Che cosa voleva essere il fascismo? - Terza Parte (3/3)

 

Che cosa voleva essere il fascismo?

Terza Parte (3/3)

Come spiegare il successo di Mussolini

Non è difficile spiegare il perché della tragica ed ingloriosa fine di Mussolini. Quello che ci crea difficoltà è come spiegare il suo successo, il fanatismo di cui fu circondato, la dabbenaggine con la quale ci si lasciò ingannare dalle sue idee, dal suo nazionalismo esasperato, dalla sua concezione hegeliana dello Stato, dal suo spirito sostanzialmente anticristiano, dai suoi programmi imperialistici del tutto anacronistici e  dalla disponibilità ad affrontare una guerra insieme con la Germania nazista contro le potenze democratiche europee e potenze gigantesche come gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. Come abbiamo potuto commettere una simile follia? Sulla base di quali idee? Con quali mezzi? Con quali metodi? Ne ho parlato in questo articolo.

Mussolini ebbe a cuore certamente il benessere, la prosperità e la grandezza dell’Italia, per cui, dotato di indubbie capacità dirigenziali, intuito nel capire i bisogni, oratoria trascinatrice, schiettezza e impulsività romagnole, ma anche diplomatica finzione, astuzia machiavellica, «volpe e lione», avrebbe detto il Segretario fiorentino, rapidità nel decidere, coerenza nell’attuare, coraggio e forza nel mettere in atto, sostenuto dall’entusiasmo dei suoi ammiratori e collaboratori, operò certamente per il bene dell’Italia, ottenne grandi successi, riuscì, seppur con la violenza, ad instaurare un clima di ordine, di compattezza sociale, di rispetto della legge, di serietà morale, di laboriosità, e sviluppo economico, tanto che certe istituzioni del regime sono ad esso sopravvissute e non sono certamente proibite dalla nostra Costituzione.

Tuttavia Mussolini è stato sostanzialmente un incomparabile seduttore megalomane. Egli parla molto di spiritualità, ma la sua non è la spiritualità cristiana, dell’umiltà davanti a Dio, ma è la spiritualità hegeliana e gentiliana[1] dell’unico spirito assoluto, sviluppo estremo panteistico dell’io cartesiano e luterano, assorbito dall’idealismo tedesco e realizzato all’italiana nel modernismo dei tempi di San Pio X. Mussolini è sostanzialmente un modernista che applica il modernismo alla politica.

Difficile capire il suo rapporto col cristianesimo, perché a volte sembra strumentalizzarlo come instrumentum regni, a volte sembra aderirvi sinceramente.  Prima di morire si confessò da un frate cappuccino. Ben diversa fine da quella di un Hitler,  di uno Stalin, di un Lenin.

La tragedia di Mussolini fu quella, simile a quella di Hitler, di applicare fino alle estreme conseguenze in politica e nella sua vita personale una sintesi di egocentrismo cartesiano, di imperialismo romano, di volontarismo fichtiano, di socialismo utopistico, di prometeismo hegeliano e di superomismo nicciano.

Il fascismo è un effetto del disagio e dell’agitazione degli Italiani conseguente a una vittoria nella prima guerra mondiale, vittoria che se da una parte montò la testa agli Italiani spingendoli ad un’autostima esagerata, dall’altra insinuò nella loro mente la convinzione non del tutto errata, che le potenze alleate che avevano vinto con lei la guerra, volessero frenare l’Italia nella sua autoaffermazione. Nel contempo, la Germania, che era stata sconfitta e maltrattata nei trattati di pace, cominciò a coltivare odio per le potenze vincitrici e concepì col nazismo una irrefrenabile sete di vendetta.

Italia e Germania si trovarono isolate ed osteggiate in Europa e questo fu uno dei motivi che spinse Mussolini all’alleanza con la Germania, ma il più profondo motivo fu l’essersi gli Italiani lasciati sedurre dal totalitarismo hegeliano, esaltato da Giovanni Gentile, filosofo ufficiale del fascismo, così da lasciarsi avvelenare da una forma morbosa di nazionalismo, del tutto estranea alla tradizione italiana.

