofferenza che ci conduce all’eterna dannazione.

In generale, il patimento spirituale è lo stato turbato e contrariato della volontà soggetta all’azione di una forza o volontà contraria ed ostile, conosciuta o pensata dall’intelletto, la quale frustra la volontà del paziente nella sua inclinazione naturale o elicita. Si tratta di un conflitto spirituale tra due volontà: una volontà tormentata, che subisce la pena e una volontà tormentatrice che la irroga. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/via-da-me-maledetti-seconda-parte-22.html

 

Il problema di fondo è oggi in teologia la natura e l’agire di Dio: è sorta l’idea che Dio non è misericordioso e giusto, come era cosa pacifica fino al Concilio, ma è solo e sempre misericordioso e non castiga più.

Naturalmente occorre distinguere la severità propria della giustizia divina da quella dei costumi barbarici veterotestamentari. Lo herem, la lapidazione delle adultere, l’uccisione immediata di un nemico senza processo, il vendicare sette volte (Gen 4,24) l’offesa subìta, il fuoco dal cielo che distrugge un’intera città, il mare che sommerge fino all’ultimo uomo un esercito nemico, non hanno nulla a che vedere con la giustizia divina, i chicchi di grandine del peso di mezzo quintale (Ap 16,21), che si abbattono sui peccatori sono immaginarie crudeltà barbariche che Israele pensava essere in buona fede volontà divina. 

 

Ma sarebbe perfetta e odiosa ipocrisia, come fanno i buonisti, rifiutare tout court la severità divina così come è rivelata dalla Parola di Dio o di Cristo, col pretesto di superare le severità veterotestamentarie e mostrare il volto misericordioso di Gesù Cristo. 

Messi da parte invece gli elementi barbarici, se vogliamo essere veramente cristiani, occorre assolutamente recuperare ciò che è effettivamente il dato rivelato, soprattutto quello del Vangelo, di San Paolo e di San Giovanni.

Immagini da Internet:
- Luca Giordano, Cristo scaccia i mercanti dal tempio
- Giovanni Serodine, Gesù e il tributo della moneta
- Rubens, Gesù e l'adutera

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.