Articoli e testi di P.Giovanni Cavalcoli

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P.Tomas Tyn

Testi di P. Tomas Tyn, OP

31 maggio, 2024

Sulla differenza fra il corpo e lo spirito - Prima Parte (1/6)

 

Sulla differenza fra il corpo e lo spirito

Prima Parte (1/6)

Quanto più si conosce la dignità dello spirito,

             tanto più si conosce la dignità della materia

 

Introduzione

Una questione che ci tocca tutti da vicino

I medioevali non conoscevano gli elementi chimici, le leggi della fisica, della chimica, della meccanica e della biologia, non conoscevano l’utilizzazione dell’energia atomica o elettromagnetica, non conoscevano le radiazioni cosmiche, le galassie o i buchi neri, non conoscevano la neurologia o la fisiologia del cervello; non avevano raggiunto la percezione moderna degli abissi e della trascendenza dell’autocoscienza, della libertà e della soggettività.

Con tutto ciò essi, che ci paiono così ingenui e infantili, ad uno sguardo attento, mostrano di avere una conoscenza distinta, raffinata, sorprendente e per noi oggi difficilmente accessibile, benchè preziosissima, di quella che è la realtà misteriosa della sostanza materiale e spirituale, i visibilia e invisibilia dei quali parla il Simbolo della fede.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/sulla-differenza-fra-il-corpo-e-lo.html



Notiamo che oggi è in circolazione una serie di teorie strampalate o assurde,  mescolanza di idee occidentali con miti orientali, eppur seguìte da folle di discepoli, concernenti la natura dell’uomo o della vita umana o del corpo umano, dalla credenza nella reincarnazione a quella della risurrezione immediata a quella della premorte a quella dell’animale superiore all’uomo a quella della sessualità come esperienza mistica a quella che la parapsicologia consenta all’uomo di tornare indietro nel tempo o di prevedere i futuri liberi  o di muovere le cose col pensiero a quella che l’uomo possa comunicare con i defunti o possa costruire una macchina pensante a quella degli extraterrestri a quella dell’uomo frutto del caso a quella del corpo astrale a quella del viaggio nel tempo a quella del potere creativo a quella del sentirsi Dio a quella dell’essere umano come essere per la morte a quella dell’essere umano che è nulla.


Ma con la diffusione di queste idee, con questa libera e caotica diffusione degli errori più assurdi e dannosi, in pratica che cosa succede? Che se da una parte abbiamo imparato una certa convivenza pacifica sostenuta da istituzioni giuridiche internazionali, dall’altra la libera circolazione di idee sovversive, distruttrici, atee, materialiste, scettiche, nichiliste e panteiste provoca nei costumi e nel comportamento concreto delle persone e dei gruppi un modo di agire che ci tiene tutti costantemente in bilico sul  baratro e quindi in uno stato continuo di ansietà, spavaldamente ignorato o represso dagli incoscienti e dagli irresponsabili e che solo chi ha fede in Dio può superare consentendogli di operare efficacemente per la giustizia e la pace.
 
 Immagini da Internet:
- La Croce della gioia (https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2024/5/26/santissima-trinita.html)
 

30 maggio, 2024

Come ti addomestico l’Apocalisse

 

Come ti addomestico l’Apocalisse

Una lettura buonista per tranquillizzare i buonisti

 La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato l’anno scorso il libretto di un giovane teologo domenicano francese, Adrien Candiard, che ha ottenuto molto successo, dedicato a comprendere il significato dell’Apocalisse nell’attuale situazione della Chiesa e del mondo minacciati, a causa delle guerre in corso, dal rischio di gravissime calamità, quali mai si sono verificate nella  storia dell’umanità.