Noi Italiani infatti non siamo mai stati nazionalisti. Quando nel sec.XIV sorse in noi Italiani, con Dante e Caterina da Siena, la coscienza della nostra italianità, non abbiamo mai pensato di imporre i nostri valori alle altre nazioni. Non siamo mai stati degli espansionisti ed anzi abbiamo dovuto sopportare per secoli dominazioni straniere.

Per lunghi secoli, sempre organizzati in una molteplicità di Staterelli, Ducati e Signorie, abbiamo anche volentieri ospitato lo Stato della Chiesa, il quale, essendo divenuto anacronistico nel sec.XIX, mentre cresceva nel Risorgimento l’aspirazione all’unità d’Italia, solo con la fine del secolo, come è noto, giunse all’estinzione forzata ad opera della Corona sabauda ed abbiamo raggiunto l’agognata unità.

Questa fine forzata, benché ormai richiesta dalla storia, comprensibilmente suscitò nel Papato uno stato di permanente frizione con lo Stato sabaudo, attizzato peraltro dalla massoneria, fino a che, con i patti lateranensi del 1929, giunse la conciliazione tra Stato e Chiesa, grazie alla saggezza delle due parti entrambe attente, lo Stato, del bene degli Italiani, la Chiesa, ormai convinta del diritto degli Italiani a possedere un proprio Stato nazionale.

Viceversa, in Inghilterra, in Francia e in Germania sin dal sec.XIV cominciò a manifestarsi un orgoglio nazionale, che avrebbe creato difficoltà all’unità dottrinale cattolica europea, per esempio col caso di Ockham in Inghilterra, Eckhart in Germania, Filippo il Bello in Francia, con Hus in Boemia. I Papi di Avignone lasciarono trasparire il loro nazionalismo francese. In fondo il fenomeno Lutero nel sec.XVI, avrà un indubbio aspetto di nazionalismo tedesco contro l’universalità di Roma. La vicenda di Giovanna d’Arco nel sec.XV è una chiara testimonianza degli interessi inglesi sotto la maschera della difesa dell’ortodossia.

Questo è il motivo per il quale nei secoli passati i Papi sono sempre stati italiani, perché gli stranieri hanno sempre riconosciuto nel carattere e nella cultura dell’Italiano quella moderazione e quella mentalità super partes, che caratterizza la tradizione romana dello jus grntium, per cui Roma rispettava gli usi, le leggi e le religioni dei vari popoli, purchè accettassero lo jus gentium.

Il contrasto che i Romani ebbero coi Germani, quando essi tentarono di civilizzarli, dipese dal fatto che incontrarono uno spirito selvaggio, crudele e bellicoso. La Chiesa dovette attendere il sec. VIII con Bonifacio, perché la Germania accogliesse il cristianesimo. Simili ai Germani furono erano gli Slavi, e poi i Russi, per cui solo nel sec. IX i Santi Cirillo e Metodio riuscirono ad evangelizzare gli Slavi. Il Tedesco ha mantenuto questo carattere guerresco e ribelle, tanto che ne troviamo traccia nella stessa visione dialettica della realtà e della morale di Hegel.

Così, col sorgere del totalitarismo nazionalista, Italia e Germania accentuarono il loro nazionalismo e cominciarono a sentirsi vicine nella spinta imperialistica e nell’odio contro le potenze democratiche occidentali, europee e Stati Uniti d’America, scatenando un arrogante e provocante processo di autoaffermazione ed autoesaltazione e facendo un idolo di se stesse e del proprio Stato, concepito come Stato totalitario, senza tenere in alcun conto i diritti della Società delle Nazioni, uno Stato altero e autarchico, del tutto isolato dalla comunità europea ed internazionale, ed anzi con voglia di dominare su di essa.

