Luigino vuol salvarsi senza merito
Luigino è grato a Dio, ma non lo ringrazia di meritare
Questa volta Luigino Bruni nell’articolo di Avvenire del 30 agosto intitolato «La civiltà della cicogna», dopo un’introduzione ben fatta sulla gratitudine a Dio, ci presenta la solita solfa luterana della salvezza per sola grazia senza meriti. Evidentemente, questa eresia, già condannata dal Concilio di Trento proprio contro Lutero e considerata dal Catechismo di San Pio X come «peccato contro lo Spirito Santo» continua a sedurre certi cattolici. Ci poniamo allora due domande: come mai un’eresia condannata cinque secoli fa continua ad avere successo? Perché il Catechismo di San Pio X è così severo contro questa eresia?
Rispondiamo alla prima domanda. Non è facile conciliare l’idea del merito con quella della grazia, perché merito vuol dire compenso per un lavoro fatto, comprare, esigere per giustizia, mentre grazia vuol dire ricevere gratuitamente. Ora, si obbietta, delle due una: un bene o me lo procuro come compenso del mio lavoro o lo acquisto perché lo compro oppure lo ricevo perché mi viene dato gratis. Non sono possibili le due cose contemporaneamente.
A tutta prima l’idea di salvarsi senza merito sembrerebbe essere perfettamente cristiana: il doveroso omaggio all’opera gratuita della grazia, che sembrerebbe essere il fattore unico ed esclusivo della salvezza senza alcuna collaborazione da parte dell’uomo, perché in fin dei conti è Dio che salva e sennò sembrerebbe che l’uomo voglia meritare un bene superiore alle sue forze, che non può essere né pagato né meritato. Altrimenti dove va a finire la sua gratuità? Ecco il problema in tutta la sua chiarezza.
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Immagine da internet
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