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P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

30 aprile, 2025

Il Mistero Eucaristico - II Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn - Seconda Prima (2/2)

 

Il Mistero Eucaristico

II Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn

 Parte Seconda (2/2)

Ho il piacere di presentare questa seconda conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, dedicata ad una analisi teologica dell’atto della Consacrazione Eucaristica nella Messa, nonché della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e all’esame di alcune delicate questioni che nascono dalle riflessioni sul Mistero dell’Eucarestia. ...

Adesso non voglio farvi tutto un corso implicito di filosofia. Però è importante dirimere la questione sostanza e accidenti. Di che si tratta? A noi la sostanza, carissimi, appare attraverso gli accidenti, che sono accessibili ai sensi. Quindi la sostanza di per sé non è afferrabile con i sensi. Ma solo indirettamente, con il ragionamento, si può pensare che sotto queste apparenze, questi fenomeni cosiddetti accidentali, ci deve essere un soggetto che li unisce, che dà a loro unità, consistenza e sussistenza.

           Noi non vediamo la sostanza di un uomo. Vediamo ciò che un uomo fa. Per esempio, possiamo dire: quell’uomo, Tizio, corre. Noi vediamo un qualcosa che si muove e che ci dà o che ha le sembianze dell’uomo. Si muove e diciamo: “Ecco, Tizio corre”. In questa frase “Tizio corre” ci sono due parti: c’è il soggetto e il predicato. Io dico: Tizio. E dico: corre. E lego le due cose. 

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Servo di Dio P. Tomas Tyn, OP

L’essere ci viene da Dio. Carissimi, questa analisi metafisica piuttosto approfondita è proprio molto importante. La metafisica è tendenzialmente molto devota.

Infatti, chi avverte questo rapporto dell’uomo con Dio, uomo diciamo beneficiato da questa ricezione dell’essere, rapporto con Dio, Benefattore sul piano dell’essere, Colui che dà l’essere, ha capito già sul piano naturale tutto quello che è il presupposto della vita soprannaturale, quello che dice San Paolo: “In Dio noi ci muoviamo, viviamo e siamo”.

Proprio un’anima che veramente fa questo ragionamento e che ci arriva in pieno, ha questa sensazione che Dio la sostiene più di quanto non ci sostenga il pavimento.

A questo punto voi capite che Dio dà a questi accidenti del pane e del vino,  un essere, una esistenza, in maniera autonoma, cioè tale che possano essere mantenuti nell’essere, anche senza la sostanza propria. Però, ripeto, si tratta di un vero e proprio miracolo. Quindi, è un miracolo, ma è un qualche cosa di fattibile da Dio.

Ma la sostanza non sono le molecole e tanto meno sono i rapporti tra le molecole. Quindi ciò che il chimico studia, non è la sostanza. Questa non è afferrabile empiricamente. Ciò che il chimico studia però è importante nei riguardi della sostanza. Cioè studia la cosiddetta proprietà sostanziale. C’è un accidente, che però è tale da rivelare la sostanza. Ossia ci sono certe proprietà chimiche che solo il pane ha. E se una entità ha queste proprietà, vuol dire che è pane. Vedete. E questo certamente un’analisi chimica lo avrebbe rilevato.

Il Mistero Eucaristico - II Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn Parte Prima (1/2)

 

Il Mistero Eucaristico

II Conferenza del Servo di Dio P. Tomas Tyn

 Parte Prima (1/2)

Ho il piacere di presentare questa seconda conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, dedicata ad una analisi teologica dell’atto della Consacrazione Eucaristica nella Messa, nonché della presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e all’esame di alcune delicate questioni che nascono dalle riflessioni sul Mistero dell’Eucarestia. ...

 

Sono felice di rivedervi ancora quest’oggi per continuare il nostro discorso sul sacrificio della Santa Messa e sulla nostra partecipazione al medesimo. Soprattutto quest’oggi dovremo affrontare un problema non molto facile. Diciamo che oggi ci proponiamo sostanzialmente tre domande.

         La prima. Come è presente il Nostro Signore e Salvatore in questo sacramento? Cioè come può accadere che praticamente la presenza di Cristo è al di sopra delle leggi dello spazio e del tempo? Infatti, evidentemente Gesù è presente contemporaneamente in diversi altari e in diversi tabernacoli e nello stesso tempo sotto quel piccolo pezzettino di pane e in queste poche gocce di vino c’è il Christus totus, quindi Gesù secondo tutto il suo corpo e tutto il suo sangue e quindi secondo un’estensione certamente più grande di quella delle sacre specie, cioè sia del pane che del vino. Questa è la prima domanda. Come può accadere questo?