A complicare le cose accadeva nel 1917 la Rivoluzione bolscevica, che abbatteva il regime zarista, vicino al cristianesimo e alle potenze occidentali, tanto che era fra gli alleati contro la Germania, ed instaurava con la violenza un regime dittatoriale ateo e collettivista.

Il pericolo di una diffusione del comunismo in Europa era reale e si vide con l’ascesa al potere dei comunisti in Spagna nel 1936. Ma i fascisti e lo stesso Pontefice non si accorsero che si sarebbe dovuto guardare alla Francia, dove il «fronte popolare», fatto di collaborazione fra cattolici e non-credenti, suggeriva e anticipava già da allora, sessant’anni prima del Concilio Vaticano II, quello che i cattolici avrebbero dovuto fare per bloccare lo scatenamento dell’odio e scongiurare l’immenso bagno di sangue che di lì a pochi anni avrebbe sommerso la disgraziata Europa, dimentica delle sue radici cristiane.

In quella drammatica circostanza non si seppe apprezzare la sofferta decisione di Maritain, il quale, davanti allo spettacolo orrendo del conflitto in Spagna tra fascisti e comunisti, dove l’odio ferveva in entrambe le parti, e giungevano a combattere fascisti dall’Italia e comunisti dalla Russia, non prende la parte dei franchisti contro i comunisti, ma si limita a condannare l’odio scatenato da entrambe le parti. Nel frattempo i Vescovi spagnoli avevano pubblicato una lettera collettiva con la quale condannavano l’azione dei comunisti senza riconoscere nella loro azione niente di buono, mentre approvavano l’azione franchista senza riserve.

Ora, in questo scontro bellico possiamo certo approvare che Franco sia riuscito nel 1939 con la vittoria sui repubblicani a impedire l’instaurazione di un regime comunista. Tuttavia dobbiamo ricordare che la vera pace fra due contendenti si ottiene quando chi ha ragione riconosce i suoi torti, mentre riconosce all’avversario una parte di ragione. Questo è il vero metodo per ottenere la pace fra gli avversari. Quando ci si presenta un conflitto, soprattutto se di proporzioni collettive, dove una parte è solo colpevole e l’altra è solo innocente, possiamo esser certi a priori che si tratta di una tesi costruita a tavolino. Ma non era ancora giunto il Concilio Vaticano II con i suoi insegnamenti sul dialogo.

D’altra parte bisogna dire che sia la dottrina marxista che quella fascista non sono capaci di interloquire tra di loro, né di costruire la pace e risolvere i conflitti, perchè entrambe, col loro dogmatismo, non ammettono la possibilità della discussione, dell’integrazione, della correzione e del confronto. O prendere o lasciare. Chi dissente, è con ciò stesso un nemico o un demente o un criminale da punire o da far tacere.

La cosa che però meraviglia è come il marxismo possa avere la sfrontatezza di presentarsi come un sistema democratico. Il fascismo è franco e coerente: il Duce ha sempre ragione e guai a chi lo contraddice. Eppure anche il sistema marxista è totalitario, per cui anche oggi notiamo la generale sordità dei marxisti davanti a chi mostra loro l’assurdità del loro materialismo collettivista ateo.

L’individuo, dice lo stesso Marx, coincide con l’essere sociale. È la stessa dottrina di Hegel che si ritrova nel concetto fascista del cittadino. Bisogna concludere, allora, che le cosiddette «democrazie popolari» dei regimi comunisti sono una truffa. In realtà in questi regimi non esiste un pluralismo partitico, un confronto fra cattolici e non cattolici, ma la religione è semplicemente bandita come oppio del popolo.

La guerra di Spagna fu una prova generale della seconda guerra mondiale, con la differenza che mentre in Spagna vinse il filofascista Franco, nella seconda guerra mondiale i governi di destra furono sconfitti da forze alleate che contavano sinceri democratici come gli Americani e finti democratici come i governi comunisti.

