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P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

19 giugno, 2023

Trattato sugli Atti umani - P. Tomas Tyn - Lezione 2 (1/2)

 

 Trattato sugli Atti umani

P. Tomas Tyn

Lezione 2 (Parte 1/2)

P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 12 (A-B)

Bologna, 20 gennaio 1987 - Fine Ultimo n. 12 (A-B)

http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm

Nella questione VIII della I-II, Quaestio est de voluntario, ossia si trattava appunto di vedere in che cosa consista il volontario. Abbiamo detto che volontario è ciò cui il principio è interiore al soggetto operante con una certa conoscenza del fine. Il volontario si dirà poi perfetto, quando la conoscenza del fine è perfetta, ossia formale. La conoscenza astratta contraddistingue i soggetti dotati di volontario perfetto, ossia di responsabilità morale, perchè poi le due cose coincidono assolutamente.

Quindi libero è solo il soggetto che conosce il fine formalmente in astratto e quindi è capace non solo di essere diretto e mosso al fine, ma anche di dirigere se stesso al fine. Questa mozione da sé al fine, disporre se stesso al fine, è qualche cosa di caratteristico, di proprio degli agenti dotati del volontario perfetto. 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_19.html

 

La questione sollevata da S.Tommaso è questa: se la volontà possa subire violenza, se è possibile che la volontà subisca violenza. E la distinzione che si impone è questa: anzitutto il volontario si distingue in due grandi ambiti: c’è il volontario elicito e il volontario imperato.

Elicito è il volontario posto come atto dalla stessa volontà; imperato è quell’atto che non è posto dalla volontà stessa, ma da una altra facoltà mossa dalla volontà, cioè la volontà muove un’altra facoltà, che pone quell’atto. 

Per esempio, un atto di amore di Dio è un atto elicito dalla volontà, la volontà stessa che ama il Signore. Invece l’atto di fare una passeggiata è un atto imperato; la volontà comanda alle gambe di muoversi e di fare una passeggiata. Ecco il volontario elicito e quello imperato.

 

Per quanto riguarda gli atti imperati, non c’è dubbio che essi possono essere impediti con violenza. Se qualcuno mi lega, c’è poco da fare, io posso imperare alle mie gambe di fare una piacevole passeggiata e non ci riuscirò. Quindi ovviamente gli atti imperati sono impedibili, nell’effetto esterno, dalla violenza.

Quanto agli atti eliciti, invece, è assolutamente impossibile che la volontà subisca qualsivoglia violenza. Questo proprio perchè l’atto del volontario elicito, cioè l’atto stesso della volontà, procede da un principio interno e conoscente. Invece ciò che è estorto, coatto, costretto, necessitato, procede non da qualche cosa di interno, ma da qualche cosa di esterno.

 

C’è un corollario, l’ad primum, che riguarda la mozione divina della volontà. S.Tommaso insiste su questo fatto, che Dio muove la volontà con una efficacia infinita ed infallibile, però nel contempo rispettando l’essenza del moto volitivo.


Immagini da Internet:
- La passeggiata, Renoir
- Santa in preghiera, dipinto del XVII sec. 

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