Infiltrazioni massoniche nel documento sul Sinodo amazzonico.


P. Cavalcoli: “infiltrazioni massoniche nel documento sul Sinodo amazzonico”
Intervista di Bruno Volpe a P.Giovanni Cavalcoli pubblicata sul sito "La Fede Quotidiana) il 27 settembre 2019 : http://www.lafedequotidiana.it/p-cavalcoli-infiltrazioni-massoniche-nel-documento-sul-sinodo-amazzonico/ 


1)   teme che il sinodo sull' amazzonia possa diventare strumento per alterare dottrina e prassi?

Nell’Instrumentum accanto a sani princìpi, buoni propositi, interessanti rilievi ed utili proposte,  frutto di un grande lavoro di preparazione, si notano insidiose e pericolose infiltrazioni massoniche clandestine, che premono per un riconoscimento della religione indigena sciamanica della «Madre Terra» non come bisognosa di essere corretta e purificata dei suoi elementi magici e panteisti, ma come religione semplicemente diversa e rispettabile, tale da arricchire con le sue peculiarità la religione cattolica, la quale pertanto non può presentarsi come religione suprema, superiore a tutte le altre, ma come alla pari delle altre, parziale, fallibile e relativa come le altre.

Inoltre, il documento non dà l’impressione che la Chiesa nei confronti dei gruppi indigeni debba svolgere una funzione civilizzatrice di formazione, elevazione ed educazione umana e morale ispirata al Vangelo e all’umanesimo cristiano, ma quasi che sia la Chiesa stessa, inficiata dagli errori e dalle ingiustizie della civiltà capitalistica occidentale, che debba prendere a modello di umanità la condotta felice di quelle popolazioni, come se nella loro «saggezza ancestrale», pratica ecologica, innocenza, bontà ed eccellente senso comunitario, non fossero tocche dalle conseguenze del peccato originale. È questa la visione utopistica buonistico-comunistica di Jean-Jacques Rousseau[1].

È chiaro che questo tentativo, abominevole e ad un tempo ridicolo, che traspare fra le righe del documento, non potrà aver successo, ma rimarranno solo gli elementi e spunti validi ed utili, perché il cedere a quel tentativo comporterebbe una deformazione della Chiesa e del cristianesimo, che invece sarà impedita dall’assistenza dello Spirito Santo e dalla prudenza del Papa, custode supremo della verità cattolica.

2)   a suo parere il sacerdote cattolico può contrarre matrimonio?

Qui non si tratta di un mio parere personale, ma della dottrina cattolica del sacramento dell’ordine. È noto che il celibato non entra nell’essenza del sacramento dell’ordine, tanto è vero che esiste il diaconato coniugato, primo grado del sacramento dell’ordine. Inoltre, ai tempi di S. Paolo il vescovo poteva essere sposato (I Tm 3,2) e S.Pietro era sposato.

Per questo la Chiesa nutre una predilezione per il sacerdote celibe, per la sua eccellente imitazione di Cristo, ma non è escluso che un domani voglia affiancare a questo sacerdozio un sacerdozio coniugato non per sopperire alla mancanza di preti o per coloro che non riescono a trattenersi, ossia come remedium concupiscentiae, il che sarebbe una ragione troppo bassa, ma perché vi siano sacerdoti che possano comprendere concretamente i valori e i problemi delle famiglie in base ad un’esperienza personale.

Tuttavia è chiaro che al fine della catechesi del matrimonio come sacramento tale esperienza non è assolutamente necessaria. Da qui la perfetta ed anzi migliore competenza del sacerdote celibe in rapporto alla presentazione del matrimonio come mistero di fede.

3)   pensa che vi sia un  eccesso di critiche al Papa?

Esistono critiche legittime, filiali, garbate, ragionevoli, motivate e costruttive ed esistono critiche illegittime, irragionevoli, maligne, passionali, immotivate, sterili, demolitrici, che nascono dall’insofferenza, dall’arretratezza, dall’ottusità, dalla fretta, dalla prevenzione, da un concetto sbagliato dell’autorità pontificia, e addirittura dall’odio, dall’eresia, dall’empietà fino a giungere alla farneticazione ed alla follia.

Il Papa è certamente criticabile per certe sue esternazioni estemporanee,  certe affermazioni equivoche ed avventate, per certi aspetti non-esemplari della sua condotta morale, del suo linguaggio, della sua pastorale e del suo governo della Chiesa. Ma la critica dovrebbe fermarsi qui.

