Trattato sugli Atti umani
P. Tomas Tyn
Lezione 8 (Parte 1/2)
P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 16 (A-B)
Bologna, 17 marzo 1987
http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm
Vi ricordate, che l’altra volta abbiamo cominciato con la vexata quaestio della della coscienza erronea, cioè se è possibile che la coscienza presenti all’uomo l’oggetto moralmente specificante, in maniera errata, sbagliata. La domanda allora è questa: nel caso di un errore della coscienza la volontà, che discorda, cioè che in qualche modo si scosta dalla coscienza errante, è buona o cattiva? E viceversa la volontà che si conforma, cioè che agisce secondo la coscienza erronea è una volontà buona o cattiva?
Queste due domande coincidono con il chiedersi se la coscienza erronea obblighi, cioè se ha il diritto di obbligare l’uomo, quindi se ha il diritto ad essere obbedita, e viceversa, se la coscienza erronea scusi dal peccato, nel caso in cui l’uomo seguendo tale coscienza si renda obiettivamente colpevole di una azione non buona.
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Padre Tomas Tyn, OP |
S.Tommaso insiste molto sul dovere del soggetto, dovere metafisico prima che etico, di sottostare alla realtà dell’oggetto. La coscienza, prima di costituirsi regola prossima dell’atto umano, deve a sua volta sottostare alla regola della realtà del bene e del male.
S.Tommaso ci insegna che non è vero che l’azione è sempre meglio del non agire. Anche se è giusto che non bisogna mai assumere nemmeno questo principio: è sempre meglio non agire, perché così non sbaglio. Questo è contro la prudenza. Quel tale ovviamente non ha l’imperium, che è appunto questo comando che è l’ultimo atto della ragione pratico-pratica e dell’atto specificante la prudenza.
Quindi, bisogna agire, però dopo essersi consigliati. Prima che la ragione abbia una chiarezza pratica, l’azione sarebbe illecita e quindi in nessun modo doverosa. ... Notate che qui ci sono problemi notevolissimi. Anch’io in alcuni casi, astrattamente proposti, non saprei che pesci pigliare. Consideriamo per esempio, la questione del cosiddetto “male minore”. È un caso che spesso mi viene ipotizzato: quante vite devo sacrificare per salvarne altre?
Al giorno di oggi, anche una persona cristiana, dati i catechismi che ci ritroviamo, può effettivamente errare invincibilmente in alcune norme della legge naturale. Per il confessore, al limite, c’è sempre la difficoltà di come istruire la coscienza e se istruirla. Il confessore può istruire il fedele solo sullo stato obiettivo della sua coscienza, non sullo stato soggettivo. Egli può dire: questo è peccato o non è peccato, obiettivamente parlando; è o non è una trasgressione della legge di Dio, ma non può dire qual era la coscienza del penitente in quel momento in cui agiva.
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