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Testi di P. Tomas Tyn, OP

29 maggio, 2023

La pace come effetto della vittoria sul nemico - Prima Parte (1/3)

 

 La pace come effetto della vittoria sul nemico

Prima Parte (1/3)

Il timore del Signore fa fiorire la pace

Sir 1,16

Che cosa è la pace

Esiste una convinzione diffusa negli ambienti pacifisti che il trattare di pace, il discutere di come ottenere, praticare e conservare la pace deve lasciar fuori dai nostri discorsi il discutere sulla guerra, dopo che ne abbiamo pronunciata una generica condanna senza appello, come se nulla la guerra avesse a che fare con la pace se non per escluderla assolutamente, così come nel far le lodi della vita supponiamo il rifiuto della morte o trattando di un cibo sano escludiamo il pensiero di un cibo avariato.

Ora, senza negare che la pace sia il contrario della guerra e che tutti sentono la pace come amabile e la guerra come odiosa, se riflettiamo seriamente come vorrei proporre brevemente al Lettore di questo articolo sulla vera natura della pace e sulla vera natura della guerra, ci accorgeremo che esse non sono del tutto prive di rapporti, come a tutta prima può sembrare e che capire quali sono i loro rapporti viene a tutto vantaggio dell’acquisto della vera pace e serve ad evitare la guerra. 

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 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-pace-come-effetto-della-vittoria-sul.html


L’uomo può edificare la pace attorno a sé, in quanto l’ha già in sé. Se non è in accordo con se stesso, se le passioni fanno guerra all’anima, se l’emozione la vince sulla volontà, se l’idealismo e la fantasia prevalgono sul realismo e sul dato dell’esperienza, se non è deciso e coerente nella scelta di Dio contro Satana, ma oscilla tra l’uno e l’altro e serve due padroni

Le concezioni volontariste non sono fatte per promuovere la pace, perché essa è l’applicazione nei fatti di ciò che è concepito dall’intelletto. Posizioni come quella di Blondel, il cui estremo è rappresentato dal volontarismo di Nietzsche, che pretendono che non sia la ragione e l’intelletto a dire che cosa è vero, vengono sostanzialmente a sostituire il sentimento e l’emozione alla volontà ed al libero arbitrio, perché, se il nostro sapere morale non è illuminato dall’intelletto, non resta che ricorrere al senso e all’immaginazione

La volontà non è mossa dalla volontà o dall’emozione, ma dall’intelletto possibilmente colto. Non si tratta certo di fare delle lezioni di teologia morale. Si possono anche solo lanciare slogan o semplici appelli, come tante volte ha fatto Papa Francesco, che si ispira allo stile di Cristo stesso.

Vediamo come i detti icastici del Vangelo o di San Paolo o San Giovanni sono oggi come 2000 anni fa più efficaci che mai a scuotere la coscienza degli uomini e lo saranno fino alla fine del mondo.

Immagini da Internet

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