Invece purtroppo alcuni vanno oltre lanciandosi in accuse attinenti al suo magistero ed alla validità della sua elezione, accusandolo di eresia o di  essere un Papa giuridicamente invalido e nullo. Alcuni, notando il contrasto esistente fra la linea del Papa attuale e quella del precedente, lo contrappongono al Papa emerito Benedetto, sostenendo che è questi il vero Papa. Naturalmente ciò non offende solo Francesco, ma anche Benedetto.

Critiche di questo genere non hanno alcun fondamento o possibilità di giustificazione, sia perchè un Papa non può essere eretico e sia perchè nessun Cardinale, anche tra i più avversi a Francesco, ha dichiarato invalida la sua elezione. Ed anche ammesso un complotto da parte della cosiddetta «mafia di San Gallo», dal fatto che da un regolare Conclave è uscito Bergoglio, si desume che la sua elezione è stata valida.

Sono falsi amici del Papa coloro che assumono sistematicamente in toto idee e comportamenti del Papa non perchè accolgano l’infallibilità. Essi infatti non credono affatto all’infallibilità pontificia, perché negano, da buoni modernisti, all’immutabilità della verità. Fanno quello solo perché vogliono strumentalizzare il Papa per i loro sporchi interessi o avallare i loro peccati col pretesto della divina misericordia. Veri amici del Papa sono invece coloro che gli rivolgono critiche motivate, benché severe.

Il Papa dovrebbe meditare su questo versetto del Salmo: «Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri, ma l’olio dell’empio non profumi il mio capo» (Sal 141, 5). Il Savonarola, S.Caterina da Siena e S.Pier Damiani sono stati veri amici del Papa.

4)   lei ha sempre sostenuto che il Papa è mal consigliato. Rimane di questa idea?

Desumo questa mia opinione considerando le idee e la fama di certi personaggi che ricoprono importanti uffici della Curia romana o della S.Sede o che vengono presentati dai mass-media come «amici» o «stretti collaboratori» del Papa, persone che in vari modi non danno affidamento dal punto di vista dottrinale o non godono di buona fama.

Non si capisce come mai il Papa si circondi di tali personaggi, quando certamente ce ne sarebbero di adatti e migliori. Sembra non rendersi conto che ciò getta ombra anche sulla sua condotta e sulle sue idee.

Quando poi si vedono certe scelte del Papa, certe fotografie, certi gesti, certe decisioni, certe scelte, certe nomine, certi suoi atti, certi provvedimenti, certi incontri, si  leggono certi suoi discorsi, certe esternazioni, certe battute, è facile dedurre, anche se è possibile sbagliare, che è mal consigliato, salvo che si tratti di sue decisioni personali, il che è peggio ancora. Par di trovare in lui ingenuità mista a  furbizia. Viene in mente il duetto collodiano della volpe e Pinocchio. Ma non sono belle qualità per un Papa.

5)   Messori in una intervista ha detto che la Chiesa non è del Papa o dei vescovi, ma di Cristo. Che ne pensa?

La questione circa la quale oggi molti si interrogano con preoccupazione nella Chiesa è quanto e come Francesco ci rappresenta Cristo, sa avvicinarci a Cristo, ci fa conoscere Cristo, ci conduce a Cristo, è veramente innamorato di Cristo, imita Cristo.  Quella Chiesa che sta costruendo è veramente la Chiesa di Cristo o una Chiesa di suo conio?

Nella sua ecclesiologia c’è spazio per la Chiesa celeste o solo per quella terrena? È una Chiesa della SS.Trinità o è solo una Chiesa del progresso umano? È la Chiesa dei sacramenti o solo la Chiesa della solidarietà e delle ONG? È una Chiesa Una o è un complesso di chiese in dialogo fra di loro? È una Chiesa universale, per tutta l’umanità o è una Chiesa che deve limitarsi ad una relazione di buon vicinato con protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani, induisti, buddisti, taoisti, sciamani, ecc.? Il suo insistere sul «nuovo» e la sua antipatia per il conservare ha rispetto per gli elementi immutabili della Chiesa? Si salva la Tradizione o tutto può essere cambiato? La sua polemica contro la «rigidezza» non rischia dar spazio al lassismo?

