Lo gnosticismo secondo Luigino Bruni
Prima parte (1/2)
Alcune notazioni giuste
In Avvenire del 17 febbraio scorso è apparso un articolo di Luigino Bruni dal titolo «dimenticare l’amore, la trappola della gnosi». L’articolo è piuttosto denso ed impegnativo con osservazioni giuste ed utili. Vorrei comunque fare alcune osservazioni.
L’intuizione fondamentale Bruni è che si è accorto che lo gnosticismo è una forma di superbia e di presunzione per la quale lo gnostico ha una pretesa esorbitante di una conoscenza di Dio al di sopra della rivelazione cristiana e del magistero della Chiesa, tale da pareggiare la stessa scienza divina, una pretesa di autoglorificazione che lo chiude nel suo splendido isolamento e lo porta a disprezzare i doveri dell’amore di Dio e del prossimo.
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Il pensiero per lo gnostico s’identifica con l’essere e con l’agire. Tutto è pensiero. L’essere è l’essere pensato e l’amore è l’amore pensato. Qui Bruni ha visto giusto.
Principio fondamentale dello gnosticismo è la convinzione dello gnostico di possedere la scienza divina e quindi di essere, come tale, Dio. Egli ritiene che il suo pensiero non si distingua dall’essere, ma che il suo pensiero s’identifichi con l’essere, sicchè per lui l’essere non è altro che l’essere pensato da lui.
A Bruni è sfuggito un errore dello gnosticismo consistente nel suo pensiero conflittuale e circolare, oggi diremmo «dialettico».
Si tratta del principio metafisico del moto dell’essere. Il cerchio rappresenta la coincidenza dell’uscita col ritorno, dell’inizio con la fine, l’attrattiva che la causa finale esercita sulla causa efficiente. Primum in intentione est ultimum in executione. L’ente in movimento va là da dove è partito. Ora ciò è verissimo se si tratta della creatura che, causata dal creatore, è mossa da Lui verso Lui stesso come suo fine.
Immagine da Internet
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