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Servo di Dio P. Tomas Tyn, OP

Quindi bisogna proprio tenerci da buoni cristiani cattolici ad affermare che la presenza del Salvatore avviene per vera conversione sostanziale. San Tommaso la chiama conversio substantialis, e il termine appropriato è appunto quello di transustanziazione. Allora, vedete carissimi. È qui il punto. Cioè Gesù si rende presente sull’altare in virtù della forma sacramentale, in virtù delle parole che il sacerdote pronuncia, non tanto in virtù del sacerdote; ma sono le stesse parole pronunciate nello spazio, come abbiamo visto l’altra volta, che ricevono una virtù strumentale divina, una virtù divina creatrice di questo fatto della transustanziazione.

Allora, in virtù di queste parole, non però in se stesse, ma in virtù della forza strumentale che Dio infonde a queste parole, avviene questo prodigio, è il caso di dirlo, della transustanziazione. Questa transustanziazione consiste in questo, che c’è un vero e proprio cambiamento. Questo cambiamento però avviene in questi termini. Ossia tutta la sostanza del pane e del vino, si cambia in tutta la sostanza del corpo e del sangue del Signore. Quello che invece non cambia paradossalmente sono i cosiddetti accidenti del pane e del vino.

29 aprile, 2025

La virtù della divina misericordia a confronto con la giustizia - Terza Parte (3/3)

 

La virtù della divina misericordia

  a confronto con la giustizia

Terza Parte (3/3)

 La punizione del peccato

Il termine «vendetta» certo è antipatico, perché fa pensare a uno sfogo di odio. Ma il problema è quello di evitare quell’ingiusta vendetta che sta nel ripagare il male col male e di rispondere al male con quel bene che può essere o il giusto castigo o il perdono, a seconda che l’offensore non si penta o si penta. Ma anche il perdono della colpa non comporta necessariamente la remissione della pena, San Giovanni Paolo II perdonò ad Alì Akgià pentito del suo crimine. Ma il carcere se lo fece lo stesso.

Quanto alla pena di morte, il Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2267) la giudica non più consona alla moderna concezione della dignità della persona e al moderno sistema di giustizia penale, salva sempre la facoltà degli Stati di decidere secondo la loro costituzione.

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Oggetto della divina misericordia è l’uomo peccatore e sofferente a seguito del peccato originale, col fine di salvarlo dalla morte, di mostrargli la via della salvezza e della beatitudine, di ridargli le forze perdute, di purificarlo dal peccato, di dargli la grazia necessaria per obbedire ai comandamenti, di liberarlo dalla sofferenza e dalla schiavitù di Satana, di riconciliarlo con Dio, col prossimo e con la natura.

Ma Egli, infinitamente buono, ha avuto pietà dell’uomo e fin da dopo la caduta promette un Salvatore.


Ora il piano del Padre nel donarci Cristo non è stato solo quello di risollevarci dalla caduta e di risanare la nostra natura, accontentandola nella possibilità di contemplare Dio in cielo, cosa che era già stata desiderata dai filosofi pagani, ma anche di costituire l’uomo nello stato di figlio di Dio, ad immagine del Figlio, mosso dallo Spirito Santo, destinato a vedere in cielo faccia a faccia il Volto del Dio trinitario. 

Dunque non solo la grazia sanante della salvezza, ma in più – aggiunta della bontà divina al di sopra delle esigenze stesse della felicità naturale – una vita soprannaturale divina, effetto di una bontà divina superiore a quella della stessa misericordia e che va addebitata ad una generosità che può essere solo di Dio.

Immagini da Internet:
- Adamo Ed Eva, Benjamin West
- Figliol prodigo, Rembrandt van Rijn

28 aprile, 2025

Una falsità su Papa Francesco

 

Una falsità su Papa Francesco

La questione dei valori non negoziabili

Il quotidiano Avvenire del 23 aprile scorso, per ricordare l’insegnamento morale del defunto Pontefice, ha pubblicato un articolo di Mons. Bruno Forte dal titolo: «Forte: oltre i “valori non negoziabili”, fedele alla dottrina con parole nuove»[1].

