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08 maggio, 2025

Della stessa sostanza del Padre - Riflessioni sul dogma cristologico di Nicea per una nuova evangelizzazione - Terza Parte (3/4)

 

Della stessa sostanza del Padre

Riflessioni sul dogma cristologico di Nicea

per una nuova evangelizzazione

 Terza Parte (3/4)

 La sorpresa del Concilio di Nicea

Ma ciò che sorprende di più ancor oggi è l’idea che i Padri ebbero, per esprimere la divinità di Cristo, di accantonare l’uso pur così alla mano del termine «divinità» (theòtes), che sarà usato dal Concilio di Calcedonia, e di evitare addirittura le espressioni di San Paolo «en morfè Theù yparcon», sussistendo in forma di Dio (Fil 2,6) ed «einai isa Theù» (ibid.), essere uguale a Dio, preferendo ricorrere ad un neologismo, un’espressione di loro conio, assolutamente inaudita, homoùsios, per designare la divinità di Cristo. Infatti si tratta di una parola composta, dove il primo termine, omos, che vuol dire «lo stesso», «il medesimo», «identico». Ma il secondo termine usios non esisteva nel vocabolario greco.

Di fatto poi l’espressione resterà nel Simbolo della fede, ma a nessuno nelle attività catechetiche verrà in mente di annunciare che Gesù è omoùsios al Padre, se non per collegarsi al dogma niceno. Ma ci sono altre espressioni per significare la divinità di Cristo, come il chiamarLo Signore o degno di adorazione, oppure si parlerà sempre semplicemente della divinità di Cristo o si dirà che Gesù è Dio, Figlio del Padre.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/della-stessa-sostanza-del-padre_8.html


Ciò che sorprende di più ancor oggi è l’idea che i Padri ebbero, per esprimere la divinità di Cristo, di accantonare l’uso pur così alla mano del termine «divinità» (theòtes), che sarà usato dal Concilio di Calcedonia, e di evitare addirittura le espressioni di San Paolo «en morfè Theù yparcon», sussistendo in forma di Dio (Fil 2,6) ed «einai isa Theù» (ibid.), essere uguale a Dio, preferendo ricorrere ad un neologismo, un’espressione di loro conio, assolutamente inaudita, homoùsios, per designare la divinità di Cristo. Infatti si tratta di una parola composta, dove il primo termine, omos, che vuol dire «lo stesso», «il medesimo», «identico». Ma il secondo termine usios non esisteva nel vocabolario greco.

Noi traduciamo omoùsios con «consostanziale» o «della stessa sostanza». Potremmo dire che Dio è pura sostanza sussistente, come ipsum Esse subsistens. Dio non è sostanza atta a sussistere, come la creatura, che potrebbe anche non sussistere e perire o non essere, ma sostanza sussistente per essenza. In Lui l’essere non si aggiunge come nella creatura all’essenza quasi fosse un accidente, ma Egli esiste o sussiste per essenza e quindi necessariamente, esiste non solo in sé e per sé, ma anche da sé e a sé.


Che cosa intende il dogma con l’espressione «sostanza del Padre»? Intende la natura divina del Padre. Quindi Gesù ha la stessa natura divina del Padre. La persona di Cristo è una sola, la persona del Figlio, ma le nature restano distinte, ciascuna con le sue proprietà e quindi non è che, come credeva Eutiche, ripreso da Hegel, in Cristo Dio diventi uomo e l’uomo diventi Dio.  

Il concilio di Nicea distingue in Gesù il possesso di due nature: Gesù è consustanziale a noi nella natura umana e consustanziale al Padre nella natura divina. Non fu difficile intendere Gesù come persona. Fu difficile invece capire che è una persona divina, la persona del Figlio, mentre la sua umanità sussiste solo grazie alla sussistenza del Figlio. Diciamo inoltre che Gesù è persona in quanto Figlio, ma non possiamo dire che sia persona in quanto uomo, per quanto ciò possa sembrare assai strano. Gesù è uomo, ha una natura umana come tutti noi, ma non è una persona umana.


 Immagini da Internet:

- Battesimo di Gesù, Piero della Francesca
- Resurrezione di Cristo, Bartolomeo di Fruosino

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