Che cosa vuole la Russia?
Perché Putin ha mosso guerra all’Ucraina?
Dal punto di vista morale e giuridico non è proibito ad uno Stato muover guerra contro un altro Stato per una giusta causa: per esempio per eliminare delle basi militari disposte contro il proprio territorio oppure per liberare popolazioni residenti in uno Stato confinante oppressore di questi cittadini che chiedono soccorso oppure per rivendicare come proprio un territorio del quale si è appropriato lo Stato confinante.
Sono queste le ragioni che hanno mosso Putin a mandare forze armate in Ucraina? Dopo tre anni di guerra, nonostante tutti i mezzi d’informazione di alta tecnologia dei quali disponiamo, nonostante l’interessamento nella cosa da parte dell’ONU e di molte nazioni, nonostante tutte le trattative che sono state compiute, il comune cittadino come me e come tantissimi, benché da allora non abbia cessato di seguire la vicenda con attenzione, non riesce ancora o quanto meno fa molta fatica a capire dove sta la verità e in particolare quali sono i termini della questione, chi ha torto e chi ha ragione. Le guerre sono sempre legate alla menzogna, ala reticenza, alla disinformazione, ai giudizi parziali e faziosi.
Se non siamo già prevenuti, se non amiamo il semplicismo, se vogliamo essere imparziali e obbiettivi e se non vogliamo ragionare per partito preso, ma siamo aperti all’ascolto di tutte le campane e a qualunque notizia da qualunque parte possa venire, purchè credibile e autorevole, dobbiamo dire che la cosa tragica in questa maledetta guerra, ancor più che la guerra stessa, è, nonostante i mezzi d’informazione tecnicamente efficienti e numerosi, l’enorme difficoltà a sapere dov’è la verità, perchè sentiamo fino alla noia sempre le medesime formule, sempre le medesime frasi fatte, sempre le stesse tristi notizie di bombardamenti e distruzioni, sempre le stesse minacce, sempre le stesse accuse, sempre la stessa retorica sulla pace, e non c’è verso che si senta una franca, serena e pubblica discussione tra le due parti in conflitto, come si fa in qualunque situazione degna della normale convivenza civile.
Se mettiamo da parte un momento lo schema vero e chiaro ma insufficiente dell’imperialismo russo, come se non ci fosse anche un imperialismo occidentale, quello che per la verità non riusciamo a capire è il comportamento della Russia.
La domanda che ci facciamo è: quale mai grande pericolo i Russi per la loro sicurezza nazionale hanno trovato in Ucraina per decidersi a muover guerra? Che cosa temevano dall’Ucraina? Un’invasione militare? Che cosa hanno ottenuto in tre anni? E perché mai tante distruzioni, bombardamenti di città, uccisioni di civili, deportazione di persone, che ancora continuano?
Che interesse ha avuto il Patriarca di Mosca Cirillo a chiamare «guerra santa» l’invasione russa, quando in Ucraina Cirillo ha un terzo dei fedeli che dipendono dalla sua giurisdizione? Che interesse hanno i Russi a guerreggiare contro quella stessa Kiev che ha dato nascita alla Chiesa di Mosca? Quando lo stesso popolo russo deriva dal popolo ucraino, benché oggi siano due popoli distinti?
I discorsi di Putin e del Patriarca Cirillo che presentano l’operazione militare russa come una lotta finale contro il nazismo, destinata a purificare l’Occidente corrotto dai suoi costumi immorali, sembrano avere qualche aggancio con la predicazione apocalittica del filosofo gnostico Alexander Dugin, che incita la Russia come Terza Roma a condurre la battaglia escatologica del trionfo dei giusti contro gli empi, sulla base del partito «euroasiatico» da lui fondato e ispirato oltre che dalla Bibbia, da una sintesi della civiltà russa e mongola insieme con quella cinese, islamica ed indiana, condita con elementi occidentali tratti da Nietzsche, Schelling, René Guénon, Julius Evola ed Heidegger.
