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Testi di P. Tomas Tyn, OP

25 settembre, 2023

Sulla questione del limbo - Seconda Parte (2/2)

 

Sulla questione del limbo

Seconda Parte (2/2)
 

Nel fuoco della discussione

 

Il documento della CTI afferma che “occorre riconoscere chiaramente che la Chiesa non ha conoscenza certa della salvezza dei bambini che muoiono senza battesimo. … In generale la sorte dei bambini non battezzati non ci è stata rivelata, e la Chiesa insegna e giudica in relazione a ciò che è stato rivelato” (n.79). D’altra parte però è evidente che tutta la linea del documento propende per la negazione del limbo.  Così similmente, da una parte simpatizza per la teologia del Padri greci, i quali non osano indagare il mistero, ma dall’altra tutto il documento è uno sforzo per dimostrare la tesi della salvezza di questi bambini. Si notano delle incoerenze che denotano la presenza di mani diverse. Che dire su questo punto?

 

Se posso esprimere un mio parere, secondo me questa salvezza è un rivelato virtuale, dato comunissimo nella storia del dogma e della teologia: non abbiamo, su questa questione, affermazioni esplicite né della Scrittura né della Sacra Tradizione né del magistero. Tuttavia la tesi del paradiso per i bambini morti senza battesimo sembra potersi ricavare per logica conseguenza (metodo tipico che conduce alle verità “prossime alla fede”) dal tema fondamentale della possibilità data a tutti di salvarsi. Se poi la Chiesa ritiene di dover definire solennemente una tal verità, essa diventa senz’altro di fede.

 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/sulla-questione-del-limbo-seconda-parte.html

 


Questa nobile controversia ricorda altre storiche discussioni, tenutesi per secoli, o fra Domenicani e Gesuiti sul rapporto tra la grazia e libero arbitrio, o tra Francescani e Domenicani sullo scopo dell’Incarnazione o sull’Immacolata Concezione di Maria, o tra Carmelitani e Domenicani sulla natura dell’esperienza mistica.

 

Nella comune ed assoluta fedeltà al magistero è possibile e doveroso, su alcuni punti di dottrina, laddove il magistero non si è ancora infallibilmente pronunciato e quindi concede la discussione, dibattere assieme in fraterno confronto e in comune ricerca i punti non ancora chiariti, nella certezza che un giorno si farà luce definitiva. 

 

Il disaccordo in tali questioni, espresso in termini garbati e rispettosi dell’avversario, non dev’essere di scandalo a nessuno, ma è il segno normale della limitatezza dell’intelligenza di tutti, anche se illuminata dalla fede, è un fenomeno normale nella ricerca comune della verità, fornisce un aiuto allo stesso magistero della Chiesa ed è espressione di un sano pluralismo e di una sana libertà di pensiero.

 

 

Per questo, concludendo, faccio mie le parole dello Harrison, esse pure a conclusione del suo studio: “affermo la mia ferma lealtà e obbedienza alla Santa Madre Chiesa, al cui infallibile giudizio, se si pronunciasse in tale materia, io molto volentieri sottometterei il mio proprio”.



Foto, Roma

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