Candiard presenta il succo del messaggio apocalittico nell’annuncio della prossima venuta gloriosa e trionfante di Cristo, nell’offerta che Dio per mezzo di Cristo fa a tutta l’umanità afflitta da tanti dolori, sventure e peccati, della sua misericordia e del suo amore gratuito e beatificante, la proposta di vivere eternamente con Dio nella pace, nell’amore e nella libertà da fratelli figli di Dio nel Regno del Padre, sempre imminente e venturo fra noi.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/come-ti-addomestico-lapocalisse.html


O forse che la natura agisce per conto proprio indipendentemente dalla volontà di Dio? Se Dio è solo misericordia e la misericordia è sollievo dalla sofferenza, che misericordia è quella di un Dio che, pur potendo impedire i disastri della natura e degli uomini non lo fa? Allora, non sarà forse che Dio ora fa misericordia ma ora fa anche giustizia? E un Dio che non castiga il peccato non sarà forse un Dio che lo approva? Può Dio perdonare il peccato di chi non lo sconta con la penitenza? Un Dio che assolve tanto la vittima che il suo assassino non fa forse preferenze di persone? Può andare in paradiso chi odia Dio? Dio è ingiusto se vuole che Gli restituiamo ciò che Gli abbiamo rubato? E se la grazia è un dono gratuito, ciò non ci esime dal dovere di fare la nostra parte.

Immagine da Internet: Terremoto, Italia

29 maggio, 2024

Due articoli su Padre Roberto Coggi

Due articoli su Padre Roberto Coggi

 Segnalo con piacere che nella rivista IL TIMONE, sono apparsi alcuni articoli su Padre Roberto Coggi, dove viene segnalata l’importanza del suo pensiero teologico, con particolare riferimento alla sua opera di traduzione delle opere di San Tommaso e alla mariologia.

·       Il Timone N. 239 di Maggio 2024

Il rimedio alla crisi ecclesiale è Maria

https://www.iltimone.org/articoli-riviste/il-rimedio-alla-crisi-ecclesiale-e-maria/

·      Il Timone 19 gennaio 2024

In morte di P. Coggi OP: «Senza fede eucaristica non c’è fede cattolica»

https://www.iltimone.org/news-timone/in-morte-di-p-coggi-op-senza-fede-eucaristica-non-ce-fede-cattolica/

Segnalo anche il mio articolo su questo blog:

·      Ricordo di un maestro - La testimonianza del teologo tomista Padre Roberto Coggi - (Parte Prima e Seconda)

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2024/04/ricordo-di-un-maestro-la-testimonianza.html

https://padrecavalcoli.blogspot.com/2024/04/ricordo-di-un-maestro-la-testimonianza_4.html

P. Giovanni Cavalcoli

Fontanellato, 29 maggio 2024

23 maggio, 2024

In che consiste una apparizione della Madonna?

 

In che consiste una apparizione della Madonna?

La recente pubblicazione da parte della Santa Sede delle norme date ai Vescovi per il discernimento delle apparizioni mariane* ci dà l’occasione per fermarci a chiederci che cosa è esattamente un’apparizione mariana.

La Madonna attualmente è in cielo anima e corpo. Tuttavia, come sappiamo, Ella si degna di apparire ogni tanto a persone da Lei scelte per svolgere in questa forma miracolosa la sua missione di collaboratrice primaria del piano divino di salvezza dell’umanità. 

  * https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240517_norme-fenomeni-soprannaturali_it.html

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/in-che-consiste-una-apparizione-della.html 

 

 

"Dio è presente ed agisce nella nostra storia. Lo Spirito Santo, che sgorga dal cuore di Cristo risorto, opera nella Chiesa con divina libertà e ci offre tanti doni preziosi che ci aiutano nel cammino della vita e stimolano la nostra maturazione spirituale in fedeltà al Vangelo. Quest’azione dello Spirito Santo include pure la possibilità di arrivare ai nostri cuori attraverso alcuni eventi soprannaturali, come ad esempio le apparizioni o visioni di Cristo o della Vergine Santa e altri fenomeni.

Tante volte queste manifestazioni hanno provocato una grande ricchezza di frutti spirituali, di crescita nella fede, di devozione e di fraternità e servizio, e in alcuni casi hanno dato origine a diversi Santuari sparsi in tutto il mondo che oggi sono parte del cuore della pietà popolare di molti popoli. C’è tanta vita e tanta bellezza che il Signore semina al di là dei nostri schemi mentali e delle nostre procedure!"

