Antichi e
Moderni.
Per una giusta
lettura degli scritti di Tomas Tyn.
In particolare
la sua dottrina della Giustificazione
Chi ha
dimestichezza con gli scritti del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, si sarà
certamente accorto di come egli, soprattutto nelle sue opere di filosofia e
teologia, faccia frequente uso di due categorie largamente adoperate dai
tomisti preconciliari e non solo da loro, ma dallo stesso Magistero della
Chiesa: gli «Antichi» e i «Moderni», guardando con ammirazione ed approvazione
agli Antichi, e invece con disapprovazione e rifiuto ai «Moderni». Che
cosa intende dire esattamente Padre Tyn con questi appellativi? Occorre fare
attenzione, perché c’è il rischio dell’equivoco, che intendo appunto dissipare
in questo articolo.
Se qualcuno
interpretasse questo linguaggio di Padre Tomas come se fosse un segno di
arretratezza o conservatorismo, sbaglierebbe di grosso e dimostrerebbe di
fraintenderlo gravemente. Se infatti osserviamo attentante, nel contesto
tyniano, a chi precisamente Tyn si riferisce, vedremo facilmente che gli
Antichi sono i massimi filosofi greci, Socrate, Platone ed Aristotele, mentre i
Moderni si assommano in quella che i discepoli di Cartesio hanno chiamato con
tanta sicumera, insistenza e purtroppo capacità persuasiva «filosofia moderna»
il sistema del loro maestro, sicchè sono riusciti ad imporre questa
denominazione agli stessi storici della filosofia, spesso cartesiani essi
stessi, sicchè oggi come oggi anche storici non cartesiani chiamano «filosofia
moderna» il cartesianismo.
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La Scuola di Atene. Affresco di Raffaello Sanzio, databile al 1509-1511. E' situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", poste all'interno dei Palazzi Apostolici.
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