Eppure oggi come oggi noi cattolici dobbiamo saper convivere con gli atei insieme con i quali noi Italiani abbiamo fatto la nostra Costituzione nel 1946 dopo il crollo del fascismo. Eppure, come abbiamo visto, molte delle sue idee sono ancora in circolazione e sono al fundo dell’attuale modernismo, oltre che del lefevrismo e aspettano un nuovo Mussolini che le metta in pratica.

Oggi è interessante notare come i marxisti, pur sostenendo un totalitarismo ateo, si considerano democratici e accusano noi cattolici postconciliari di autoritarismo se non di fascismo. A loro vanno bene i cattolici modernisti, mezzi marxisti e falsificatori  del Concilio. I più vicini ai fascisti sono i lefevriani, ancora attaccati alla religione di Stato e chiusi al dialogo con i marxisti. Eppure, come ho dimostrato, i marxisti hanno con i fascisti un padre comune, padre di ogni totalitarismo di destra e di sinistra: Giorgio Guglielmo Federico Hegel.

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 7 settembre 2023

Oggi come oggi noi cattolici dobbiamo saper convivere con gli atei insieme con i quali noi Italiani abbiamo fatto la nostra Costituzione nel 1946 dopo il crollo del fascismo. Eppure, come abbiamo visto, molte delle sue idee sono ancora in circolazione e sono al fundo dell’attuale modernismo, oltre che del lefevrismo e aspettano un nuovo Mussolini che le metta in pratica. 

 

Oggi è interessante notare come i marxisti, pur sostenendo un totalitarismo ateo, si considerano democratici e accusano noi cattolici postconciliari di autoritarismo se non di fascismo. A loro vanno bene i cattolici modernisti, mezzi marxisti e falsificatori del Concilio. I più vicini ai fascisti sono i lefevriani, ancora attaccati alla religione di Stato e chiusi al dialogo con i marxisti. Eppure, come ho dimostrato, i marxisti hanno con i fascisti un padre comune, padre di ogni totalitarismo di destra e di sinistra: Giorgio Guglielmo Federico Hegel.

Immagine da Internet


[1] Il Domenicano Mariano Cordovani, Maestro del Sacro Palazzo ai tempi di Pio XI, ebbe il coraggio di confutare apertamente il panteismo gentiliano nel suo libro Cattolicismo e idealismo,  Vita e Pensiero, Milano 1928, quando si sa quanti intellettuali italiani, come per esempio Bontadini, si lasciarono sedurre da Gentile.  La stessa confutazione la fecero il domenicani Angelo Zacchi ne II nuovo idealismo italiano di B.Croce e G.Gentile, Editore Francesco Ferrari, Roma 1925 e il francescano Emilio Chiocchetti, ne La filosofia di Giovanni Gentile, Vita e Pensiero, Milano 1922: profeti che sin dall’inizio della sciagurata vicenda fascista segnalarono il pericolo. Altri, come il Domenicano Eugenio Toccafondi, fecero un’esposizione della gnoseologia realista tomista in chiave antiidealistica: La ricerca critica della realtà, Edizioni Arnodo, Roma 1941.

17 commenti:

  1. Marx è l'impostura politica, Maometto è l'impostura religiosa.

    Fino al Giudizio Universale riappariranno sempre 2 Bestie Cattive e 2 Testimoni Bravi, in guerra tra loro.

    Hegel è molto utile perché ha sbagliato QUASI tutto, quindi un Idealista può diventare un'Aquila velocemente.

    Ci stiamo avvicinando ai 1000: beati coloro che accolgono la Trasfigurazione!

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    1. Caro Barabba,
      le sue parole sono piuttosto strane. La consiglio di parlare con maggior rispetto di questi temi, che toccano la nostra eterna salvezza.

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    2. Caro Padre Giovanni,

      c'è solo 1 Duce! NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO! Il Re dei Re!