In esso Mons. Forte afferma che il Papa nei suoi insegnamenti «non ha mai usato l’espressione “valori non negoziabili”». A sostegno della sua tesi il Prelato cita un’espressione di Papa Francesco in un’intervista concessa al Corriere della sera del 5 marzo 2014, dove egli effettivamente disse: «non ho mai compreso i valori non negoziabili».

...

Ora, per quanto riguarda Mons. Forte, bisogna dire che la sua affermazione è palesemente falsa.

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"Se una certa cosa rimane sempre conveniente per il buon funzionamento della società, non è forse perché dietro ad essa c’è una verità perenne, che l’intelligenza può cogliere?"

Immagine da: 

https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2025/4/20/pasqua.html

27 aprile, 2025

La virtù della divina misericordia a confronto con la giustizia - Seconda Parte (2/3)

 

La virtù della divina misericordia

  a confronto con la giustizia

Seconda Parte (2/3)

Persona ontologica e persona trinitaria

Dalla rivelazione cristiana veniamo a sapere che in Dio c’è una personalità non solo nel senso di una sostanza o natura divina, ma nel senso di relazione sussistente, come ci insegna il Concilio di Firenze del 1439. Prendendo il concetto di persona in questo senso, sappiamo allora per fede che in Dio ci sono tre persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dio dunque è una persona o una natura nel senso di sostanza in tre persone nel senso di relazioni sussistenti.

La persona trinitaria non ha una volontà propria distinta da quella delle altre due, perché la volontà divina nella Santissima Trinità è solo quella della natura divina, che è una sola. Quindi, quando per esempio Gesù dice che il Padre ama il Figlio non intende dire che il Padre come Padre abbia una volontà per conto proprio distinta da quella del Figlio, giacchè, dato che Padre e Figlio sono un solo Dio, la volontà dell’uno e dell’altro è sempre la stessa volontà del Dio uno. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-virtu-della-divina-misericordia_18.html

Il terzo grado è la generosità o liberalità, espressione della magnanimità e della massima carità, per la quale la persona dona al di là di quanto il beneficato, già contento, desideri e a cui abbia diritto. Qui Dio Padre dona la figliolanza divina in Cristo mediante la grazia elevante e noi possiamo render partecipe il prossimo alla nostra stessa vita in Cristo mediante l’evangelizzazione e il suo accoglierlo nella Chiesa.

Qui la persona, infiammata di carità, mossa dallo Spirito Santo, compie gli atti eroici del dono di sé stessa, anche a prezzo della vita, per il bene del prossimo e l’onore di Dio. Abbiamo qui il dono del martirio e l’amore che Cristo ha avuto per noi, in quanto, benché innocente, per volere del Padre ha pagato per noi peccatori al Padre il debito per i nostri peccati, compiendo un’opera di somma giustizia nei confronti del Padre, al quale ha dato soddisfazione in nostra vece e a nostro vantaggio, dando per misericordia a noi la grazia di poter collaborare alla sua opera redentrice col portare la nostra croce quotidiana.

Dio riserva a Sé il compito di giudice in ultima istanza delle azioni umane, soprattutto in foro interno, come per esempio quello di riparare con la sua giustizia ai difetti della giustizia umana: «mia è la vendetta e il castigo» (Dt 32,25),

Col suo sacrificio espiatorio e soddisfatto sulla croce il Figlio ha di nuovo acquistato e fatto suo l’uomo salvato e lo ha restituito al Padre, legittimo proprietario, strappando l’uomo dalla schiavitù di Satana, sotto il potere del quale era caduto a seguito del peccato originale.

Osserviamo al riguardo che il fatto che l’ingresso nel regno di Dio sia gratuito ma nel contempo occorra pagare - la perla preziosa dev’essere comprata -, sembra un paradosso. Ma esso si scioglie, se consideriamo che gratuita è la grazia da parte di Dio, mentre doverosa e necessaria è l’opera espiatrice e riparatrice da parte nostra sostenuti dalla grazia di Cristo.


