Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

Rivista PATH - Accademia Pontificia

Radio Maria

Articoli tradotti in Spagnolo

Teologia dogmatica

Cristologia

Escatologia

Liturgia

Mariologia

Successore di Pietro

Ecclesiologia

Teologia morale

Etica naturale

Metafisica

Gnoseologia

Antropologia

Il Dialogo

P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

06 aprile, 2023

Circa l’identità del popolo ebraico - Quarta Parte (4/4)

 Circa l’identità del popolo ebraico

Quarta Parte (4/4) 

Popolo messianico

Caratteristica della religione ebraica è la speranza in un Salvatore, «unto del Signore» o Messia, che liberi il popolo dai suoi peccati. È un uomo che rivendica e fa valere i diritti del popolo presso i suoi oppressori. Il Salvatore è chiamato goèl, che si può tradurre con «vendicatore». Vale anche la traduzione con «redentore», nel senso di colui che per liberare una persona prigioniera di un rapitore, persona che appartiene ad un’altra per un legame d’amore, strappa con la forza al rapitore il prigioniero e lo restituisce al proprietario pagando il riscatto alla persona alla quale il riscattato appartiene, onde risarcirla della perdita di colui che viene riacquistato dal redentore.

Ma la cosa importante da tenere presente è che dalle profezie bibliche risulta che il Messia sarà sì un uomo, ma siccome questo uomo emergerà da Israele, cioè sarà un ebreo, lo stesso popolo ebraico in quest’uomo è il popolo-Messia salvatore dell’umanità mediante il sacrificio sacerdotale di se stesso. Israele è un popolo di sacerdoti. Ecco perché Gesù dice che la salvezza viene dagli ebrei. Cioè: viene da me in quanto sono ebreo. Io rappresento il mio popolo. In me e attraverso di me l’ebreo salva l’umanità. Ecco perché Simeone prendendo in braccio Gesù bambino lo chiama «gloria d’Israele». 

Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/circa-lidentita-del-popolo-ebraico_6.html

Uno dei pregi della Bibbia ebraica, dal Genesi fino ai libri sapienziali, è la chiarissima distinzione che pone fra natura umana e natura divina. Benchè uomo e Dio siano entrambi persone e l’uomo sia creato ad immagine e somiglianza di Dio, sì che tra di loro può esistere un dialogo, tuttavia gli attributi dell’uno e dell’altro sono opposti: Dio esiste ab aeterno ed in eterno, è lo stesso Essere per se sussistente, è il creatore del cielo e della terra.

L’uomo è una semplice creatura, composta di spirito e corpo, esistente nel tempo e nello spazio, fragile peccatore, mutevole, passibile, mortale.

Ma d’altra parte Gesù è un uomo che dà prova di possedere non solo proprietà umane, ma anche proprietà divine. D’altra parte, è chiaro che la persona umana è distinta dalla persona divina. D’altra parte sarebbe assurdo immaginare Gesù come composto di due persone. È chiaro che Gesù è una sola persona. Ma persona come? Umana o divina? Bisogna scegliere.

Paolo e Giovanni in modo speciale si sono accorti che Gesù, pur essendo uomo, aveva una natura divina. Paolo lo dice chiaro e tondo: Gesù era di «natura divina» (en morfè theù yparcon, Fil 2,5), per cui era «uguale a Dio» (isa Theù, ibid.). Quanto a Giovanni, egli chiama Gesù Logos, evidentemente logos divino, traducendo così il dabar ebraico, parola, sapienza, concetto, idea. Gesù è Figlio di Dio in modo simile al quale il concetto è concepito dalla mente. È generato dal Padre in modo simile al quale la mente genera il pensiero o il pensante proferisce la parola.

Successivamente noi cristiani, quindi, indagando sul mistero di Gesù, nel 325, nel Concilio di Nicea, siamo giunti ad una prima conclusione direttamente ricavata da San Paolo e San Giovanni: la Chiesa ha definito che Gesù è della stessa sostanza o natura del Padre (omoùsios to Patrì). Restava però adesso un altro problema: se Gesù è di natura divina ed evidentemente è anche di natura umana, dunque ha due nature. Ma d’altra parte, alla persona corrisponde normalmente una natura. dunque Gesù sono due persone? Assurdo! Abbiamo allora capito che la nozione di persona non è la stessa che quella di natura.

Anche una persona umana può avere in qualche modo due nature. Per esempio una medesima persona può essere medico e pittore. Abbiamo allora capito due cose: prima, che Gesù non poteva essere una semplice persona umana, benché a tutta prima potesse sembrare tale, perché sennò non poteva essere una persona divina. Ora era ormai certa la sua divinità di Figlio divino dal Padre. Così nel 451 giungemmo al Concilio di Calcedonia, nel quale la Chiesa dichiarò che Gesù è una persona divina in due nature, non due nature accidentali, come nell’esempio che ho portato sopra, ma due nature sostanziali. Peraltro per indicare la natura la Chiesa usò il termine greco fysis.  


Immagini da Internet:
- Volto di Gesù, Sindone, Torino
- Volto di Gesù, Pantocratore, Monreale

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.