Alcuni sostengono che Putin è un tiranno, esponente e strumento di un’oligarchia composta di pochi ricchissimi corrotti vogliosi di sfruttare il popolo, obbligandolo a una guerra di conquista che esso non ha voluto e non vuole. Ora occorre ricordare che quand’anche la cosa fosse così, e in parte lo ritengo vero, tuttavia la storia c’insegna che se un dittatore non ha una base popolare per quanto fanatizzata che lo segue, nessun capo politico che non sia in queste condizioni riesce a metter su un esercito di centinaia di migliaia di soldati pronti a rischiar la vita in una guerra che essi non vogliono o non capiscono. Bisogna inoltre tener conto che Putin è stato democraticamente eletto con un vastissimo consenso popolare, anche se non si può negare l’esistenza di brogli e che le autorità abbiano fatto pressione perché i votasse per Putin.
Numerosissime sono le testimonianze della religiosità di Putin e della sua amicizia col Patriarca. Forse che finge? Non si potrebbe far leva sulle sue convinzioni religiose, per cercare si smuoverlo dalle sue crudeltà?
Una cosa che ci aiuta a capire perché la Russia sia intervenuta con tanta violenza in Ucraina è, secondo me, il fatto che la Russia si sia accorta che in questi ultimi quindici anni una parte del popolo ucraino, nel terribile ricordo del periodo sovietico, si sia lasciato prendere da un odio antirusso, che lo ha spinto ad avvicinarsi alle forze della NATO, provocando peraltro una violenta reazione di quella parte invece dell’Ucraina, soprattutto di religione ortodossa, rimasta fedele al Patriarcato di Mosca.
Da qui la sanguinosa guerra civile che in questi ultimi anni ha insanguinato la regione del Donbass e ha provocato un drammatico e frenetico alternarsi di governi ora pro Occidente, ora pro Russia. La Russia ha cominciato a sentirsi presa dal panico al vedersi circondata da un sempre maggior numero di paesi aderenti alla NATO. Da qui la violenta reazione della Russia, parzialmente comprensibile, ma sostanzialmente non giustificabile, anche perché non è infondato il sospetto che la Russia voglia recuperare quel dominio che aveva sull’Ucraina nel regime sovietico, seppur questa volta non in nome del comunismo, ma dell’antico legame tra i due popoli. Da notare che lo stesso Putin ha scritto un libro nel quale sostiene appunto che Russi ed Ucraini sono un solo popolo.
La questione della santa Russia
I cristiani russi considerano santa la Russia. Ed effettivamente essa ha una bella e lunga storia di santità. Ma ha anche una storia di conflitti, di tirannie, di orrori, di crudeltà e di atrocità. Ciò del resto possiamo dirlo anche di altre nazioni che hanno una storia cristiana.
Tuttavia questo contrasto interiore all’uomo russo sembra raggiungere il massimo dell’intensità nel popolo russo, per riconoscimento degli stessi Russi, sicchè il Russo si sente un enigma a sé stesso, come lo descrive in accenti assai persuasivi e di grande sincerità Sergeij Askoldov in un’opera collettiva pubblicata a Mosca nel 1918[1], come riflessione sulla tragica situazione della Russia circa la Rivoluzione appena avvenuta. L’Autore esprime la sua angoscia nel prender atto dello scatenamento di odio, di passioni incontrollate e di malvagità, che si era verificato in quell’evento terribile, pur carico di portata storica per aver avviato quel regime sovietico, che sarebbe durato 70 anni fino al 1989.
Nella Rivoluzione russa le due anime del popolo russo, quella mistica, quietista e individualista, ma capace di santità fino al martirio e quella sociale in forma belluina, ma anelante alla fraternità e alla giustizia, si scontrarono apertamente con l’apparente stabilizzarsi della nazione nel nuovo regime sovietico. Ma a causa degli orrendi eccessi della persecuzione religiosa, già negli anni ’60, il popolo russo in ciò certamente illuminato da Dio, pentito ed avendo sperimentato amaramente la miserabile condizione del figliol prodigo, sentì risvegliarsi in se stesso l’appello della Santa Russia, per cui riscoprì la sua anima mistica e si avverò la profezia della Madonna di Fatima della conversione della Russia, benchè certo non completa perchè evidentemente la Madonna desiderava la piena comunione con Roma, cosa che purtroppo a tutt’oggi non si è verificata. Ed è questo l’ostacolo al raggiungimento della pace in Ucraina.