Immagini da Internet:
- Il Crocifisso, Schizzo del dipinto di Vladimir, Cathedral a Kiev
- Il Crocifisso, Rubens

22 aprile, 2025

Arrivederci Papa Francesco

 

Arrivederci Papa Francesco

Dicono che Papa Francesco è «tornato al Padre», no, Papa Francesco è andato al Padre, si è presentato al giudizio di Dio giusto e misericordioso. Solo Cristo, salendo al cielo, è tornato al Padre, perché, Figlio di Dio nato prima di tutti i secoli, era uscito dal Padre. Ma Papa Francesco, come ogni creatura umana, non era uscito dal Padre, ma è stato creato da Dio dal nulla. Ma ora vive per sempre nella casa del Padre.

Papa Francesco ci ha preceduti là dove noi cristiani desideriamo andare: alla casa del Padre. Dunque non vi è ritornato, perchè non c’era mai stato prima. La casa del Padre per noi non è un déja vu, ma un luogo che occhio umano non aveva mai prima visto. «È andato avanti», come dicono gli Alpini dei commilitoni defunti morti in guerra.

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Immagine da: https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2025/4/20/pasqua.html

18 aprile, 2025

Per una Pasqua di pace e di speranza

 

Per una Pasqua di pace e di speranza

Ricordiamo insieme la Pasqua

Nell’approssimarsi della Pasqua offro ai Lettori queste mie riflessioni contando che siano di loro gradimento, ed accompagnandole con i miei più sinceri auguri di pace in questo mondo minacciato dalla distruzione nucleare e di speranza nell’Anno Santo della Speranza.

La ricorrenza della Pasqua ha un significato altissimo nell’orizzonte del dialogo interreligioso. Infatti nel momento in cui questo dialogo ci rende coscienti dell’esser tutti già come semplici uomini e donne fratelli e figli di Dio, nella diversità delle varie religioni, come spesso ha ripetuto il Papa, ci dà occasione di ricordare con gioia e gratitudine a Dio che la prova storica e tangibile della superiorità della religione cristiana sulle altre religioni è data dal fatto che il suo Fondatore Gesù Cristo, come attestano le testimonianze evangeliche,  ha risorto se stesso da morte, dando prova della sua divinità e, come narrano gli Atti degli Apostoli (At 1, 3-8), in una serie di apparizioni per la durata di quaranta giorni, ha dato agli Apostoli le sue ultime disposizioni concernenti la loro missione: «Avrete forza dallo Spirito Santo che discenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Galilea e la Samaria, fino agli estremi confini della terra» (v.8). 

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Resurrezione di Cristo, Raffaello Sanzio

16 aprile, 2025

La virtù della divina misericordia a confronto con la giustizia - Prima Parte (1/3)

 

La virtù della divina misericordia

  a confronto con la giustizia

Prima Parte (1/3)

 La persona umana è simile alla persona divina

Immaginare Dio come un sovrano buono, giusto, santo, benigno, onnipotente. provvidente e misericordioso, promotore della vita e della virtù, legislatore e giudice della condotta umana, architetto e organizzatore della natura, è cosa naturale in tutte le religioni.

Su questa linea della religione naturale, il Concilio Vaticano I insegna che Dio è una sostanza spirituale, come a dire che è una persona, un soggetto intelligente e libero. Questa proprietà della natura divina la deduciamo dal fatto che constatiamo di essere noi stessi persone. Ma siccome il nostro essere non spiega sufficientemente se stesso, dobbiamo porre l’esistenza di una sola persona assoluta, infinita, incausata, il cui essere sia sufficiente a se stessa e sia ragione a se stessa, fondata su se stessa, creatrice della persona umana. E questa persona è Dio.

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La persona umana è l’individuo di una specie: la specie umana, che ha sotto di sé molti individui. La persona divina è la stessa natura divina, che non è un universale che contenga una molteplicità di individui come avviene in noi, che distinguiamo una natura umana individuale dalla natura umana specifica.  Dio non è un universale che abbia sotto di Sé degli individui, sennò saremmo nel politeismo.

L’uomo, quando genera, trasmette certo la natura umana al figlio, ma individualizzata, in modo che la natura individuale del figlio è diversa da quella del padre.  Il Padre celeste, invece genera il Figlio della stessa natura singola del Padre, una di numero, dove non c’è distinzione fra individuo e specie, ma la specie stessa è individuo, cosa, questa, che avviene già negli angeli, con la differenza che nell’angelo l’esistenza è distinta dall’essenza, per cui gli angeli sono molti con diverse essenze specifiche, e quindi diverse esistenze, mentre in Dio esistenza ed essenza coincidono, per cui in Lui individuo, specie ed essere sono una stessa cosa.