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    3. Caro Barabba,
      sì, è vero, Gesù è il nostro Re, però ricordiamoci che è anche il Re dei re, il Sovrano dei sovrani. Il che vuol dire che Gesù non esclude i regni di questa terra, perché ci ordina di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio, quello che è di Dio.
      Il che vuol dire che nella visione cristiana il concetto di autorità è analogico e partecipativo. Esiste la somma e suprema autorità, l’autorità assoluta, per eccellenza e per essenza, il sommo analogato dell’autorità, che è l’autorità divina. Ma questa autorità viene partecipata e realizzata in gradi inferiori dai vari gradi dell’autorità civile ed ecclesiale.
      Per questo l’autorità umana, che assolutizza se stessa, è un abuso di autorità e invece di servire e liberare l’uomo lo rende schiavo e lo distrugge.

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  2. Caro padre Cavalcoli,
    Ho letto con molto interesse i suoi articoli sul fascismo, così come l'altro suo articolo sul nazismo (in riferimento al rapporto che Heidegger aveva con il nazismo).
    Naturalmente entrambi gli articoli sono lodevoli, anche se devo confessare che sono rimasto un po' insoddisfatta perché ho avuto accesso a tali articoli più per una preoccupazione generale e basilare alla ricerca di una definizione e descrizione di cosa siano il fascismo e il nazismo in sé. E vedo che, a dire il vero, non sono stati questi gli scopi dei suoi due articoli: nell'articolo sul nazismo hai cercato di indagare sul nazismo di Heidegger, e nell'articolo sul fascismo, come indica il titolo stesso, hai cercato per indagare su cosa specificamente voleva fari in Italia durante il periodo politico di Mussolini.
    Tralasciando entrambi gli articoli, suppongo che, ed è questo che vengo a chiedervi, sia il fascismo che il nazismo siano parenti stretti, fratelli, come il falangismo della Spagna franchista... e forse tutti questi "analoghi" possono essere riassunti sotto la definizione categoria politica di “estrema destra”, o mi sbaglio? L'estrema destra che oggi vive la sua rinascita non solo in Europa (proprio lì, nel suo paese, con la ministra Melloni), ma anche in America, anche con governi ultraliberali... il che ci porterebbe alla domanda sulla parentela di la destra ultra totalitaria con il liberalismo... Tutto è molto complicato, per me che non padroneggio scienze politiche!

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    1. Cara N. Márquez,
      mi sono accorto ora del suo intervento e mi affretto a rispondere.
      La questione non facile è poter dare una definizione di ciò che si intende “l’essere di destra”. Il termine è spesso usato dalla cosiddetta sinistra, termine anche questo equivocabile, la quale facilmente giudica essere di destra tutti coloro che non la pensano come lei. Anche chi si considera di destra, considera di sinistra chiunque non la pensa come lei.
      Probabilmente per chiarire il significato dei termini potremmo accostare la destra con la conservazione e la sinistra con il progresso.
      Un altro accostamento che secondo me si potrebbe fare, è di tipo culturale e cioè che la destra sembra più legata allo spiritualismo, mentre la sinistra sembra più legata al materialismo o all’ateismo.
      Per quanto riguarda la democrazia, abbiamo a destra la democrazia liberale e a sinistra la democrazia popolare. In campo economico, a destra abbiamo il capitalismo, a sinistra il collettivismo.
      Per quanto riguarda la questione morale, mi sembra che tanto a destra che a sinistra stiamo assistendo ad una crisi di valori. La sinistra ha assunto il liberalismo, che un tempo era proprio della destra. Mentre mi sembra che a destra restino ancora alcuni valori tradizionali.
      Ecco ciò, che secondo me può aiutarla a classificare i fenomeni sociopolitici, che lei ha elencato, come il nazismo, il fascismo, il franchismo, il liberalismo.

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  3. Continua a dare a Franco filofascista, com'è facile parlare adesso, quando a quel tempo i preti li impiccavano a un lampione. Ingrato.

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    1. Caro Anonimo,
      comprendo la severità di Franco contro i comunisti.
      Tuttavia io mi domando: dato che le sinistre avevano vinto le elezioni, non si poteva trovare un’altra maniera per salvare la democrazia senza una guerra civile così orrenda d’ambo le parti?
      Dobbiamo benedire il Concilio Vaticano II, il quale ci ha fatto capire che noi non dobbiamo demonizzare il nemico, ma dobbiamo sapere trovare in lui anche elementi positivi, che possano fare da base per una trattativa tale da evitare lo scontro armato.

