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P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

02 febbraio, 2024

Trattato sugli Atti umani - P. Tomas Tyn - Lezione 7 (2/2)

 

 Trattato sugli Atti umani

P. Tomas Tyn

Lezione 7 (Parte 2/2)

P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 16 (A-B)

Bologna, 10 marzo 1987

http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm

Dopo avere studiato le fonti della moralità nella complessità dell’atto umano, di quell’atto che è nella sua unità e interiore ed esterno, vi ricordo sempre come S.Tommaso distingue sempre secundum rationem, la dualità dell’atto interno ed esterno. In fondo sono un unico atto, uno nell’essere morale, di per sé uno nell’essere morale. Però è bene analizzare separatamente l’aspetto di interiorità e di esteriorità. E’ certo che non c’è un atto esterno senza un atto interiore; c’è però un atto interiore senza un atto esterno.

Per esempio, dare esteriormente l’elemosina non è mai senza una certa disposizione interiore, o caritatevole o farisaica, ma in ogni caso una certa disposizione interiore ci dev’essere. Invece amare Dio è solo un atto interiore. Nessuno lo vede, nessuno lo sa, e però è un atto interiore. Quindi, insomma, ci possono essere degli atti interiori senza un aspetto esterno. Ma non c’è atto esterno ovviamente senza un aspetto interno, da cui procede. E ovviamente la parte determinante dell’atto umano è la parte interiore.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_2.html

 

Se io penso che una cosa buona sia cattiva e agisco contro coscienza, agisco secondo verità, ma contro coscienza, per cui io certamente sbaglio. Per esempio, - adesso questi sono esempi veramente estremi, -, ma, mettiamo un persecutore dei cristiani, il quale è convinto che il cristianesimo è un delitto contro la sicurezza pubblica, se non perseguita i cristiani, si mette in stato di peccato. Anche se oggettivamente fa bene, lo fa per accidens, ma moralmente fa male, perché agisce appunto contro la presentazione dell’oggetto. L’oggetto gli è presentato come cattivo e lui agisce sottoposto a una coscienza di fare del male, anche se di fatto materialmente fa del bene.

S.Tommaso fa un altro esempio, molto moderno quello quanto alla coscienza errata. E’ l’esempio dell’adulterio. In fondo certamente l’adulterio è una cosa cattiva, sbagliata. Però, se uno avesse una coscienza errante, che gli presenta l’adulterio come uno stile di vita. Come, ahimè, al giorno di oggi succede! Veda lo stile dei mass-media, o meglio, non veda la stile mass-media.


Ad ogni modo, uno ne fa proprio uno stile di vita, come succede appunto largamente, a questo punto, se la coscienza gli dice: tu, figliolo, non devi privarti; se te ne privi, guai a te! Quante ce ne sono di queste capziose argomentazioni! Diventerai malato, eccetera, e via dicendo. E’ inutile che insistiamo sull’argomento. Ebbene, insomma, se la mia coscienza in qualche modo comprende l’astinenza sessuale, che di fatto è buona, come un qualche cosa di cattivo, se uno si astiene, facendo materialmente del bene, formalmente, moralmente farà del male.

Ma ovviamente ci sono veramente delle cose piuttosto notevoli, che S.Tommaso qui dice. Perciò io capisco un po’ lo scrupolo di quei moralisti che accuratamente distinguevano tra materia indifferente, dove l’errore era ammesso, e materia moralmente qualificata. S.Tommaso ha veramente un notevole coraggio nel dire che, se la volontà si scosta dalla coscienza errante, non è mai volontà buona.

Quindi, una volontà che non sottostà al modo in cui le è presentato l’oggetto, è una volontà sempre comunque cattiva. Però, non basta. Questo è importante. Se infatti la volontà non sottostante alla coscienza errante, è sempre cattiva, non è detto che la volontà, per il solo fatto di conformarsi alla coscienza errante, sia buona. E’ questo che è curioso. E’ severo il nostro Amico. Sembrerebbe essere molto di larga manica, ma in fondo è severo.


Immagini: P. Tomas Tyn:
- nel chiostro del convento di Bologna;
- nel parlatorio del convento di Bologna, ottobre 1989, foto di Roberta Ricci

2 commenti:

  1. Padre Cavalcoli, mi permetta una domanda fuori tema. Voglio fare riferimento al recente documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, Gestis verbisque, sulla validità dei sacramenti.
    Vorrei chiedere a lei, che sei un eccellente specialista dell'insegnamento di Karl Rahner e delle sue insidie: c'è in questo documento qualche implicita condanna, rifiuto o negazione degli insegnamenti rahneriani su questo argomento?
    Grazie.

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    1. Caro Don Sabino,
      questo documento è certamente contro la teoria rahneriana delle formule dogmatiche e liturgiche, perché egli nella linea dello storicismo modernista non ammette l’immutabilità dei dogmi, in quanto a livello gnoseologico non ammette l’immutabilità degli stessi concetti e quindi delle essenze.
      Quindi, come concepisce Rahner l’azione liturgica e la pratica sacramentale? Siccome egli, alla maniera degli idealisti, non ammette una realtà oggettiva alla quale la nostra mente debba adeguarsi, ma considera le cose materiali come pura materia manipolabile dalla libertà, da questi principi rahneriani dipende la prassi della creatività soggettiva e arbitraria, condannata dal Card. Fernandez.
      C’è inoltre da aggiungere che la constatazione fatta dal Card. Fernandez dell’esistenza di Sacramenti amministrati invalidamente, come per esempio il Battesimo e il Sacerdozio, richiama senz’altro alla mente la teoria rahneriana delle formule sacramentali, della quale ho parlato sopra. L’invalidità di tali Battesimi e di tali Ordinazioni sacerdotali si può spiegare molto bene col fatto che, nell’amministrare questi Sacramenti, non ci si è attenuti a quello cha fa la Chiesa, ma alle idee di Rahner.
      Io, che conosco molto bene il suo pensiero e noto come purtroppo tanti sacerdoti, magari dotati di buone qualità, tuttavia non si comportano da sacerdoti nel campo della Liturgia, dell’amministrazione dei Sacramenti e nella comunione con la Chiesa nel campo dottrinale, già da alcuni anni avevo il grave sospetto che questi sacerdoti non siano stati ordinati validamente per il fatto che l’ordinazione non si è basata sul concetto cattolico di sacerdozio, ma su quello rahneriano, che è eretico.

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