In Dio come in ogni entità personale bisogna distinguere l’essere dall’agire, benché tale distinzione in Dio non sia reale come in noi ma solo nozionale o secondo il nostro modo di pensare e di esprimerci. Infatti in Dio essere e agire, essere e volere, necessità e libertà, necessario e contingente, possibile ed attuale coincidono in forza dell’unità semplicissima della sua natura.

Solo del male morale, il peccato, Dio non è la causa, essendone responsabile solo il peccatore; ma lo stesso atto del peccato nel suo aspetto ontologico è causato e voluto da Dio, che però resta innocente, non avendo voluto il peccato come tale.

 Immagini da Internet: Santissima Trinità, Masaccio

14 aprile, 2025

Che cosa vuole la Russia?

 

 Che cosa vuole la Russia?

Perché Putin ha mosso guerra all’Ucraina?

Dal punto di vista morale e giuridico non è proibito ad uno Stato muover guerra contro un altro Stato per una giusta causa: per esempio per eliminare delle basi militari disposte contro il proprio territorio oppure per liberare popolazioni residenti in uno Stato confinante oppressore di questi cittadini che chiedono soccorso oppure per rivendicare come proprio un territorio del quale si è appropriato lo Stato confinante.

Sono queste le ragioni che hanno mosso Putin a mandare forze armate in Ucraina? Dopo tre anni di guerra, nonostante tutti i mezzi d’informazione di alta tecnologia dei quali disponiamo, nonostante l’interessamento nella cosa da parte dell’ONU e di molte nazioni, nonostante tutte le trattative che sono state compiute, il comune cittadino come me e come tantissimi, benché da allora non abbia cessato di seguire la vicenda con attenzione, non riesce ancora o quanto meno fa molta fatica a capire dove sta la verità e in particolare quali sono i termini della questione, chi ha torto e chi ha ragione. Le guerre sono sempre legate alla menzogna, ala reticenza, alla disinformazione, ai giudizi parziali e faziosi.

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Il cesaropapismo bizantino, che sarà poi all’origine dello scisma del 1054, in fondo non è altro che una prosecuzione del rapporto sacerdozio-impero dell’Impero Romano. Qui il potere dell’Imperatore è divino e il sacerdote con i suoi atti liturgici esprime solamente in subordine e rappresenta la funzione sacra dell’imperatore, il quale svolge oltre a questa tutte le altre funzioni di governo della società civile.

Occorre una buona volta risolvere la questione del Filioque, perchè è da lì che è partita la divisione e la dissoluzione dell’Europa fino a giungere all’attuale Unione Europea, che ha ripudiato le radici cristiane dell’Europa ed ora è armata (non ancora abbastanza) contro l’altra metà dell’Europa, che almeno le riconosce queste radici, ma è fornita di armi atomiche. Che cosa vogliamo? La guerra fra l’Europa occidentale e quella orientale?

I capi delle nazioni europee, la Von der Leyen, Zelensky e Putin si rendono conto della follia nella quale stiamo precipitando? Il Papa e il Patriarca Cirillo non hanno nessun ruolo da svolgere assieme in questa questione? E Guterres che cosa sta facendo?

Immagine da Internet: Roma imperiale

12 aprile, 2025

Felice Ravenna

 

 Felice Ravenna

3200 anni di età di una città privilegiata

Ricordo che alle elementari a Ravenna la maestra ci insegnò che Ravenna era nata 500 anni prima di Roma. Lascio agli storici un giudizio su questa affermazione. Una cosa è certa: che la comunità cristiana di Ravenna è una delle più antiche del mondo, fondata nel secondo secolo dal Vescovo Martire Sant’Apollinare, di origine greca.

La basilica di San Giovanni Evangelista, tuttora esistente, del sec. V, fondata da un’Imperatrice bizantina per sciogliere un voto per esser stata salvata da un naufragio, è la basilica più antica del mondo cristiano.

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Del monastero di Santa Maria in Porto, contenente lo splendido bassorilievo in marmo del sec. X della cosiddetta Madonna greca, custodito in chiesa, resta la raffinata Loggetta Lombardesca del sec. XV.