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    2. La sinistra non aveva vinto le elezioni. Scoprire. E vai a negoziare con i ragazzi che hanno tagliato la gola e violentato le suore. Non essere un idiota.

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    3. Caro Anonimo,
      da quello che mi risulta, nel 1936 avevano vinto le sinistre. Questi sono almeno i documenti in mio possesso. Quindi tocca a lei dimostrare la sua tesi, citandomi la fonte.
      La questione è molto interessante ed è simile anche alle situazioni di oggi, che vedono generalmente nei governi un’opposizione tra destra e sinistra.
      La pregherei quindi di moderare il linguaggio, così da poter avviare una conversazione serena e costruttiva, con informazioni reciproche in problemi come questi di enorme importanza per la società di oggi.
      Il suo tono alterato mi fa sospettare che lei si opponga a quanto dico, non in base ad informazioni oggettive, ma ad una inclinazione emotiva e pregiudiziale nei confronti dei movimenti di sinistra, i quali, se storicamente sono responsabili di crimini gravissimi, si tratta pur sempre di formazioni umane, che come tali vanno trattate con il rispetto che si deve a persone umane.
      Se lei è credente, si ricordi che è un grave peccato odiare il prossimo, per quanto malvagio esso sia.

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    4. In primo luogo, non è peccato odiare il nemico della fede, come nemico della fede. Prima di scrivere sciocchezze, studia. San Tommaso per esempio, nel De Caritate.
      In secondo luogo, la sinistra commetteva frodi dal 1933 e aveva promosso il colpo di stato rivoluzionario nelle Asturie nel 1934, in cui colse l'occasione per uccidere diverse decine di preti e suore, molti dei quali dichiarati martiri. Le elezioni del 1936 furono una farsa, leggi "Madrid de Corte a Checa" di Agustín de Foxá.
      In terzo luogo, l’obiettivo della sinistra era quello di intronizzare un sistema stalinista, poiché non credeva nella democrazia.
      In quarto luogo, la guerra civile è iniziata con l'assassinio del principale leader dell'opposizione, minacciato di morte alla Camera dei deputati da una famosa deputata. Non c’erano garanzie di vita per nessuno.
      In quinto luogo, se credi di poter negoziare con orde di fanatici che hanno violentato suore e ucciso centinaia di martiri, allora corri il rischio di essere definito un idiota, cosa con cui non hai nulla a che fare con il Concilio Vaticano II. Solo un idiota negozierebbe con lo stupratore di sua madre.

