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Testi di P. Tomas Tyn, OP

15 dicembre, 2024

Tu che sei uomo ti fai Dio - Il mistero della divinità di Cristo - Parte Terza (3/3)

 

Tu che sei uomo ti fai Dio

Il mistero della divinità di Cristo

 
Parte Terza (3/3)
 
 Come Hegel concepiva la divinità di Cristo

Hegel affronta il mistero trinitario e dell’incarnazione e pretende di darne la spiegazione razionale, logica e dialettica. Quello che secondo la fede Dio Padre ha fatto liberamente incarnando suo Figlio, egli lo vede come un processo logico necessario che costituisce la stessa essenza di Dio.

Per spiegare l’Incarnazione egli parte dall’affermazione di San Giovanni: «il Verbo si fece carne». In tedesco incarnazione si dice Menschwerdung=divenire uomo. Hegel notava che il nostro intelletto, per poter capire la realtà, ha bisogno di distinguere e determinare, stabilire l’identità di ogni cosa: questo non è quello; questo è differente da quello. 

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A Hegel manca il concetto dell’unione, quindi dell’amore, dell’amicizia e della convivenza pacifica. Per lui le due nature di Cristo non sono unite, ma sono un’unità, una sola cosa. Si confondono. L’uomo è Dio e Dio è l’uomo. Ecco l’uomo che si fa Dio!

La sintesi hegeliana è una falsa sintesi. La vera sintesi, ossia l’unione, salva entrambe le nature nella loro identità e diversità, come dice il dogma calcedonese, le unisce nell’unità della persona di Cristo.

Per questo, il Concilio di Calcedonia raccomanda di non fare confusione fra le due nature di Cristo: la natura divina è semplice, increata, immutabile, infinita, immortale, eterna, innocente; quella umana è composta, creata, mutevole, finita, mortale, temporale. Nel contempo il Concilio insegna che Cristo è uno e il medesimo; ha una sua ben precisa identità: è quella data persona e non altra, inconfondibile, riconoscibile e distinguibile da ogni altra.


Se per individuo intendiamo un ente singolo sussistente, un soggetto concreto esistente, una persona, un personaggio storico, esistito o esistente, allora certamente in questo senso Gesù è un individuo come ogni singolo ente reale attualmente esistente, benché adesso sia in cielo e non in terra.

Rahner nota che i concetti servono alla comunicazione umana. Ora, osserva Rahner, i concetti usati a Calcedonia per formulare il dogma cristologico, non sono quelli della filosofia moderna, ma della tarda grecità.

Rahner ha ragione nel dire che la Chiesa deve esprimere il contenuto del mistero di Cristo in termini e concetti comprensibili agli uomini del nostro tempo. Ma sbaglia nel credere che i termini e concetti usati a Calcedonia siano caduti in disuso, per cui oggi dovrebbero essere sostituiti da quelli delle filosofie contemporanee.

Immagini da Internet: Basilica di San Pietro, Roma

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