Riflessioni sul significato della parola Dio
Terza Parte (3/3)
L’essere supremo per San Bonaventura
Per San Bonaventura la parola Dio significa sì ente supremo, ma solo per un semplice allargamento o innalzamento dell’idea dell’essere, non a seguito di una prova razionale per causalità partendo dall’ente contingente e mobile. Egli intende così la parola Dio come «essere purissimo e perfettissimo», che egli ricava dalla distinzione puramente concettuale fra essere perfetto ed essere imperfetto, essere puro ed essere misto, mentre per lui la nozione dell’essere è la più generale di tutte, senza la quale «non si può sapere completamente la definizione di alcuna sostanza particolare».
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La nozione di Dio di per sé è raggiungibile dalla ragione che ne dimostra l’esistenza, partendo dalla considerazione dell’ente contingente e causato;
ma di fatto l’umanità è venuta ad apprenderla solo dalla Bibbia, così come da essa sola ha appreso che Dio è il creatore del cielo e della terra e che ha creato l’uomo, maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza.
La Bibbia conferma quindi il fatto che l’esistenza e l’essenza di Dio non sono originariamente ed immediatamente note, intuìte, sentite o sperimentate con evidenza dalla mente umana né da parte della ragione né da parte della fede, ma sono oggetto di scoperta partendo dalla considerazione degli effetti visibili della divina onnipotenza (Rm 1,20), ed andando per analogia con quanto avviene nella produzione causale delle cause efficienti di questo mondo (Sap 13,5). Tutto ciò ovviamente suppone una nozione analogica dell’ente.
La Bibbia tratta poco di metafisica; eppure, si può amare la Bibbia senza amare la metafisica? Che cosa si capisce della Bibbia se il Dio biblico è Colui Che è, è Colui che ha detto di Se stesso «Io sono»?
Colui che è il creatore di tutti gli enti? Se la parola ente non ricorre nella Bibbia, non vuol dir nulla. Esistono parole equivalenti, come quella di «cosa», «qualcosa», «creatura», «mondo», «cielo», «terra» e così via.
Da internet:
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Arca di San Domenico (Bologna) : Alla sommità della cimasa, nonché
dell'intera arca, si vede Dio Padre che sorregge il mondo con la mano
sinistra tenendolo vicino al cuore.
Sotto i suoi piedi troviamo un altro globo più grande. Più in basso si
vedono i simboli della creazione: i festoni di frutta stanno a
significare la terra, i due putti si riferiscono al cielo e gli otto
delfini al mare.