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    5. Caro Anonimo,
      conosco San Tommaso da sessant’anni. Egli non dice assolutamente che si deve odiare il nemico della fede. Tommaso segue l’insegnamento di Cristo, che proibisce di odiare il nemico, perché con l’odio si passa dalla parte del torto e invece di costruire si distrugge. Ciò che invece bisogna odiare è il peccato e l’eresia, ma questo proprio allo scopo di salvare l’eretico, persuadendolo del suo errore.
      Tenga presente inoltre che la Chiesa ha beatificato i martiri della guerra di Spagna, proprio perché sono morti senza odiare i loro uccisori, ma anzi, sull’esempio di Cristo, perdonando ad essi.
      Riguardo a chi avesse vinto le elezioni, preferisco a stare con i dati che risultano dalla storia, anche se posso ammettere che ci siano stati degli brogli.
      Un mio Confratello, P. Michele Casali, che ho conosciuto molto bene, fuggì dalla Spagna durante la guerra civile, con la condanna a morte in contumacia, mi raccontava che le sinistre non avevano tutti i torti nell’opporsi all’eccessivo potere economico, che era nelle mani della Chiesa, a danno della povera gente.
      Tutto ciò naturalmente non giustifica l’odio comunista contro la religione, ma forse, se la Chiesa fosse stata più attenta alle esigenze della giustizia sociale, probabilmente non si sarebbe scatenato tanto odio contro di essa.
      Per quanto riguarda l’intervento di Franco, posso capire che egli abbia tentato di abbattere militarmente un regime politico, che per quanto fosse stato eletto dal popolo, screditava il suo programma con il perseguitare la religione, che non ha nessuna colpa nel generare l’ingiustizia sociale, ma che al contrario è sorgente somma di giustizia.
      Tuttavia gli interventi militari devono essere moderati dalla necessità di colpire il nemico, senza abbandonarsi alla crudeltà, cosa che purtroppo fu attuata dai soldati di Franco.
      Jacques Maritain, illustre teologo e filosofo della politica, che allora conosceva profondamente la situazione spagnola, proprio perché era un uomo di fede, senza parzialità e libero da passioni politiche, si accorse che, se avevano torto i comunisti, avevano torto anche i franchisti. Inoltre Maritain era un uomo dalle vedute molto ampie e pur essendo anticomunista si era accorto dei lati positivi del marxismo. Per questo, se la Chiesa spagnola fosse stata più lungimirante e più attenta alle esigenze della giustizia sociale, come fa la Chiesa di oggi, ispirata dal Concilio Vaticano II, certamente avrebbe risparmiato al popolo spagnolo molte delle sofferenze che le furono inflitte dai comunisti.
      Ma che rimedio ha portato Franco? Quello di rinfocolare l’odio e di aumentare le sofferenze.
      Comunque con questo non nego che alla fine vada a Franco il merito di avere procurato la pace, per essersi mostrato più forte dei comunisti. Ma era il caso di pagare un prezzo così alto?
      Un’ultima osservazione: noto nel suo atteggiamento nei miei confronti una forte animosità, che non depone a suo favore. In discussioni di questo genere non bisogna lasciarsi prendere dalla passione, altrimenti si perde la lucidità del giudizio, per cui, anche se uno ha ragione, finisce col darsi la zappa sui piedi. Io sono pronto a continuare con lei la discussione, però la invito ad usare un tono sereno e a rispondere con argomenti, come io le propongo argomenti.

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    6. "lati positivi del marxismo"- io ritenevo che fosse intrinsecamente perverso (Pio XI).

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    7. Caro Anonimo,
      il Papa, con questa espressione giustamente severa, intende colpire il principio fondamentale del marxismo, che è l’ateismo materialista.
      Tuttavia io conosco il pensiero di Marx abbastanza bene, perché cominciai a prenderne visione già sessant’anni fa. Si tratta di un pensiero nel quale confluiscono diversi elementi, non soltanto di carattere materialistico, ma anche relativi alla gnoseologia realistica di Aristotele, con la percezione del bene comune, e anche altri temi desunti dalla stessa Sacra Scrittura, come per esempio il tema di Isaia della nuova umanità, che è signora della natura e realizza la pienezza della giustizia.

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    8. La visione di Isaias viene profanata da Marx in un'utopia chiliastica e altrettanto materialista. Non c'è spazio per il delirio.

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    9. Questa è un'altra bugia. Marx non ha la minima sensibilità per la liberazione degli oppressi. In realtà non ha sensibilità per nessuno. È un materialista e sceglie il proletariato perché è una forza che prevarrà nella dialettica storica. In effetti, disprezza i poveri marginali, che chiama con disprezzo lumpen proletariat.

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    10. Caro Anonimo,
      da quello che lei dice ricavo che lei non conosce veramente il pensiero di Marx, che io conosco da decenni, ed usa un tono sprezzante estraneo a qualunque atteggiamento critico, che cerchi la verità.
      Esistono degli studiosi cattolici recenti, i quali hanno affrontato il pensiero di Marx con obbiettività e imparzialità nella linea del dialogo con i non credenti, inaugurato dal Concilio Vaticano II. Le faccio qualche nome: il Maritain, il Corvez, il Dognin, il Mounier, il Cottier, il Card. Pironio.

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