 

 

Immagine da Internet

09 aprile, 2025

La virtù teologale della Speranza - Conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP (1988) - Seconda Parte (2/2)

 

La virtù teologale della Speranza

Conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

presso le Suore della Misericordia di Bologna, 11 dicembre 1988

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 Seconda Parte (2/2)

        La speranza è così: noi sappiamo che il Signore ci promette la felicità[1], la beatitudine in Lui Stesso, sappiamo che quel bene è ancora assente, ma non lo possediamo ancora. Ne abbiamo però la promessa dalla parte del Signore.  È un bene assente, un bene importantissimo, l’unico bene che conta. La speranza teologale ci insegna proprio questo: l’unico bene che conta.

        Ora, questo bene così importante, lontano ancora da noi, suscita il desiderio. Ma non solo; esso suscita la speranza, perché sappiamo che è un bene difficilissimo da raggiungere. Anzi, sappiamo di più. Sappiamo che è un bene umanamente impossibile da raggiungere. Vedete, cari fratelli, Chi ci dà la speranza? Solo Cristo Redentore. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-virtu-teologale-della-speranza_9.html 

 



 

 



Il Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

Foto delle Suore Domenicane di Santa Caterina, Bologna

 

 

 

 

 

08 aprile, 2025

La virtù teologale della Speranza - Conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP (1988) - Prima Parte (1/2)

 

La virtù teologale della Speranza

Conferenza del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP

presso le Suore della Misericordia di Bologna, 11 dicembre 1988

 Presentazione

 In occasione di questo Anno Santo della Speranza ho il piacere di presentare una dotta conferenza di P. Tyn, che tratta della virtù teologale della speranza, ispirandosi alla dottrina di San Tommaso d’Aquino, fedele interprete del Magistero della Chiesa Cattolica.

Ho corredato di note il testo e ho tolto il dialogo con i presenti, per il fatto che la registrazione di quei tempi era piuttosto imperfetta rispetto ad oggi, per cui questa parte non emerge con sufficiente chiarezza.

Padre Tomas insiste molto nel manifestare che l’oggetto principale della speranza è l’incontro con Dio in paradiso, grazie alla visione beatifica del Mistero della Santissima Trinità.

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Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP
Foto di Roberta Ricci - ottobre 1989
 
 
 
 
 
 

 
 

06 aprile, 2025

Il punto di contatto fra cristianesimo e idealismo- Terza Parte (3/3)

 

Il punto di contatto fra cristianesimo e idealismo

Terza Parte (3/3)

 Cartesio confonde il pensare col volere

Dunque nessuna confusione del conoscere col fare o col volere, come invece si avrà nell’idealismo a partire da Cartesio, per il quale l’intelletto non è necessitato all’assenso dall’evidenza, ma è forzato dalla volontà ad accettare una tesi circa la quale l’intelletto dubita.

Si parla a proposito di Cartesio di dubbio metodico. Ma in realtà, nonostante l’apparenza contraria, le cose non stanno così. Cartesio ipotizzare dubbi assurdi per poi scartarli. Anche Tommaso prospetta una universalis dubitatio de veritate[1] per poi scartarla come assurda. Invece Cartesio la prende sul serio e pretende di praticarla nel momento stesso in cui ci propone come certezza primaria ed assoluta il suo cogito.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-punto-di-contatto-fra-cristianesimo_6.html


Il problema di Dio e della creazione implica che noi non ci muoviamo tra enti di ragione, ma fra enti reali extramentali, perché è di questi, che non abbiamo prodotto noi, che ci chiediamo la causa e non degli enti di ragione o delle idee, che siamo noi a produrre con la nostra mente nella nostra mente.

In Bontadini la creazione diventa un attributo dell’essenza divina. Dio diventa l’«Intero» (Dio+mondo). Col pretesto che il mondo nulla aggiunge a Dio, Dio non può essere concepito se non come creatore, perché il nulla non esiste, nulla esiste fuori di Dio ma tutto è in Dio; per cui la creatura non viene dal nulla ma viene da Dio.

D’altra parte, se la creatura è stata il termine dell’atto creatore, e l’atto creatore coincide con l’essere di Dio, non per questo essa è necessaria all’essenza divina, ma tra essa e l’atto c’è una distinzione di ragione, e anche la creatura è distinta dall’atto divino creatore del quale è stata oggetto venendo all’essere dal nulla. Se infatti la creatura coincidesse con l’atto creatore, dato che questo è Dio stesso, la creatura s’identificherebbe col creatore e si cadrebbe nel panteismo.