La nuova Costituzione Russia, varata nel 1993, prevede la libertà religiosa, ma dà un primato alla Chiesa ortodossa, che introduce una discriminazione nei confronti delle altre religioni[2]. I Russi identificano l’essere russo con l’essere ortodosso, per cui il rifiuto dell’ortodossia, magari per abbracciare il cattolicesimo ha per loro il sapore di scarso patriottismo e cedimento al corrotto Occidente, che essi collegano col cattolicesimo.
Che dire poi dell’accusa fatta ai Russi di imperialismo? Sono d’accordo. Che in Ucraina esistano forze antirusse nei confronti dei cittadini ucraini russofoni è senz’altro credibile. Non mi pare credibile la tesi di alcuni che sostengono che la Russia vorrebbe annettere l’Ucraina similmente a come Hitler operava l’annessione alla Germania apertamente dichiarata e programmata delle terre invase dalle sue forze armate. Credibile è la tesi che la Russia vorrebbe poter ricostituire quel potere internazionale che aveva raggiunto col sistema sovietico.
Non bisogna confondere la voglia di primeggiare
col desiderio di servire
In ogni caso l’aspirazione di un popolo, di una nazione o di uno Stato ad un primato sugli altri popoli non è di per sé un male, se questo primato sta nel compimento di una grande missione per il bene dell’umanità, se si tratta di servire il bene comune e di mettere a frutto speciali qualità o poteri che quel popolo ha ricevuto da Dio.
Nulla di anomalo se un popolo crede di aver avuto da Dio la missione di illuminare gli altri popoli sulla via della felicità. Tutto sta a vedere se questo popolo s’illude, si ritiene tale per ambizione o perché le cose stanno effettivamente così. Israele non è forse stato scelto da Dio per la salvezza dell’umanità?
In realtà ogni popolo possiede particolari doni o qualità che lo rendono atto a svolgere grandi imprese al servizio dell’umanità. Che un popolo s’interroghi su qual è, sotto questo punto di vista, la sua missione o la sua vocazione, è quindi di per sé cosa ottima e doverosa; il problema è che questo popolo non si sopravvaluti e non nasconda sotto il pretesto di servire una segreta voglia di dominare o di sfruttare o di sopraffare, quella che Nietzsche chiamava «volontà di potenza» e che purtroppo fu invece esplicitamente il programma politico della Germania di Hitler.
Ora è difficile trovare un popolo che soprattutto a partire dal sec. XVI si sia tanto interrogato su quale sia la sua missione affidatagli da Dio, quanto il popolo russo. Questa ricerca poi diventò quasi ossessiva nel sec. XIX, lasciandoci un’enorme produzione letteraria, quando nacquero due correnti interpretative opposte, quella degli occidentalisti e quella degli slavofili, i primi, ammiratori dell’illuminismo settecentesco e dell’idealismo tedesco, sostenitori della tesi secondo la quale la Russia appartiene all’Europa e ha da aggiornarsi presso l’Occidente magari superandolo nella sua linea, come fu quella del comunismo sovietico; e quella degli slavofili, eredi del cristianesimo bizantino, secondo la quale tutti i popoli slavi e i Russi in particolare, mescolatisi con i Mongoli nel sec. XIV, appartengono all’Asia.
Inoltre, affinchè un popolo sia grande non ha bisogno di allargare i confini del proprio territorio né di esercitare su altri popoli un vero e proprio influsso o potere politico o economico o giuridico. È sufficiente un influsso morale, spirituale e culturale. La Chiesa, popolo di Dio, domina in tutto il mondo, lasciando agli Stati e ai popoli perfetta libertà e autonomia, perché dominare in Cristo vuol dire liberare e salvare; ed è precisamente questo ciò che fa la Chiesa nel mondo. Ora la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa sono sempre Chiesa, per quanto quella ortodossa non lo sia con quella pienezza con la quale lo è la Chiesa cattolica, dato che manca la comunione col Romano Pontefice.