Da: DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE - NORME PER PROCEDERE NEL DISCERNIMENTO
DI PRESUNTI FENOMENI SOPRANNATURALI

https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240517_norme-fenomeni-soprannaturali_it.html 

 Immagini da Internet:
- Madonna di Guadalupe
- Modonna di Kibeho

21 maggio, 2024

Oltre la ragione e contro la ragione - Terza Parte (3/3)

 

Oltre la ragione e contro la ragione

Terza Parte (3/3)

 3. Rahner sbaglia nel concepire il concetto tomista di species intellettuale, la rappresentazione della cosa. La specie (species) della cosa, per San Tommaso, non è, come gli fa dire Rahner, «una perfezione ontologica dello spirito in quanto tale», ma è immagine o similitudine intenzionale e immateriale della cosa, così come, stando all’esempio di Aristotele, non è la pietra che è nell’anima, ma l’immagine della pietra. L’essere reale dell’intelletto non va confuso con l’essere ideale della cosa nell’intelletto, altrimenti confondiamo l’essere col pensare, che è appunto la confusione che Rahner attribuisce a Tommaso, mentre essa è propria di Hegel.

4.  Rahner non capisce che cosa è per Tommaso l’intenzione intellettiva (intentio intellecta) ovvero l’essere intenzionale (esse cognitum) confondendolo con l’essere reale. Infatti per Tommaso la species, contrariamente a quanto gli fa dire Rahner, è esattamente una «forma intenzionale» e non è affatto una «perfezione ontologica dello spirito in quanto ente». 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/oltre-la-ragione-e-contro-la-ragione_21.html

Il credere è un atto di conoscenza intellettuale, sia pur mosso dalla volontà attratta dalla amabilità, affidabilità e credibilità di Cristo e del suo testimone, atto col quale assumiamo come verità assoluta le nozioni su Dio e la nostra salvezza comunicateci da Cristo nel Vangelo o mediate o spiegate dalla Chiesa nel suo magistero, nei dogmi e nel simbolo della fede.

La Chiesa pertanto si premura di scegliere tra le filosofie esistenti quella che meglio si adatta ad interpretare quel dato rivelato che essa, infallibilmente assistita dallo Spirito di Cristo, interpreta, custodisce ed insegna all’umanità per tutto il corso della storia.

Per questo i Papi hanno scelto la filosofia di San Tommaso come quella contenente il maggior numero di verità filosofiche, benchè anch’essa non sia esente del tutto da errori come ogni opera umana, e l’hanno proposta e la propongono come modello di filosofia per tutta la Chiesa a preferenza di ogni altra.

Se infatti l’atto di adesione al dato rivelato fosse necessitato da semplici motivi razionali, non sarebbe più atto di fede, e quindi non sarebbe più necessario credere, ma si avrebbe il semplice sapere, si avrebbe la scienza. È esattamente l’operazione che fanno Kant ed Hegel riducendo a schemi razionali i dogmi della fede, col risultato di negare la superiorità della religione sulla filosofia. La fede si identificherebbe con la ragione. Eppure esse sono differenti. Occorre chiarire qual è il rapporto della fede con la ragione. La fede è atto ragionevole, ma non per questo è atto razionale.

Immagine da Internet: Cristo pellegrino ricevuto dai frati domenicani - Beato Angelico - Firenze - Convento di S. Marco - Chiostro di S. Antonio

20 maggio, 2024

Oltre la ragione e contro la ragione - Seconda Parte (2/3)

 

Oltre la ragione e contro la ragione

Seconda Parte (2/3)

 

Dalla ragione alla fede e dalla fede alla ragione

Il problema dell’idealismo

 Da princìpi di ragione ossia partendo dalla filosofia la mente umana può giungere, per grazia di Dio, alla fede e costruire la teologia cristiana; ed una volta conseguita la fede, alla luce della fede mediante la ragion pratica può costruire la teologia morale e organizzare l’attività morale.

Il disprezzo per la ragione e il modo esagerato di Lutero di concepire la corruzione della natura umana a seguito del peccato originale, lo portano a negare che dalla ragione possa venire la verità e quindi a negare l’esistenza di verità umane universali e certe, naturali, razionali o filosofiche e a sostenere che la verità viene solo dalla fede e dall’accoglienza della Parola di Dio, credendo con ciò di magnificare la fede, mentre in realtà la distrugge, abbassandola al livello di un’esperienza, un sentimento, un’emozione o al massimo una visione o un sapere intuitivo ed immediato, mentre la vera fede cristiana non è affatto questo: il sentire o vedere immediato è proprio del senso o al massimo della ragione.

