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Testi di P. Tomas Tyn, OP

25 ottobre, 2024

Il processo all’infinito nella prova dell’esistenza di Dio - Seconda Parte (2/2)

 

Il processo all’infinito nella prova dell’esistenza di Dio

Seconda Parte (2/2) 

 Fermatevi e sappiate che Io sono Dio

Sal 46,11

La causa nel senso forte ed assoluto, veramente causa, non può essere una causa causata, che rimanda a una causa precedente, che l’ha causata, ma è una causa che è solo e totalmente causa, bastante a sé stessa. Questa è la causa prima, alla quale deve fermarsi il regresso delle cause. Ed è questo il motivo per il quale non  è possibile un regresso all’infinito. Questa causa non può essere altro che  la causa dell’essere, essa stessa Essere sussistente. E questa è Dio.

Occorre dunque distinguere una retrocessione all’infinito di una successione di agenti indipendenti gli uni dagli altri e accidentalmente collegati gli uni agli altri nella loro esistenza ed azione, da una retrocessione di cause ontologicamente sovraordinate connesse da un rapporto di necessità.

Nel primo caso la retrocessione o processo all’infinito è possibile; invece nel secondo caso è impossibile, ma occorre fermarsi ad una prima causa creatrice ossia produttrice non solo del divenire, ma anche dell’essere dell’effetto o a un primo motore immobile, che muove il succedersi degli effetti. 

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Un conto però è che una causa produca per sua essenza quel dato effetto, per cui qui la connessione causa-effetto è necessaria. E un conto è che molte cause si succedano per produrre un dato effetto. San Tommaso dice che è necessario che il ferro plasmato dal fabbro sia plasmato dal martello. Ma che questo ferro venga plasmato dal fabbro che usa successivamente più martelli è cosa accidentale, per il semplice fatto che uno si rompe e dev’essere sostituito da un altro.

Ma non esiste alcun nesso causale necessario fra un martello e il successivo: l’importante è che funzionino, ossia che facciano ciò che il fabbro vuole. È nella struttura dell’operazione del fabbro che troviamo un nesso logico necessario tra causa ed effetto, perché è chiaro che se manca nel fabbro l’intenzione o gli manca il martello o manca l’incudine, il ferro non viene plasmato.

Occorre dunque assolutamente una causa prima (il fabbro) perchè il ferro sia plasmato, ma in linea di pura possibilità metafisica non è necessario un primo martello nella successione temporale dei martelli che uno dopo l’altro si rompe, anche se di fatto il primo martello c’è stato.

Per questo, in linea di principio, osserva San Tommaso, i martelli potrebbero essere infiniti, ma non può essere infinita la serie delle cause sovraordinate per ottenere la plasmazione del ferro. Qui occorre una causa prima, che è il fabbro che usa il martello, non importa quale e non importa quanti. 
 
Similmente, osserva San Tommaso, affrontando la questione se il mondo potrebbe esistere da sempre, in un infinito succedersi di cause, dice che di per sé si potrebbe andare indietro nel tempo all’infinito, dato che Dio è eterno e che il creare è un atto eterno non necessariamente nel tempo, anche se sappiamo dalla rivelazione che di fatto il tempo passato ha avuto un inizio. Tommaso osserva che invece dove non si può andare all’infinito è nelle cause sovraordinate, ossia quelle che spiegano l’esistere attuale del mondo, perché altrimenti dovremmo dire che il mondo non esiste essendo privo di causa sufficiente. 

Immagini da Internet

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