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Testi di P. Tomas Tyn, OP

18 luglio, 2025

Riflessioni sul peccato mortale. Quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto.

 

Riflessioni sul peccato mortale

Quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto

 

Introduzione

È raro che oggi si senta parlare di peccato mortale. In questi sessant’anni dopo il Concilio è avvenuto un cambiamento anche su questo punto fondamentale della vita cristiana. Ricordo infatti con quale facilità i sacerdoti, riguardo alla pratica della confessione, parlavano di peccato mortale, soprattutto in relazione ai peccati sessuali. In relazione a ciò ricordavano il fatto che il peccato mortale merita l’inferno.

Con molta facilità ci si accusava di peccati mortali e si avvertiva il prossimo che la tal cosa è peccato mortale. Diverse cose, soprattutto nel sesso, erano qualificate come peccato mortale. Si facevano casistiche nelle quali si diceva: questo è peccato mortale, quest’altro è peccato veniale. 

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La certezza d’aver peccato, come Davide, è una grazia preziosa così come la certezza di essere in grazia, come spesso canta il Salmista. La prima ci spinge ad un emendamento sincero; la seconda ci incoraggia nelle buone opere e in grandi imprese per la gloria di Dio. Chiediamo a Dio questo dono ed Egli ce lo concederà.

L’anima umana ha una vita naturale inamissibile e una vita soprannaturale, divina, che è la vita di grazia, partecipazione della natura divina. Questa vita si attua nell’esercizio delle tre virtù teologali della fede, speranza e carità sostenute dai sette doni dello Spirito Santo. Il peccato mortale è il peccato che o toglie o spegne la grazia o ne impedisce l’azione.

Ecco perchè Davide nel prender coscienza d’aver peccato, non parla con sé stesso, ma parla con Dio.

Per comprendere il peccato mortale è utile prendere a paragone la morte fisica. Essa è certo il maggior male fisico che possiamo subire. Il pensiero della morte ci procura spavento, sconcerto, angoscia. Proviamo profonda ripugnanza al pensiero di dover morire e delle sofferenze che ordinariamente precedono la morte. Proviamo un senso di impotenza davanti a un fatto ineluttabile che si avvicina inesorabilmente giorno per giorno; è un fatto che ci apre un orizzonte profondamente misterioso davanti al quale ci sorge il dubbio se continueremo a vivere o sprofonderemo nel nulla. D’altra parte anche la prospettiva panteistica del mio ritorno nell’Assoluto può apparire grandiosa e geniale, ma in fin dei conti so io per primo che è pura fantasia.


Immagini da Internet:
- Il profeta Natan rimprovera Re Davide, Palma il Giovane, Jacopo il Giovane
- Pentimento di re Davide, Luca Giordano 

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