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Testi di P. Tomas Tyn, OP

14 maggio, 2024

Oltre la ragione e contro la ragione - Prima Parte (1/3)

 

Oltre la ragione e contro la ragione

Prima Parte (1/3)

Sono accusata di stoltezza da uno stolto

Sofocle, Antigone, 470

 

Ragione e intelletto

 

La realtà che ci circonda ovvero l’orizzonte sconfinato dell’essere nel quale siamo e viviamo comprende enti costituiti in gradi diversi di entità: al più alto grado il mondo dello spirito, ossia gli enti sovrarazionali: le anime separate, gli spiriti, Dio e la nostra stessa anima, enti razionali e di nostra pari dignità: i nostri simili nell’umanità, nonché il mondo materiale degli enti infrarazionali, gli animali, le piante e l’universo fisico.

La ragione è quella facoltà che il nostro intelletto possiede di avanzare nella conoscenza procedendo nel tempo mediante una successione di giudizi metodicamente concatenati l’uno di seguito all’altro secondo nessi regolati dalla logica, che è l’arte del saper ragionare con proficuo e senza sbagliare.

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Ciò che stimola l’atto del ragionare è il contatto dell’intelletto con la realtà esterna mediante i sensi. L’intelletto dà il via al cammino della conoscenza col formare la nozione dell’ente, che ricava per astrazione dalle nozioni degli enti sensibili con i quali viene a contatto mediante l’esperienza.

Tanto la ragione che l’intelletto formano il mondo del pensiero, della coscienza, della conoscenza e del sapere, grandi espressioni dello spirito. L’intelletto intuisce, vede, astrae, concettualizza, questiona, distingue, unisce, afferma, nega, giudica, contempla. La ragione indaga, dubita, discute, confuta, opina, dimostra, risolve, conclude.

Un atto della ragione che qui dobbiamo prendere in speciale considerazione è l’atto di fede, il credere. Con questo atto la ragione coglie una verità che non le è evidente né riesce a dimostrare, ma sa che è una verità in forza dell’autorità del rivelante, uomo o Dio. La ragione sa tuttavia almeno che quanto è rivelato è possibile. Invece il dato scientifico non è solo conoscibile, ma anche scibile: lo possiamo dimostrare razionalmente e quindi è contenuto entro i limiti della nostra ragione e della nostra coscienza.

Considerando il fatto che la ragione è sana quando funziona correttamente sul piano psichico e su quello spirituale, considerando le disfunzioni della ragione bisogna distinguere rispettivamente la demenza dalla stoltezza.

Il dato di fede dev’essere credibile e per essere credibile, dev’essere pensabile e possibile effetto dell’azione divina e non nostra. Noi saremmo stolti e insensati se credessimo ad una cosa assurda o impossibile.

 Immagine da Internet: San Giovanni Evangelista, Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio

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