Invece la Chiesa russa si ritiene al di sopra e migliore della Chiesa cattolica perché la Chiesa ortodossa russa si ritiene la terza, la più alta ed ultima Roma, quindi al di sopra e contro la Roma dei Papi nell’indicare le vie del Vangelo e nell’operare la salvezza cristiana dell’umanità, e non si accorge di come essa è caduta nella trappola dell’ambizione imperialistica che è sempre stata quella degli imperatori bizantini, a cominciare dal pur grande Giustiniano, immortalato negli splendidi mosaici della basilica di San Vitale a Ravenna. Putin oggi si sente l’erede di Giustiniano e Cirillo si sente l’erede di Michele Cerulario.
La palla al piede del cesaropapismo
Qui il sacerdote non è vicario del Dio, ma dell’Imperatore, che lo nomina e lo toglie a suo piacimento. Il sacerdote non governa la società, se non sotto il profilo liturgico, ma il governo morale della comunità è rimesso solo nelle mani dell’Imperatore, che a Bisanzio è vicario di Cristo.
Viceversa il sacerdote cattolico governa spiritualmente una comunità che è la Chiesa, mentre quella stessa comunità sotto il profilo temporale è governata dal capo dello Stato. Pertanto nel cattolicesimo, stante il primato dello spirituale sul temporale, il sacerdote guida spirituale custodisce i valori dello spirito nei confronti dello stesso capo dello Stato, custode del bene comune temporale.
In tal modo, mentre nel cattolicesimo il Vescovo può intervenire in campo politico quando c’è da salvare i valori morali, nell’ortodossia il Vescovo deve limitarsi al governo spirituale della comunità ed è obbligato ad accettare tutto quello che fa il governante politico in nome di Dio sotto pretesto che spetta a lui il governo delle cose temporali. Così si spiega l’acquiescenza di Cirillo nei confronti degli evidenti eccessi di Putin nella guerra in Ucraina.
Ma c’è ancora di peggio, che nell’ortodossia, mancando il riferimento al Romano Pontefice, principio universale dell’unità della Chiesa, le Chiese nazionali non hanno altro punto di riferimento che i rispettivi governi locali. Da qui l’abuso della cosiddetta «autocefalia», facile pretesto per sfuggire alla disciplina ecclesiastica, e quindi la facilità con la quale le Chiese ortodosse entrano in conflitto fra di loro, come è successo con la guerra in Ucraina, nella quale il Patriarca Bartolomeo ha condannato severamente quell’invasione dell’Ucraina, che invece Cirillo ha benedetto come «guerra santa». Quando mai una cosa del genere potrebbe capitare nella Chiesa cattolica?
C’è da augurarsi che questo disastro nel mondo dell’ortodossia possa finalmente servire di lezione perché le Chiese ortodosse tornino a trovare l’unione fra di loro nella comunione col Romano Pontefice.
La questione della guerra in Ucraina
è una
questione di ecumenismo
L’omicidio è la conseguenza della divisione e la divisione è la conseguenza della menzogna. Il conflitto bellico in Ucraina non sarebbe così difficile da risolvere se potessimo conoscere con sicurezza che cosa sta veramente succedendo e perché e per colpa di chi, in nome di quali pretese o rivendicazioni o idee o ragioni o finalità. Questo vuol dire che al di là delle fragilità, della malizia e delle passioni umane agisce Satana, il menzognero, il divisore (diabolos), l’omicida.
Ma perchè non dire che anche la grazia divina sollecita le coscienze? Perché non dire che anche Maria Regina della pace, venerata da cattolici ed ortodossi. chiama tutti maternamente alla pace, alla sincerità, all’amore fraterno, al perdono e alla richiesta di perdono? Occorre dunque avere molta fiducia nella possibilità di risolvere questa grave vertenza mediante trattative diplomatiche. Non si tratta di persuadere con le armi, ma con buone ragioni.
L’Ucraina avrebbe le carte in regola per svolgere il ruolo di Nazione mediatrice fra Occidente ed Oriente, solo che i suoi abitanti si decidessero ad imparare quella convivenza democratica civile e religiosa, che gli Stati occidentali praticano ormai da secoli, e che è insegnata dal Concilio Vaticano II. L’Ucraina potrebbe diventare così un modello di ecumenismo cattolico-ortodosso e luogo di reciproca complementarità fra Occidente ed Oriente.
L’attuale Unione Europea, fondata su princìpi massonici e non cristiani, non è in grado di offrire all’Europa e all’umanità valori veramente universali e un vero progetto di bene comune, tali da garantire la pace, non tanto per l’idea di una ratio naturalis che di per sé è giusta e la si trova anche in San Tommaso d’Aquino, ma a causa della sua concezione non religiosa ma razionalistica della ragione di stampo cartesiano-kantiano, per la quale la ragione, chiusa al soprannaturale, con ciò stesso si ripiega su se stessa in modo idolatrico ed individualistico e perde la propria universalità. La ragione umana, oscurata dal peccato originale, funziona normalmente solo se è aperta alla luce di verità di quel Dio[3] che l’ha creata, quel Dio che, come dice Sant’Agostino, è quel luogo trascendente, «ubi ipsum lumen rationis accenditur»[4].
Col ripudio del comunismo ateo la Russia è tornata al teismo e alla libertà religiosa. Sarebbe assai triste e scandaloso che adesso fosse l’Europa, dov’è la sede di Pietro, a cadere nell’ateismo e nell’empietà. Che sia per questo che i cristiani Trump e Putin vogliono trattare direttamente tra loro due della pace in Ucraina? Certo però, che resta a Roma la voce del Papa, alla quale sia Trump che Putin devono fare attenzione se vogliono la pace.
San Giovanni Paolo II, Papa slavo, esaltando i Santi Cirillo e Metodio come apostoli degli slavi e San Vladimiro come fondatore del cristianesimo russo-ucraino, affermò ripetutamente con tutta chiarezza l’appartenenza di quei popoli all’Europa che va dal Portogallo agli Urali, assieme con la necessità di ricostituire l’unità cristiana dell’Europa o, come egli diceva, di questi «due polmoni» dell’Europa spezzatasi dopo lo scisma del 1054.
Con ciò naturalmente il Papa non ignorava che la Russia fa politicamente tutt’uno con la Siberia che è asiatica. Ma cosa impedirebbe alla Russia, mantenendo la sua unità territoriale con la Siberia, di ricostruire quell’Europa cristiana dalla quale essa deriva mediante Costantinopoli che abbandonò Roma nel 1054? Se la Federazione Russa appartiene ad Europa ed Asia, che cosa impedisce alla Russia di appartenere all’Europa? Perché non dovrebbe esistere una Russia Europea, visto che essa è nata nel 988 a Kiev?
Per questo, nel programma lasciatoci da San Giovanni Paolo II la creazione dell’unità politica europea (est ed ovest) viene ad essere conseguenza e condizione della ritrovata unità fra cattolici e ortodossi come fine da raggiungere per le attività ecumeniche. Dal che discende che l’attuale conflitto in Ucraina è connesso con una sostanziale problematica ecumenica, per cui il raggiungimento della pace non potrà essere ottenuto senza il contributo di un saggio ecumenismo.
P. Giovanni Cavalcoli
Fontanellato, 30 marzo 2025
Il cesaropapismo bizantino, che sarà poi all’origine dello scisma del 1054, in fondo non è altro che una prosecuzione del rapporto sacerdozio-impero dell’Impero Romano. Qui il potere dell’Imperatore è divino e il sacerdote con i suoi atti liturgici esprime solamente in subordine e rappresenta la funzione sacra dell’imperatore, il quale svolge oltre a questa tutte le altre funzioni di governo della società civile.
Occorre una buona volta risolvere la questione del Filioque, perchè è da lì che è partita la divisione e la dissoluzione dell’Europa fino a giungere all’attuale Unione Europea, che ha ripudiato le radici cristiane dell’Europa ed ora è armata (non ancora abbastanza) contro l’altra metà dell’Europa, che almeno le riconosce queste radici, ma è fornita di armi atomiche. Che cosa vogliamo? La guerra fra l’Europa occidentale e quella orientale?I capi delle nazioni europee, la Von der Leyen, Zelensky e Putin si rendono conto della follia nella quale stiamo precipitando? Il Papa e il Patriarca Cirillo non hanno nessun ruolo da svolgere assieme in questa questione? E Guterres che cosa sta facendo?
Immagine da Internet: Roma imperiale
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