Ammette valori non negoziabili o pensa che si possa negoziare su tutto? Anche su Cristo e sulla morale cattolica? La Chiesa di Francesco è la Chiesa di Cristo o è un’altra? Attenzione però: possediamo un chiaro modello di Chiesa per poter giudicare se Francesco lo realizza o no? Non è proibito a un Papa dare alla Chiesa un suo indirizzo. Dobbiamo quindi essere prudenti nel giudicare.

Così si parla infatti legittimamente, per esempio, della Chiesa di S.Pio V o di S.Pio X o di Pio XII. È però sostanzialmente la medesima Chiesa, descritta dal Catechismo. Francesco sembra invece concepire una Chiesa senza confini precisi, una Chiesa fluida e magmatica, che accoglie arbitrariamente chi manca delle condizioni per appartenervi.

Non sempre è chiaro in che cosa si distingue la Chiesa dal mondo. Abbiamo una Chiesa che lascia entrare i lupi. Accoglienza indiscriminata. Salvo poi ad avere un’eccessiva severità nei confronti dei tradizionalisti e dei conservatori, come se la Chiesa non dovesse conservare niente, ma fosse come una presentatrice della TV  che cambia abito tutti giorni.

Nella Chiesa di Francesco  si trova chi in realtà è fuori e contro, sicchè costui la danneggia dal di dentro. Non esistono scomunicati. Ma nel contempo non esiste neppure una comunione nell’unica verità, giacchè in essa convivono nemici dichiarati dalle idee opposte. La misericordia rischia di sconfinare con la connivenza e la complicità. Nella Chiesa di Francesco sembrano non esser giudicati in comunione proprio coloro che ricordano che occorrono precise condizioni per  essere in comunione. Capita che faccia apparire come fuori chi in realtà è dentro. Abbiamo tuttavia fiducia che Cristo assista Francesco, che è la «roccia», è Pietro. Dobbiamo aiutarlo ad uscire e a farci uscire da questo ginepraio.

6)   a Roma il 5 ottobre ci saranno varie manifestazioni di preghiera  per la Chiesa. Ritiene che oggi questa viva un momento di confusione dottrinale e di prassi?

In tutta la storia della Chiesa non è mai successo come oggi che la Chiesa fosse invasa da tante eresie di ogni genere, senza che l’autorità intervenga. La vigna del Signore è devastata dai lupi e i pastori dormono. È una grande prova per il popolo di Dio, che però dimostra, grazie allo Spirito Santo che abita nel suo cuore, di essere sveglio e di sapersi difendere. Mai infatti in tutta la storia della Chiesa abbiamo avuto un laicato così dotto, sveglio, vivace, intraprendente, libero, dotato di acuto senso critico e sottile discernimento, che redarguisce con parresia e coraggio i pastori  dormienti.

Speriamo tuttavia che la manifestazione di Roma possa scuotere i pastori dormienti e paurosi e servire ad incoraggiarli, sull’esempio dei buoni prelati che già si sono esposti, ad assumersi le loro responsabilità, memori di dover render  conto a Dio del gregge a loro affidato. Non temano l’impopolarità, le vendette o le rappresaglie, ma solo siano mossi dal santo timor di Dio e dalla carità che dà la vita per i propri amici.

7)   È possibile dare la comunione al divorziato risposato civilmente?

La nota 351 dell’Amoris laetitia accenna all’eventualità di un permesso ai divorziati risposati di accedere alla Comunione. Non si tratta di un permesso effettivo, in vigore, ma di un permesso possibile o ipotetico. Il Papa non ha mai detto di dare effettivamente il permesso. Per questo resta in vigore la disposizione del n.84 della Familiaris consortio di S.Giovanni Paolo II. Coloro che quindi danno la Comunione ai divorziati risposati disobbediscono all’Amoris laetitia.

La Lettera ai Vescovi Argentini non dà nessun permesso, ma si limita a dire che hanno interpretato bene il documento. Pertanto i casi da loro proposti sono semplicemente ipotetici, non da prendere attualmente in considerazione, finchè il Papa, se lo crede, non darà esplicitamente e formalmente il permesso in un documento ufficiale, confermando i casi proposti, che potrebbe essere un Motu proprio.

P.Giovanni Cavalcoli
Fontanellato 25 settembre 2019



[1] Cf J.Maritain, Rousseau, in Tre Riformatori, Morcelliana, Brescia 1964, pp. 129-198.

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