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La distinzione fra ragione e fede si giustifica solo in una gnoseologia realista, non in una gnoseologia idealista. Infatti se io,  come credeva Hegel, e come già aveva vaticinato Cartesio, pongo l’essere e il mio essere nel momento in cui lo penso, se ciò a cui penso non è un reale a me esterno, ma è un pensato da me, un mio concetto o una mia idea, se il mio essere è il mio pensare, se il reale non è fuori di me, ma coincide con la mia ragione, se non distinguo la cosa dal concetto della cosa, se il mio conoscere non è imparare cose nuove a me prima sconosciute, ma è il prendere coscienza di ciò che già so, se il reale o l’ente non mi è inizialmente ignoto, così che per conoscerlo io debba contattarlo con i sensi e apprenderlo con l’intelletto, se l’ente non è altro da me, ma sono io, sicchè conoscendo l’ente prendo coscienza di me stesso, torno su ciò che già sapevo, allora è evidente che nel cammino della mia ragione non posso incontrare cose o realtà o verità che superino la portata della mia ragione, sicchè io, per poterle conoscere, mi senta obbligato a fare un atto di fede, ossia a credere a colui, uomo o Dio, che mi annunci o mi riveli quelle cose o quelle verità.

Ma c’è un’ulteriore conseguenza e cioè che se tutto questo è vero, allora il mio pensare in nulla si distingue dal pensare divino, il quale solo è identità di essere e pensare, come dimostra San Tommaso.

Rahner, con studiati artifici e patenti falsificazioni di testi, attribuisce a San Tommaso una gnoseologia che non è la sua, ma quella di Hegel modificato da Heidegger. 

Immagine da Internet: San Tommaso d'Aquino, Peroni Giuseppe

14 maggio, 2024

Oltre la ragione e contro la ragione - Prima Parte (1/3)

 

Oltre la ragione e contro la ragione

Prima Parte (1/3)

Sono accusata di stoltezza da uno stolto

Sofocle, Antigone, 470

 

Ragione e intelletto

 

La realtà che ci circonda ovvero l’orizzonte sconfinato dell’essere nel quale siamo e viviamo comprende enti costituiti in gradi diversi di entità: al più alto grado il mondo dello spirito, ossia gli enti sovrarazionali: le anime separate, gli spiriti, Dio e la nostra stessa anima, enti razionali e di nostra pari dignità: i nostri simili nell’umanità, nonché il mondo materiale degli enti infrarazionali, gli animali, le piante e l’universo fisico.

La ragione è quella facoltà che il nostro intelletto possiede di avanzare nella conoscenza procedendo nel tempo mediante una successione di giudizi metodicamente concatenati l’uno di seguito all’altro secondo nessi regolati dalla logica, che è l’arte del saper ragionare con proficuo e senza sbagliare.

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Ciò che stimola l’atto del ragionare è il contatto dell’intelletto con la realtà esterna mediante i sensi. L’intelletto dà il via al cammino della conoscenza col formare la nozione dell’ente, che ricava per astrazione dalle nozioni degli enti sensibili con i quali viene a contatto mediante l’esperienza.

Tanto la ragione che l’intelletto formano il mondo del pensiero, della coscienza, della conoscenza e del sapere, grandi espressioni dello spirito. L’intelletto intuisce, vede, astrae, concettualizza, questiona, distingue, unisce, afferma, nega, giudica, contempla. La ragione indaga, dubita, discute, confuta, opina, dimostra, risolve, conclude.

Un atto della ragione che qui dobbiamo prendere in speciale considerazione è l’atto di fede, il credere. Con questo atto la ragione coglie una verità che non le è evidente né riesce a dimostrare, ma sa che è una verità in forza dell’autorità del rivelante, uomo o Dio. La ragione sa tuttavia almeno che quanto è rivelato è possibile. Invece il dato scientifico non è solo conoscibile, ma anche scibile: lo possiamo dimostrare razionalmente e quindi è contenuto entro i limiti della nostra ragione e della nostra coscienza.

Considerando il fatto che la ragione è sana quando funziona correttamente sul piano psichico e su quello spirituale, considerando le disfunzioni della ragione bisogna distinguere rispettivamente la demenza dalla stoltezza.

Il dato di fede dev’essere credibile e per essere credibile, dev’essere pensabile e possibile effetto dell’azione divina e non nostra. Noi saremmo stolti e insensati se credessimo ad una cosa assurda o impossibile.

