Vero promotore della riforma conciliare
La Chiesa soffre da sessant’anni di una grave divisione interna tra due partiti che si combattono fra di loro in relazione al giudizio da dare alle dottrine del Concilio Vaticano II. L’attenzione della Chiesa si è polarizzata attorno a due partiti contrapposti, che fanno capo a due personaggi dalla potente e avvincente personalità, i quali hanno interpretato le dottrine del Concilio come fossero favorevoli al modernismo, gli uni per accoglierle, e sono i seguaci di Karl Rahner, i sedicenti progressisti, ma in realtà modernisti, e gli altri per rifiutarle, e sono i seguaci di Marcel Lefebvre, sedicenti difensori della Tradizione, ma in realtà passatisti.
I Papi del postconcilio a partire da S.Paolo VI si accorsero subito dello scoppio di questa crisi interna alla Chiesa stessa e non provocata da attacchi esterni, tanto che Paolo VI nel 1975 parlò di «autodemolizione», e di «magistero parallelo». Essi reagirono contro i lefevriani, facile bersaglio data la scarsità del loro numero e l’evidente opposizione al Concilio, ma, presi in contropiede dai rahneriani, che si presentavano come protagonisti del Concilio ed ottennero subito un immenso successo, restarono interdetti e quasi increduli, limitandosi ad accuse giuste ma generiche e non mirate, e quindi assai poco efficaci, perché i colpiti avevano sempre la scappatoia di dire: io non c’entro, dato che non mi ha nominato.
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