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Col 2,4
E’
possibile e doveroso formare un concetto di Dio
Il
Cardinale Gaetano fa presente la necessità di distinguere la conoscenza della quiddità
o essenza di una cosa (cognoscere
quidditatem), dalla conoscenza per
modo di quiddità o di essenza (cognoscere
quidditative). Così ci sono due modi di definire l’essenza di una cosa, o
di dire che cosa una data cosa è, o di stabilirne gli attributi essenziali: o
quello della semplice attribuzione o quello di stabilire come un dato attributo si addice a quella data cosa.
Nel
primo senso possiamo conoscere l’essenza di ogni cosa, anche di Dio. Invece nel
secondo senso non possiamo conoscere razionalmente l’essenza di Dio; ma essa ci
è rivelata nel suo proprio modo di
essere, nella sua propria intimità e unicità soltanto da Gesù Cristo, che ci
promette di vedere dopo la morte “faccia a faccia”, senza mediazione
concettuale, il “volto” ovvero l’essenza del
Dio trinitario.
Ogni
cosa infatti è conoscibile, e quindi concettualizzabile, anche Dio, perché
l’ente è l’oggetto dell’intelletto, qualsiasi ente, compreso Dio. E ogni ente è
rappresentabile in quella immagine mentale che è il concetto. In questo senso
Hegel ha ragione, quando dice che il reale è razionale.
Ogni
ente creato realizza ed esprime un pensiero. Esprime sempre un pensiero divino,
e a volte anche il nostro. E’ così che l’intelletto umano, angelico o divino, è
costituito in funzione dell’ente. Non esiste pensiero se non dell’ente. Non c’è
ente che non sia pensato o pensabile.
Mentre
Dio creatore degli enti li ha tutti presenti alla sua mente, per noi esistono
effettivamente cose alle quali non pensiamo, ma non per questo non sono
pensabili. Un essere impensabile o inconoscibile non esiste. E per noi la
conoscenza avviene per mezzo del concetto, che è la rappresentazione spirituale
della cosa.
Il
concetto è il mezzo mentale col quale ci rappresentiamo l’essenza delle cose,
quindi anche Dio, però solo nel primo modo, almeno con la semplice ragione.
Invece con la fede possiamo concepire Dio anche nel secondo modo e quindi
conoscerlo come Lui stesso si conosce, benchè in un modo infinitamente meno
perfetto.
Nella
fede non possiamo certamente eguagliare la scienza che Dio ha di Sé, perché è
infinita, mentre la nostra è finita; tuttavia possiamo almeno partecipare di
questa scienza. Possiamo, come dice S.Paolo, “possedere il pensiero di Cristo”
(I Cor 2,16).
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(immagine da internet)