 Immagine da Internet: San Giovanni Evangelista, Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio

13 maggio, 2024

Il mistero della risurrezione del corpo - Seconda Parte (2/2)

 

Il mistero della risurrezione del corpo

Seconda Parte (2/2)

 L’esperienza della gioventù e quella della vecchiaia

 Altre esperienze che facciamo tutti e costituiscono chiari indizi per non dire dimostrazioni del nostro essere composti di spirito e corpo, sono l’esperienza della gioventù e quella della vecchiaia. Esse hanno caratteristiche molto diverse, ma entrambe ci fanno chiaramente capire come giocano nella nostra persona, nel nostro io, nella nostra vita, nella nostra condotta e nella nostra esistenza due fattori fondamentali per un verso in armonia e per un altro in contrasto fra di loro, ossia la forza dello spirito e quella che proviene dal corpo, cosicchè sentiamo il primato dell’anima sul nostro corpo e il nostro dovere di guidare il corpo secondo i bisogni dell’anima.

Al riguardo San Paolo distingue nella persona umana un triplice ordine di energie (II Ts 5,23): quelle spirituali (pneuma), quelle psichiche (psychè) e quelle fisiche (soma). Questa triplice distinzione non contraddice quella tra anima spirituale e corpo materiale, ma al contrario la chiarisce introducendo l’elemento della vita, ossia precisando, per esprimerci in termini moderni, che in noi ci sono tre livelli vitali: quello coscienziale-spirituale, quello psicoemotivo e quello neurobiologico o neurovegetativo. Ciò vuol dire che l’anima spirituale dà forma alla nostra materia secondo tre livelli di informazione sostanziale: spirituale, sensitivo e vegetativo. 

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-mistero-della-risurrezione-del-corpo_12.html


Se un uomo muore, Dio può risuscitarlo o a questa vita mortale oppure a una vita immortale. Cristo ha risuscitato Lazzaro a questa vita mortale, per cui è morto una seconda volta, ma in vista di una futura risurrezione definitiva all’ultimo giorno. Dio quindi può ridar vita a un cadavere, ma può anche far sì che un’anima riprenda il proprio corpo ormai completamente distrutto e ridotto in polvere.

Le resurrezioni operate da Cristo si riferiscono a persone circa le quali si può supporre che si trovassero in un luogo ultraterreno di pace, soprattutto Lazzaro, del quale il Vangelo ci dice che Gesù lo amava. Tuttavia, non sono luoghi scelti definitivamente, perché da essi vengono tratti da Dio per tornare alla vita terrena. La morte preescatologica si può considerare una specie di sonno.  Così Gesù dice che la figlia di Giairo «non è morta, ma dorme» (Lc 8,59).

Un aspetto essenziale del mistero della futura risurrezione è chiarire per quanto possibile, il luogo e lo spazio del mondo futuro che dovrà ospitare i risorti, giacchè è inconcepibile un corpo umano che non occupi un luogo ed essendo un agente in divenire non sia soggetto al tempo.

La vista del corpo glorioso del Signore è quella che ci dà la forza di annunciarlo al mondo e di persuaderlo con una parola rassicurante, tale da invogliarlo a credere in Lui e a seguirLo per ottenere la remissione dei peccati e la vita eterna.

Immagine da Internet: Gesù resuscita la figlia di Giairo, Ambito napoletano sec. XVII, Salerno

12 maggio, 2024

Il mistero della risurrezione del corpo - Prima Parte (1/2)

 

Il mistero della risurrezione del corpo

Prima Parte (1/2)

Tutti risorgeranno col corpo che hanno adesso

Concilio Lateranense IV del 1215

La situazione presente non ci soddisfa,

ma non riusciamo a sapere come dovrebbe essere il modello alternativo

Una delle promesse che Cristo fa a coloro che Lo seguono è quella che quando Egli tornerà alla fine del mondo, li farà risorgere da morte, ossia ridarà vita al loro corpo in modo tale da vivere per sempre. E per darci una prova di credibilità di queste sue parole, Gesù, come è noto, ha risuscitato alcuni morti (Lc 7,12; 8,54; Gv 11, 1-44).

