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18 settembre, 2019

Presbiterato e diaconato: due gradi del sacramento dell’Ordine


Presbiterato e diaconato: due gradi del sacramento dell’Ordine

Ha destato scalpore la recente dichiarazione del noto prete bolognese Don Giovanni Nicolini, il quale ha riferito che in Amazzonia ad alcuni diaconi verrebbe concesso dal loro vescovo di dir Messa. Diciamo subito che se la notizia fosse vera, l’eventuale vescovo avrebbe concesso al diacono un permesso nullo e sacrilego, perché non è assolutamente in potere del vescovo dare permessi o incarichi di questo genere, che oltrepassano le sue facoltà canoniche. 

Sarebbe come se, volendo fare un paragone alla buona, un docente universitario  incaricasse uno studente di terza media a tenere lezione al suo posto. E non basta obiettare che, in fin dei conti, per dir Messa materialmente, seguendo le rubriche del Messale, come potrebbe fare un attore, non occorre avere chissaquali qualità pratiche o culturali o conoscenze teologiche, ma basta un po’ di buona volontà e di attenzione.  

Ma ragionare così vuol dire non avere l’idea della condizione spirituale necessaria ad un soggetto per dir Messa. E non avere l’idea di quelli che sono i limiti della potestà episcopale. È vero che il vescovo rende partecipe il diacono della grazia del sacramento dell’ordine, che il vescovo possiede in pienezza. Ma nell’essenza dei poteri episcopali e nell’essenza dell’esser diacono è scritta sia l’impossibilità che un vescovo renda partecipe un diacono del suo potere di dir Messa,  sia l’impossibilità del diacono di dir Messa. 

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Santo Stefano diacono

(immagine da internet)

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