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Testi di P. Tomas Tyn, OP

19 febbraio, 2024

Tomisti a confronto con Severino sul problema della creazione - Prima Parte (1/3)

 

Tomisti a confronto con Severino sul problema della creazione

Parte Prima (1/3)

Da sempre Tu Sei

Sal 93,2

Un’impresa votata al fallimento

Nel clima filosofico e teologico ispirato dal Concilio Vaticano II negli anni ’60 del secolo scorso all’Università Cattolica di Milano fiorì un interessante tentativo di aprire il tomismo ad un più ampio confronto col pensiero moderno secondo le indicazioni del Concilio soprattutto ad opera di Gustavo Bontadini, che ebbe l’idea di tentare una più rigorosa definizione del concetto di creazione divina  col valersi dell’ontologia di Parmenide, allora valorizzato da Heidegger convinto che dai tempi di Parmenide la filosofia avesse perduto la percezione dell’essere  e dell’esistenza per fermarsi alla considerazione dell’ente, dell’idea e dell’essenza.

Questi tomisti, influenzati dalla concezione parmenidea dell’essere, dalla quale risulta che il divenire e quindi il passaggio dal non-essere all’essere è contradditorio o impossibile, credono (influenzati da Severino) che la formula dogmatica creatio ex nihilo sappia di nichilismo, per cui si sentono in dovere di esprimere il dogma della creazione in modo tale da non far uso della categoria del non-essere, ossia del nulla, perché dicono che il nulla non esiste e l’essere non può essere negato dal non-essere. 

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Grande merito effettivo di Parmenide è stato quello che non si può dire che l’essere non è. Si tratta nientedimeno che del famoso e fondamentalissimo principio di non-contraddizione, sacro anche per Aristotele e San Tommaso. Solo che questi tomisti piuttosto sprovveduti, credendo di essere più acuti di San Tommaso, dimenticano che Tommaso, spiegando meglio il principio di non-contraddizione ed illustrando il dogma della creazione, chiarisce che nell’affermare la provenienza della creatura dal nulla, la Chiesa non intende dire che la creatura è e non è – cosa assurda -, ma semplicemente che non esisteva prima di essere creata. Prima era solo pensata da Dio, poi Dio l’ha realizzata. Che cosa c’è di assurdo in tutto ciò? La Scrittura paragona in modo del tutto legittimo, per analogia, Dio all’artefice che realizza un’idea della sua mente.

Il creare non comporta una simultaneità di essere e non essere, ma un passaggio dal non-essere all’essere. Per questo, per evitare questo concetto di passaggio dal prima al poi, affermano che la creazione è una semplice dipendenza nell’essere, una relazione dell’ente creato a Dio, confondendo la creazione con la conservazione.

Unico punto di contatto, peraltro molto importante, fra Tommaso e Parmenide è che entrambi ammettono l’essere semplice, uno, eterno, immutabile e necessario e il principio di non contraddizione. Ma anche qui non c’è pieno accordo, perché mentre Tommaso distingue l’uno dal molteplice, il semplice dal composto, l’eterno e il necessario dal temporale e contingente, Parmenide li confonde nell’unità monistica dell’essere, e mentre Tommaso include il divenire nella non-contraddizione, per Parmenide il divenire è contradditorio.

Immagine da Internet:
- Dio crea l’universo, Miniatura dal Codex Vindobonensis 2554, Bibbia illustrata del 1220-1230 circa

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