Questa promessa di Gesù è certo moltoattraente, perché la prospettiva di dover morire ci ripugna. Vorremmo non morire mai. Comunque, se proprio la morte è inevitabile, ci consola almeno questa prospettiva di poter risorgere un giorno ad una vita immortale. Ma come concepire tale vita? Che cosa faremo in questa vita? Continueremo a riprodurci come facciamo adesso? Continueremo a progredire nel padroneggiare sempre più le forze della natura come facciamo adesso?

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Il chiarimento moderno del valore spirituale della coscienza teoretica e cognitiva ha portato come conseguenza un chiarimento dell’obbligo morale che sorge dalla coscienza morale individuale, non per una forma di individualismo liberale, che è una storpiatura di tale concezione, non per la messa in dubbio o la negazione empirista dell’universalità ed assolutezza del dovere morale, la cui universalità ed assolutezza sono conservate dal pensiero antico, ma per il fatto che il pensiero moderno, sollecitato dall’etica liberatrice ed interiorista del Vangelo, esplicitata da Sant’Agostino e San Tommaso, ha compreso meglio le implicanze già presenti nell’etica di Aristotele, ossia il fatto che il giudizio morale sul proprio agire è devoluto alla responsabilità di ognuno, se è vero che ognuno dispone, nel rispetto della legge morale, senza con ciò essere infallibile, della virtù della prudenza (fronesis) e di quel libero arbitrio, mediante i quali determina il contenuto e il valore dei suoi atti nel corso del suo agire morale.

Immagine da Internet: Cena di Emmaus, Caravaggio

08 maggio, 2024

Il cogito di Cartesio e la rivoluzione copernicana di Kant - Alle origini del modernismo - Quinta Parte (5/5)

 

Il cogito di Cartesio e la rivoluzione copernicana di Kant

Alle origini del modernismo

 Quinta Parte (5/5)

Quale concetto di Dio si deduce dal cogito cartesiano?

Bontadini delinea bene la conseguenza ultima del cogito cartesiano che si manifesta in pienezza nella filosofia di Hegel e di Gentile, per la quale io non mi trovo davanti a un tu altro da me indipendente da me, al di sopra di me, un Tu divino che mi ha creato, dal quale quindi dipende la mia esistenza, un Tu col quale posso dialogare, al quale parlo e che mi parla, un Tu che posso amare e che mi ama.

Né mi trovo davanti a persone simili a me, pur esse indipendenti da me, non prodotte da me, ma creature di Dio come me, con le quali pure posso entrare in una relazione di dialogo, di amore e di collaborazione. Niente di tutto questo, perché Bontadini ci ricorda che nella visione dell’idealismo assoluto da lui condiviso: «il pensiero non ha bisogno di garanzie ...

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Occorre ricordare che tra il primato dell’idea sulla realtà e il primato della realtà sull’idea, si deve scegliere questo, come asserì Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato. Identificare il pensiero con l’essere, il reale con l’ideale vuol dire identificare l’uomo con Dio.

L’idealista reifica l’idea e derealizza l’ente, come fa Berkeley. Smaterializza la materia e materializza il pensiero. Per questo Locke ammette la possibilità della materia pensante. Dall’uomo res cogitans di Cartesio salta fuori l’uomo-macchina, la res extensa di La Mettrie; Darwin confonde l’uomo con l’animale.

Oggi l’illustre scienziato Federico Faggin esprime le seguenti importanti considerazioni: “È la coscienza che capisce la situazione e che fa la differenza tra un robot e un essere umano".


Che differenza c’è tra la mira del realista e quella dell’idealista? In base a quanto ho detto, la risposta non è difficile: il realista ci vuol convincere che noi siamo creature di Dio, di un Dio che in sé esiste fuori di noi, davanti a noi, al di sopra di noi, indipendentemente da noi, prima di noi e in noi.

L’idealista invece ci vuol convincere, col tono oracolare di chi ci svela la nostra vera dignità, che il nostro vero essere non è affatto il nostro io empirico, che noi quindi non siamo affatto creati da un Dio distinto da noi che sta lassù in cielo fuori di noi e al di sopra di noi, ma che noi stessi, nella sostanza profonda, ultima e reale del nostro io, l’io trascendentale o assoluto, siamo Dio, quel Dio che il realista si immagina come un ente supremo abitante in cielo, quel Dio lì siamo noi.

Immagini da Internet: Federico Faggin e Julien Offroy de La Mettrie