D’altra parte, la riduzione idealistica dell’essere al pensiero fa sì che la creazione cada solo sotto la categoria della causa formale ed esemplare, proprie del pensiero, e sia incompatibile con quella efficiente, propria dell’essere e dell’agire. Dio, la creazione e il mondo non sono più enti reali, ma solo enti pensati. Ora ci salviamo grazie a un Dio reale o un Dio pensato?


Immagini da Internet: Mosaici Battistero San Giovanni, Firenze

05 aprile, 2025

Il punto di contatto fra cristianesimo e idealismo- Seconda Parte (2/3)

 

Il punto di contatto fra cristianesimo e idealismo

Seconda Parte (2/3)

L’interiorismo agostiniano si accorda con il realismo tomista

contro l’idealismo cartesiano

Un’accusa che Pio X nella Pascendi fa al fenomenismo idealista è quella di immanentismo, ossia di non salvare la trascendenza divina: Dio non si rivela dal di fuori dell’uomo, ma nell’intimo dell’uomo (n.10). Il Papa naturalmente non nega una presenza di Dio alla coscienza, ma si riferisce al principio idealista secondo il quale nulla è esterno al pensiero. Il pensiero, come dice Bontadini, è «intrascendibile» e questo per la semplice ragione che l’essere è l’essere pensato. Al n.80 il Papa pone chiaramente la questione:

«Domandiamo: siffatta immanenza distingue o no Dio dall’uomo? Se lo distingue, che differisce dunque tal dottrina dalla cattolica? Se poi non la distingue, eccoci di bel nuovo nel panteismo. Ma di fatto l’immanenza dei modernisti» (cioè degli idealisti) «vuole ed ammette che ogni fenomeno di coscienza nasca dall’uomo in quanto uomo. Dunque di legittima conseguenza deduciamo che Dio e l’uomo sono la stessa cosa; e perciò il panteismo».

Continua a leggere:


https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-punto-di-contatto-fra-cristianesimo_5.html

La verità che abita nell’anima di Agostino non è la res in anima di Tommaso. Questa è l’ente di ragione, prodotto della ragione, rappresentazione del reale esterno. La verità interiore di Agostino invece non è affatto prodotta dalla mente umana, ma è, come in Platone, la luce intimamente trascendente dell’ideale divino che brilla al di sopra dell’anima e illumina l’anima.

Né ciò che è fuori dell’anima per Agostino è esattamente ciò che è l’extra animam di Tommaso. Per Agostino dalla conoscenza di noi stessi possiamo salire alla scoperta di Dio, ma Agostino non nega che le cose esterne siano prove dell’esistenza di Dio.

Senza abbandonare l’idealismo, Bontadini pensò di togliergli quella protervia che faceva dell’atto del pensiero il produttore di sé stesso e dell’essere inteso come divenire alla maniera di Hegel. Con buona pace di Cartesio, che comunque considerava il fondatore della filosofia moderna come vero filosofare, il cattolico Bontadini non seppe fare a meno di vedere la verità anche nella metafisica classica dell’essere.

Solo che invece di trovarne la fondazione in Platone ed Aristotele, credette di trovarla in modo ancor più radicale in Parmenide, tanto poi da arrivare alla conclusione che la vera anima della metafisica di San Tommaso non è Aristotele, ma Parmenide.

L’errore di Platone, scoperto poi da Aristotele, è stato quello di confondere l’essenza dell’ente con la sua perfezione ontologica o morale. Platone capì che l’ideale trascende il dato di fatto spesso difettoso e ne costituisce il modello di perfezione. Ma l’essenza della cosa non trascende la cosa, ma le è immanente: è ciò che la cosa è e la costituisce in sé stessa; è la forma stessa della cosa.

Ma anche in Aristotele la prospettiva del vedere, idein, o theorein, da cui idea, visione, dal sanscrito vid che vuol appunto dire vedere, resta in perfetta conformità col vedere o la visione (eb. hazon) della Bibbia e del cristianesimo. Ecco dunque la metafora biblica e platonica della luce per simboleggiare la verità della conoscenza. L’errante viceversa è un cieco. 

 
Immagini da Internet: Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino