Il cattolicesimo corrotto di Gianni Vattimo
Sul sito La settimana news del 24 novembre scorso è apparso un articolo di Flavio Lazzarin dal titolo Vattimo, il cristianesimo, la verità. Mi rifaccio a questo articolo per quanto dirò, prendendo alcuni pensieri o tesi di Vattimo riportati dall’Autore.
Desidero tuttavia introdurre quanto dirò su Vattimo con un preambolo al fine di inserire il mio discorso nel giusto contesto, perché Lazzarin comincia col dire che oggi la Chiesa è divisa fra tradizionalisti e conciliaristi. Ora, il quadro completo della situazione della Chiesa oggi non è la semplice opposizione fra tradizionalisti e seguaci del Concilio Vaticano II, ma a questo conflitto bisogna aggiungere una distinzione, che è quella tra veri e falsi interpreti del Concilio, ossia tra i veri cattolici fedeli all’interpretazione che del Concilio danno i Papi del postconcilio, i veri progressisti, e gli pseudocattolici modernisti, sedicenti «progressisti», che interpretano per loro comodo il Concilio in senso modernista.
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Nessun privato, nessun teologo, nessun Vescovo, nessun gruppo nella Chiesa hanno il diritto e l’autorità di attribuire alle proprie idee la qualifica di cattoliche se non sono approvate dalla Chiesa o indipendentemente da quanto la Chiesa definisce come essere cattolico.
È un sofisma anche ciò che dice Vattimo per escludere l’uso della metafisica: «alla scuola di Francesco e Chiara, la Parola di Dio è sufficiente ad alimentare e sostenere la fede dei discepoli». È vero che non risulta che San Francesco a Santa Chiara abbiano studiato Aristotele: ma ciò non toglie valore a quanto ho detto, perché certamente i due grandi Santi sapevano che Dio è Colui Che È e che ha creato il mondo dal nulla. E senza l’intelligenza metafisica queste cose non si capiscono, senza che sia necessario studiare Aristotele.
Immagine da Internet: Gianni Vattimo