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23 aprile, 2023

Considerazioni sulla questione della sofferenza - Prima Parte (1/3)

 

Considerazioni sulla questione della sofferenza

Prima Parte (1/3)

Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi

                                                                                                                                     I Pt 2,4

Natura della sofferenza

Il discorso sulla sofferenza è sempre attuale e assorbente. Essa è la compagna di tutti i nostri giorni. Moltissime sono le sue forme e i suoi gradi. Spesso e inaspettatamente la incontriamo senza volerla o desiderarla e a volte ce la procuriamo noi stessi o per la nostra stoltezza o per la nostra distrazione o perché riteniamo che ci sia utile. Di per sé non è mai gradita; il gradirla di per sé è cosa patologica; tuttavia possiamo renderla gradita e possiamo anche amarla: è il paradosso cristiano, che vedremo di spiegare in questo articolo. Spesso riusciamo a sopportarla, a volte riusciamo e toglierla o a diminuirla; a volte non ce la facciamo.

Essa ripugna alla nostra natura. Eppure ci troviamo sempre a combattere contro di essa. Il cristianesimo ci dice che è possibile allontanarla, ma proprio passando attraverso di lei. Vediamo in questo articolo come si risolve questo paradosso. Cominciamo col definire che cosa è la sofferenza. Essa è lo stato emotivo di turbamento di un soggetto senziente, conseguente alla percezione di ciò che per il soggetto è nocivo o male, ossia la mancanza di un bene dovuto. 

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«Cor nostrum - come dice Sant’Agostino - inquietum, donec requiescat in te». Qui abbiamo quella «sana inquietudine», della quale ha più volte parlato il Papa, per la quale noi ci sentiamo male lontani da Dio. Infelici coloro che non sentono questa inquietudine benefica e salvifica, che ci conduce a liberarci da ogni sofferenza per una perfetta ed eterna felicità!

Una sofferenza inutile e psichicamente dannosa può nascere da uno sforzo fuori luogo od eccessivo, come è quello che è motivato da un atteggiamento troppo severo e dispotico nei confronti delle proprie passioni o stati emotivi, per esempio di tipo sessuale o di tipo aggressivo. Questa eccessiva durezza con se stessi può nascere da una concezione dualistica del rapporto fra spirito e corpo, per la quale, come già notava Aristotele, si trascura il fatto che l’istinto non è un semplice peso o un oggetto fisico da muovere al cenno della volontà, ma ha una sua autonomia vitale, che chiede di essere governata con rispetto e semmai moderata, ma non ignorata.

La sofferenza suppone dal punto di vista ontologico l’ente creato composto di essenza ed essere, potenza ed atto, sostanza e proprietà, per cui una sostanza creata materiale o spirituale può essere privata di un certo suo atto o qualità o bene che le spetta di diritto, per cui nei viventi conoscenti, dall’animale fino all’angelo, la conoscenza di questa privazione è la sofferenza.

L’origine prima della sofferenza, secondo il cristianesimo, è il peccato dell’angelo alle origini della creazione del mondo. Questi nel paradiso terrestre ha istigato a peccare i nostri progenitori, i quali sono stati da Dio puniti in loro stessi e in tutta l’umanità che da essi avrebbe tratto origine con la cacciata dal paradiso terrestre, la perdita dei doni preternaturali della familiarità con Dio, dell’immortalità, del dominio sull’universo fisico, nonché della scienza di tutto il creato ed inoltre con la perdita dell’innocenza e della giustizia, della perfezione fisica e spirituale, della piena funzionalità dell’intelletto e della volontà, della comunione uomo-donna e della piena comunione sociale, del pieno dominio sulle passioni e del rapporto sereno e costruttivo con la natura.

Immagini da Internet: Adamo ed Eva rimproverati da Dio:
- Francesco Furini
- Tintoretto
- Rubens

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